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FlowPay, Paradigmix e Welfin, tre start up italiane per il Fintech d’impresa

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Il FinTech in risposta alla contrazione del credito bancario e ai bisogni di innovazione dell’impresa italiana

In questi giorni tutte le banche italiane si autocompiacciono dei risultati di bilancio, senza farsi troppe domande sulle implicazioni a medio termine delle scelte di minore impegno nei confronti della  struttura produttiva nazionale.

Al miglioramento del rischio di credito con la riduzione degli accantonamenti si accompagna l’aumento del margine di interesse e delle commissioni e la riduzione dei costi per efficientamento delle reti distributive; il tutto produce la crescita dei coefficienti patrimoniali, che appaiono sempre più come un obiettivo in sé che come un pivot per la messa in atto di strategie di sviluppo del business.

La persistente contrazione del credito e il ricorso alla garanzia pubblica sono le modalità messe in campo per tenere sotto controllo il rischio verso le imprese, soprattutto le PMI e lasciano presumere che il processo sia difficilmente reversibile.

I rimedi ai minori flussi finanziari ad esse destinati vengono ricondotti alle solite ricette: sul piano della proprietà, al bisogno di aggregazioni per aumentarne la robustezza, sul piano finanziario alla creazione di condizioni più favorevoli per accedere al mercato dei capitali, sul piano produttivo/distributivo alla maggiore efficienza di reti e filiere. Stante il perdurante relativo successo di queste soluzioni, è da chiedersi se non vi siano modalità di mobilizzazione (in ottica di ottimizzazione) delle risorse finanziarie, già in possesso delle imprese, attivabili anche da parte delle unità minori.

Tre start up del Fintech
Con lo sguardo a soluzioni innovative, meritano attenzione alcune proposte concrete, avanzate da tre start up del Fintech italiano: FlowPay, Paradgmix e Welfin. Esse si riferiscono alle opportunità (nella consapevolezza dei relativi rischi) che si aprono alle imprese dalle attività di:

a) Open banking
b) Equipment as a service
c) Peer to peer per il welfare aziendale.

Per il dettaglio dei servizi offerti, i casi d’uso, le demo e le applicazioni cliccare sul link delle rispettive piattaforme, riportato nei titoli che seguono.

L’open banking di FlowPay

I possibili vantaggi per l’impresa dei prodotti di FlowPay, start up innovativa vigilata da Banca d’Italia come istituto di pagamento, provengono da soluzioni B2B, per l’ottimizzazione e l’automazione degli incassi e dei pagamenti aziendali e la valorizzazione delle informazioni finanziarie.

In ottica open approach, essa combina soluzioni open banking con servizi di incasso e pagamento standard, rimodellati secondo un approccio innovativo, consentendo implementazioni integrabili dalle imprese nei propri sistemi e piattaforme.

Nel panorama delle startup fintech italiane, FlowPay si caratterizza, per una serie di asset distintivo, quali il set delle tecnologie proprietarie (gateway connesso con la totalità che delle banche italiane, una piattaforma API che espone tutti i servizi, processi integrati, arricchiti di soluzioni di pagamento a valore aggiunto per l’impresa), le licenze rilasciate da Banca d’Italia, specificamente nell’open banking (servizi di account information, AIS e di payment initiation, PIS), il posizionamento sul nodo PagoPA, la maggiore infrastruttura di pagamento italiana, come primo aderente diretto quale Third Party Provider (TPP).

Dall’operatività in ottica open finance sono in produzione servizi di identità finanziaria e dei pagamenti verso la clientela finale che razionalizzano i flussi, rafforzandone sicurezza, rapidità ed economicità.

Una nota particolare va dedicata alla proposta di specifiche categorie di pagamenti, come i pagamenti di massa e i pagamenti ripartiti che introducono maggiore efficienza nella gestione delle operazioni o come i pagamenti condizionati che propongono il pagamento come garanzia alla effettuazione di una prestazione.

