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Breve storia del turismo fiorentino

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Da una delle stampe di Fabio Borbottoni, famoso incisore fiorentino

Al Forum del Turismo, tenutosi nei giorni scorsi a Firenze in preparazione del G7 a guida italiana, nella parte dedicata a questa importante attività economico culturale, si è discusso di come organizzare e gestire con modalità innovative i flussi crescenti e caotici che si concentrano in alcune rinomate città del nostro Paese. Senza entrare nel merito delle questioni, ecco una breve storia del turismo fiorentino.

Foto Elena Tempestini

Il barone di Montesquieu, era un grande viaggiatore ed estimatore dell’Italia, tanto da comporre con i suoi racconti il bellissimo libro, “Viaggio in Italia”. Siamo agli albori del Settecento, il secolo del “Grand Tour”, il lungo viaggio che gli aristocratici europei compivano per perfezionare la loro conoscenza appresa sui testi, con destinazione l’Italia.

Durante il Tour si respiravano la cultura e l’arte, la politica della Roma antica, la filosofia del Rinascimento fiorentino, l’arte del Barocco siciliano o l’economia e il commercio. L’estrema parsimonia dei fiorentini, descrive Montesquieu, nei suoi scritti, non è avarizia come nei genovesi, ma nasce da un certo stile, dalla sobrietà di un’antica disciplina. Gian Gastone de’ Medici è un principe pigro ma intelligente, la dinastia dei Medici e la sua corte non opprimono questo piccolo paese che è libero, come un grande paese. Forse fu l’aria di libertà a far sì che molti stranieri decidessero di trasfersi a vivere in città.

Goethe nella campagna romana, realizzato
dal pittore tedesco Johann Heinrich Wilhelm Tischbein nel 1787.

Dal 1710 in poi, Firenze accolse Inglesi, Svizzeri, Francesi e Tedeschi, fino ad arrivare a un terzo della popolazione cittadina. Gli stranieri che scelsero Firenze come residenza, poterono mantenere i loro usi e costumi, avere libertà di pensiero sui temi della filosofia e della religione, e non di meno disquisire liberamente sul tema della politica, con decenni di anticipo rispetto alla “rivoluzione francese” che fece da spartiacque tra l’età moderna e quella contemporanea. Erano i primi anni trenta del settecento, a Londra c’era il governo di Horace Walpole che aveva interesse a tenere sotto controllo l’esilio della famiglia reale degli Stuart. Il “Giovane Pretendente” al trono d’Inghilterra, Carlo Edoardo Stuart, era motivo di preoccupazione per il re Giorgio II, il quale si serviva di aristocratici e diplomatici come spie e agenti segreti, per essere informato costantemente delle azioni degli Stuart che vivevano tra Roma e Firenze. Carlo Sacksville, conte di Middlessex, grazie al suo amore profondo per la musica fu uno dei primi inglesi a risiedere a Firenze, divenendo impresario del Teatro della Pergola, con il pieno appoggio iniziale di Horace Walpole, influente ministro inglese sotto i governi di Giorgio I e Giorgio II.

Nel 1777, Carlo Edoardo Stuart comprò a Firenze una proprietà, in via Capponi, che era appartenuta al padre e al fratello di Eleonora di Toledo, moglie del Granduca Cosimo I de’ Medici, un Casino con un giardino meraviglioso, descritto dal Vasari “come il più bello mai visto, neanche al pari di Boboli”, nel quale fino al 1574 era collocata una grandiosa e simbolica fontana, poi venduta al Senato di Palermo ed oggi, nella stessa città, collocata al centro di Piazza Pretoria. Carlo Edoardo Stuart, conosciuto con lo pseudonimo di Conte d’Albany e la moglie, la principessa Luisa von Stolberg, che diverrà successivamente la compagna di Vittorio Alfieri, si stabilirono a Firenze. Furono anni durante i quali lo Stuart, reduce dalla sconfitta della battaglia di Culloden nel 1746, ultima battaglia a favore della causa giacobita, e sconfitto dal figlio del re Giorgio II, in esilio a Firenze, dovette fronteggiare le aperte ostilità del console inglese Horace Mann, imparentato con Horace Walpole, che nei suoi soggiorni fiorentini, aveva creato un esclusivo ritrovo di intellettuali e aristocratici inglesi in un Palazzo in Santo Spirito.

Fabio Borbottoni

Sono questi gli anni durante i quali il filo della storia della società inglese a Firenze inizia a delinearsi, perché non si possono collocare gli eventi sotto la parola casualità, ma li possiamo inquadrare in una connessione di cause-effetti degli avvenimenti storici. Ed ecco apparire sul palcoscenico dello scorrere del tempo, la società dell’ottocento, che iniziò a far partecipe le donne, coloro che costituirono il “salotto buono” della Firenze intellettuale.

Donne come Elisabeth Barrett Browing, Giorgina Craufurd, la Miss Uragano Jessie White Mario, Sarah Nathan, donne che saranno successivamente protagoniste del Risorgimento Italiano, le “Donne Mazziniane” che fecero l’Italia. L’aria di Firenze era dunque aria di libertà e di scambio di idee, di nuove rivoluzioni, l’aria della capitale non solo di un nuovo regno ma di un intero mondo che iniziava a comprendere la nuova società emergente, quella americana. E potremmo continuare con citazioni della Camera con vista di E.M Forster, come tratto indispensabile della educazione delle fanciulle di buona famiglia inglesi, cui all’inizio del Novecento non poteva mancare l’esperienza del viaggio a Firenze. O chiudere citando le sedi fiorentine delle Università americane presenti oggi in città dove la cultura si mescola al desiderio di conoscere i luoghi anche con lunghe permanenze. Insomma la città è viva e vitale e sta a noi trovare il modo migliore per preservarla dagli eccessi del turismo selvaggio.

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