L’espansione territoriale riflette i cambiamenti delle rotte marittime, che, fin dal Cinquecento, sono state una potenza di scambio economico in grado di cambiare i rapporti di forza globali. In questo momento si stanno ridisegnando le rotte sulle quali si muovono nuovi attori, risorse naturali, navi da guerra, scambi commerciali di materie prime. La Groenlandia, la più grande isola del mondo, è spesso vista come un luogo remoto e poco popolato. Tuttavia, nel contesto attuale delle relazioni internazionali, sta emergendo come un punto focale di tensioni geopolitiche e strategiche. La sua posizione geografica nell’Artico, le sue risorse naturali abbondanti e le nuove rotte marittime che si stanno aprendo a causa del cambiamento climatico la rendono un territorio di crescente interesse per le potenze globali.
Trump ha rilasciato una dichiarazione ambigua durante una conferenza stampa a Mar-a-Lago direi piuttosto “assurda”: “non escludo l’uso della forza per Groenlandia e Panama: nascerà il Golfo d’America”, Musk, di seguito, ha rilanciato su X: “Se i cittadini della Groenlandia vorranno far parte degli Stati Uniti, come spero, saranno i benvenuti”.
Chi legge si domanda se questi obiettivi vogliono essere ottenuti con la forza militare o la democrazia di un referendum. Quello che appare certo è l’intenzione della futura amministrazione USA di puntare all’espansione territoriale verso nord. Una posizione che stride con il tradizionale isolazionismo del motto “America First” e che ora minaccia direttamente un territorio autonomo sotto sovranità danese.
“La Groenlandia appartiene ai groenlandesi”, ha dichiarato prontamente la premier danese Mette Frederiksen.
Ma cerchiamo di riavvolgere il filo e comprendere il perché la Groenlandia si trova al centro delle dispute geopolitiche e geo-strategiche di questo passaggio storico. La Groenlandia è una vastissima isola collocata nell’estremo nord dell’oceano Atlantico, tra il Canada a sud ovest, l’Islanda a sud-est, l’Artide e il Mar glaciale Artico a nord. Possiede una vasta gamma di risorse naturali, tra cui minerali rari, uranio e potenziali giacimenti di petrolio e gas, risorse essenziali per le tecnologie moderne, come l’elettronica e le energie rinnovabili. Per questo motivo Stati Uniti, Cina e Russia, vedono nella Groenlandia un’opportunità per diversificare le proprie fonti di approvvigionamento.
Il cambiamento climatico ha aperto nuove rotte marittime, rendendo più accessibili le vie navigabili nel Mar Glaciale Artico, un’ opportunità commerciale che riduce i tempi di navigazione tra Europa e Asia di almeno 14 giorni. Ed è l’apertura delle rotte marittime ad avere allertato paesi e preoccupazioni per sovranità e sicurezza militare.
Gli Stati Uniti, attraverso il loro storico accordo con la Danimarca, che è la nazione madre della Groenlandia, hanno cercato di rafforzare la loro presenza militare nell’isola. Già’ nel 2019, l’interesse del presidente Donald Trump era quello di “acquisire” la Groenlandia per l’importanza strategica che Washington le attribuisce .
Nello stesso momento, la Cina ha intensificato i suoi sforzi per stabilire relazioni più strette con la Groenlandia, investendo in progetti infrastrutturali e minerari, avviando ricerche scientifiche nell’Artico, suscitando preoccupazioni negli Stati Uniti e nei loro alleati.
Perché la Groenlandia è considerata il nuovo “Eldorado”?
Nel 2021 la Danimarca ha respinto con una causa legale le richieste di concessione di una compagnia mineraria australiana per lo sfruttamento della miniera di Kvanefjeld. Si tratta dell’altopiano in cui ci sarebbe il giacimento più grande del mondo di Uranio e Terre Rare. La compagnia australiana Energy Transition Minerals aveva ottenuto la concessione esplorativa nell’area e la deteneva dal 2007, ma in seguito il governo groenlandese non ha concesso lo sfruttamento. Nel 2009 Copenhagen ha riconosciuto a Nuuk, capitale della Groenlandia, il diritto all’autodeterminazione, ma non la totale indipendenza, e in più ha concesso il controllo della maggior parte delle risorse minerali e naturali. Eccetto l’uranio, materia ritenuta di interesse strategico per il Regno danese. In questa immensa causa Legale Groenlandia e Danimarca si stanno ritrovando unite.
La ricerca della totale indipendenza dalla Danimarca, per quanto l’autonomia di Nuuk sia già ampia ed estesa, passa proprio dall’utilizzo e dallo sfruttamento delle sue risorse così ambite.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Groenlandia aveva svolto un ruolo cruciale per le basi militari statunitensi, come quella ancora attiva di Thule. Oggi che le tensioni geopolitiche si riaccendono, il controllo diviene fondamentale.
Ma riuscirà Trump nel suo intento? Intanto Re Federico X di Danimarca ha cambiato lo stemma reale togliendo le tre corone, simbolo dell’Unione di Kalmar che comprendeva i regni di Norvegia e Svezia e che fu guidata dalla Danimarca tra il 1397 e il 1523, rendendo più visibili l’orso polare e l’ariete, emblemi che rappresentano rispettivamente la Groenlandia e le Isole Faroer. Nel frattempo l’America non scorda che nel 1867 riuscì a comprare dalla Russia l’Alaska, terra ricca di oro e petrolio, Trump potrebbe oggi volere il versante Atlantico del Nord? Spiegherebbe anche il volersi prendere il Canale di Panama un collegamento strategico fra gli oceani Atlantico e Pacifico, garantito dal canale artificiale lungo 82 chilometri, indispensabile per mantenere l’egemonia sui mari e sull’Occidente. Poter trasferire la flotta militare da un quadrante all’altro del pianeta garantisce il dominio statunitense sui colli di bottiglia, punti nevralgici della globalizzazione.