Soluzioni che utilizzano lo standard Request to Payment facilitano il rispetto dei tempi di incasso, migliorando la programmabilità dei flussi finanziari.

In tema di valorizzazione della informazione economica, il servizio di accesso ai conti consente la creazione di data base di incassi e pagamenti il cui sfruttamento può da un lato migliorare la capacità di gestione della liquidità d’impresa, dall’altro gli indicatori presi a base del rating creditizio dell’impresa da parte delle banche.

FlowPay è stata di recente acquistata da Bancomat, il più noto e importante circuito di pagamenti italiano, per un’azione di deciso arricchimento dell’offerta al mercato di servizi open banking.

L’Equipment as a service di Paradigmix

L’avvento dei contratti Equipmentas-a-Service (EaaS), cioè di noleggio di macchinari industriali connessi via IOT, in luogo dell’acquisto, porta nuove opportunità, secondo un approccio più dinamico e collaborativo alla mitigazione dei rischi degli investimenti in capitale fisso.  Le previsioni di crescita di questo mercato sono estremamente favorevoli. 

Gli approcci di Digital Asset Servitization permettono di implementare modelli di pricing basati sull’utilizzo effettivo dei macchinari, correlando set di informazioni eterogenee, che permettono il presidio delle aree di rischio principali di questo rapporto.

Paradigmix si è cimentata nella creazione di un modello brevettato,
mediante una sofisticata ed innovativa integrazione di classi di informazioni, finalizzata alla creazione di indicatori di controllo dei rischi e performance del ciclo di vita di impianti produttivi.

Ogni contratto di servizio viene concettualmente assimilato alla gestione di una micro-azienda, alla quale vengono assegnati, da parte dell’imprenditore, obiettivi economico/finanziari, tramite appositi tools, orientati alla prudenziale gestione dei rischi, verso una determinazione ragionata dei valori attesi, quali, ad esempio, il margine sul costo del venduto, il cash flow atteso, il valore residuo del macchinario a fine contratto ed il pool di servizi connessi.

Potendo intercettare e pesare rischi secondo diverse dimensioni, si dispone di un sistema in grado di tradurre informazioni in azioni finalizzate alla ottimizzazione della manutenzione anche predittiva del macchinario, alla possibilità di adattare i contratti di noleggio in base alle esigenze mutevoli dei clienti e di implementare modelli di pricing basati sull’utilizzo effettivo dei macchinari.

Qui il link ad un esame comparato tra i rischi dell’EAAS e quelli dei mutui.

Un forte incentivo nella direzione dell’ EAAS è venuto dalla recente creazione del registro pubblico del pegno non possessorio, che ha creato il supporto giuridico del mantenimento della garanzia reale su beni che rimangono nella disponibilità del soggetto che ne fa uso. Ciò consente di innestare sui contratti di EAAS strumenti finanziari, basati sulla cartolarizzazione dei canoni di noleggio, con la garanzia del pegno sui macchinari, che aprono a nuove opportunità di accesso a risorse finanziarie esterne alle imprese, sotto il loro controllo.

Il Welfare aziendale di WELFIN

Welfin Srl, start up innovativa e Società Benefit, è la prima piattaforma di welfare aziendale che rivoluziona il credito tra dipendenti, introducendo l’elemento della garanzia da parte dell’azienda di appartenenza a tutela del prestito erogato. Si tratta di una piattaforma per prestiti peer to peer che permette di beneficiare di tassi competitivi sia a chi presta che a chi riceve.


La piattaforma consente ai dipendenti dell’azienda che vogliano prendere a prestito (borrower) di attingere alla provvista disponibile grazie agli investimenti dei risparmi effettuati da parte dei dipendenti in surplus finanziario (lender); essa garantisce anonimato e privacy mediante il disaccoppiamento tra la richiesta di un singolo borrower e la disponibilità ad investire di un singolo lender.

Il modello è inedito e spiccatamente innovativo del settore del fintech, volto a promuovere un sistema virtuoso di credito nel contesto di comunità dell’azienda di appartenenza a beneficio di tutte le parti coinvolte; è strutturato per potersi adattare sia ad un contesto intra-aziendale che inter-aziendale, nonché a ipotesi in cui a fare da prestatore sia l’azienda stessa ovvero un soggetto terzo, anche di natura istituzionale.

Il prestatore ottimizza la valorizzazione dei risparmi mediante un rendimento garantito migliore rispetto ai rendimenti bancari medi, mentre il prenditore sopporterà un TAEG decisamente inferiore rispetto ai tassi medi del mercato del credito al consumo e della cessione del quinto, semplificando l’accesso al credito.

L’azienda è così in grado di offrire un servizio di welfare meno oneroso e più efficace a favore dei propri dipendenti, minimizzando i rischi di depauperazione del capitale e massimizzando gli interessi reciproci di borrower e lender. Nel contempo, fidelizza i dipendenti aumentando il senso di appartenenza, la cultura ed il clima aziendali, ottimizzando costi, redditività e competitività e migliorando la propria brand reputation. Il modello di business di Welfin prevede che, in caso di inadempienza del borrower, l’azienda possa rivalersi sul TFR disponibile del dipendente, ovvero implementare soluzioni alternative a tutela del garante.

Il modello di business di Welfin trova naturale attuazione nella forma di società benefit, che risponde al perseguimento di un beneficio sociale congiuntamente a un obiettivo di profitto e richiama anche i cambiamenti nelle relazioni industriali, che si stanno perseguendo con le nuove norme sulla partecipazione dei dipendenti alla vita delle società.

Per un Fintech ragionato d’impresa

Le proposte delle tre start up offrono risposte ai bisogni di ottimizzazione delle risorse da parte dell’impresa sotto importanti profili. La loro introduzione avviene con processi in cui tecnologia innovativa, innovazione regolamentare e giuridica, gestione finanziaria e finalità di coesione tra vari stakeholder costituiscono fattori concreti di rinnovamento rispetto alle più tradizionali modalità di governo aziendale.

Esse producono effetti in termini di ottimizzazione del capitale circolante (per l’open banking), del capitale fisso (per l’equipment as a service) e del capitale umano (per cementare i rapporti di loyalty e preludere a nuove relazioni industriali) e inducono a sviluppare una visione unitaria della domanda di Fintech da parte dell’impresa.

Le grandezze aziendali possono essere governate con maggiore efficienza, riducendo il fabbisogno di risorse esterne ovvero consentendone un più razionale utilizzo.

Con le soluzioni proposte delle tre start up, facilmente accedibili dalle rispettive piattaforme anche per verificarne le convenienze tecnico-economiche, il Fintech d’impresa può migliorare il grado di consapevolezza delle imprese di fronte ai problemi strutturali che la riguardano, orientandosi meglio nell’attuale fase di dispersione tra tante occasionali offerte.

Questo articolo intende contribuire alla formazione di criteri di scelta per l’adesione alle proposte del Fintech da parte della PMI, ribadendo che la risposta al minor accesso al credito bancario debba generare soluzioni realmente innovative, anche con il coinvolgimento delle banche, in un percorso di cambiamenti reso più fluido e performante. Con l’informazione economica che origina dalle macchine, dai pagamenti e dalle relazioni industriali e crea nuovo valore. Questo in definitiva è il senso del Fintech d’impresa.

1 COMMENT

  1. Interessante il fintech di impresa con soluzioni di avanguardia e di innovazione. Chissà se in questo sonnacchioso mondo bancario italiano non vi sia una scossa finalmente. Non è difficile come sta a dimostrare l’esperienza di Flowpay. E chissa’ pure che non vi sia spazio per soluzioni per il consumatore si da rendere obsoleto prima del lancio l’euro digitale che in realtà non ho capito cosa è. Nella storia del central banking è una eccentricità mai vista prima e che secondo me ha scarse prospettive di riuscita.

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