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Buon giorno e buon inizio settimana.
Il Bitcoin è a 100.000 dollari e persino Eric, terzogenito del futuro presidente USA, ha una startup che traffica in criptovaluta. Tuttavia, il Bitcoin non è nato spontaneamente dalla mente di Satoshi Nakamoto.
Senza il BASIC non ci sarebbe stato il Bitcoin
Poche innovazioni, hanno contribuito alla nascita del personal computer come lo conosciamo oggi quanto il linguaggio BASIC, insieme al lavoro dei tecnologi dello Xerox PARC di Palo Alto e di Douglas Engelbart.
BASIC, acronimo di “Beginner’s All-purpose Symbolic Instruction Code”, rivela già nelle prime tre parole l’essenza del progetto sviluppato presso il Dartmouth College nel gelido New Hampshire.
Un college da 100mila dollari all’anno (solo 1 Bitcoin) dove, nella prima metà degli anni Sessanta, due geniali matematici, John Kemeny e Thomas Kurtz, idearono questo linguaggio di programmazione universale.
Thomas Kurtz si è spento la scorsa settimana a 96 anni, mentre John Kemeny, di due anni più anziano, era mancato nel lontano 1992. Il loro fu un contributo paritario, benché Kemeny abbia ricevuto i maggiori riconoscimenti.
Dal Time-sharing al Distributed computing
Accanto a BASIC, i due professori svilupparono e perfezionarono il fondamentale concetto di “Time-sharing”, che consente a più utenti di condividere simultaneamente le risorse computazionali di un mainframe.
Il Time-sharing attraverso una gestione intelligente della CPU, permette di suddividere il tempo di elaborazione in intervalli microscopici, assegnandoli in rapida successione a diversi utenti.
Questa funzione crea l’illusione che ogni utente abbia a disposizione l’intero sistema, mentre in realtà le risorse sono condivise in modo dinamico e trasparente tra tutti gli utilizzatori connessi.
Nel 1964, il Dartmouth Time-Sharing System divenne operativo: Il sistema di Kurtz e Kemeny venne collegato a terminali, permettendo l’accesso remoto e aprendo nuovi orizzonti nell’utilizzo distribuito dei computer.
… fino al Cloud computing e ai Data center
A Dartmouth ci sono anche i prodromi del Cloud Computing e dei moderni data center: enormi sistemi di mainframe multipli e paralleli, alimentati dai chip Nvidia, che possono servire milioni di utenti contemporaneamente.
Queste complesse infrastrutture possono elaborare le richieste in tempi talmente rapidi da risultare impercettibili per l’utente finale. Ma il dispendio computazionale ed energetico è enorme e ci vorrà il nucleare.
E qui arriviamo all’intelligenza artificiale e a tutti i suoi irrisolti dilemmi: sarà “Terminator”, “Kafka” o “Archimede Pitagorico”? O forse assisteremo a una sintesi inedita di tutti questi plausibili scenari?
Anche per i laureati in lettere
Torniamo, però, al BASIC il cui obiettivo originario era creare un linguaggio di programmazione semplice e intuitivo, accessibile non solo alla comunità tecnico-scientifica, ma anche agli studenti di materie umanistiche.
La sua introduzione segnò una svolta rispetto ai linguaggi dominanti dell’epoca come Fortran e COBOL, che richiedevano competenze tecniche specialistiche e si distinguevano per una verbosità, paragonabile a quella di “Guerra e Pace”.
L’innovazione del BASIC sta nella sua disarmante semplicità: utilizza comandi in inglese basilare come “LET”, “IF” e “THEN”, con una sintassi che ricalca quella del linguaggio naturale.
“Umanizzando” la programmazione dei computer e rendendola accessibile a un pubblico vastissimo, il BASIC ha gettato le basi per quella che sarebbe diventata la moderna cultura digitale.
La Microsoft nasce con il BASIC
Il più grande contributo di Microsoft all’umanità, oltre al CTRL-ALT-DEL, fu l’adattamento del BASIC per i microcomputer, dispositivi che disponevano di risorse hardware decisamente più limitate rispetto ai mainframe.
A metà degli anni ‘70, Bill Gates e Paul Allen, drop-out di Harvard (dove il primo utilizzava surrettiziamente le risorse del mainframe universitario), intuirono il potenziale di business del nascente mercato dei microcomputer.
L’occasione si presentò con l’Altair 8800, prodotto da MITS, uno dei primi microcomputer lanciato con straordinario successo soprattutto nelle comunità degli hobbisti.
Il sistema, tuttavia, risultava ostico da utilizzare, mancando di un linguaggio di programmazione semplice e intuitivo. Furono proprio i due brillanti e intraprendenti drop-out di Harvard a colmare questa lacuna.
La creazione di Altair BASIC
Gates e Allen si dedicarono allo sviluppo di una versione del BASIC per l’Altair 8800, utilizzando un emulatore creato da Allen per simulare il processore Intel 8080 montato sull’Altair.
E qui entra in scena Intel, un altro grande protagonista della rivoluzione dei personal computer, che oggi però ha malamente perduto la sua storica leadership nel settore dei microprocessori.
I due ventenni riuscirono a completare il codice dell’interprete BASIC in soli due mesi. Questo software, battezzato Altair BASIC, era sufficientemente compatto da funzionare con i soli 4 KB di memoria.
La presentazione del prodotto a MITS fu un successo: l’azienda iniziò subito a distribuirlo con l’Altair 8800, aprendo la strada al primo grande colpo commerciale di Gates e Allen. C’era però un ostacolo: la pirateria.
L’idea commerciale
Questo progetto segnò la nascita di Microsoft, fondata ufficialmente nel 1975 ad Albuquerque, nel Nuovo Messico, la stessa città che, per una curiosa coincidenza, avrebbe fatto da sfondo alla serie “Breaking Bad”.
Una delle intuizioni più visionarie di Microsoft fu ripensare la distribuzione del software in chiave commerciale: fino ad allora i programmi venivano condivisi liberamente tra gli hobbisti.
Molti di loro provenivano dalla controcultura californiana dei figli dei fiori e per loro il computer era la prosecuzione di quella decisiva esperienza in altre forme, ma con lo stesso spirito.
Bill Gates, però, non aveva partecipato a quello esperienza e proveniva da Seattle dove il padre era un avvocato di successo specializzato in diritto societario, seppur molto impegnato, con la moglie, nella filantropia.
Fu proprio il giovane Gates a scrivere una lettera aperta alla comunità degli hobbisti. Un documento fondativo della moderna industria del software, nel quale denunciava con fermezza la pirateria del BASIC.
Gates e Allen sostenevano la natura proprietaria del software, un concetto ancora oggi molto discusso. Pertanto la pirateria, nelle parole di Gates, rappresentava un ostacolo decisivo alla “produzione di buon software”.
BASIC a go-go
Sull’onda del successo di Altair BASIC, Microsoft sviluppò con straordinaria rapidità nuove versioni del linguaggio per i microcomputer emergenti dell’epoca: dall’Apple II al Commodore PET, dal TRS-80 all’Atari.
Nel corso degli anni ’80, grandi aziende produttrici di computer, tra cui IBM e Texas Instruments, incorporarono nei loro sistemi operativi una versione del BASIC, basata su quella sviluppata da Microsoft.
Particolarmente significativo fu il GW-BASIC, un interprete fornito con il primo personal computer IBM e con i compatibili, completamente indipendente dall’hardware e funzionante sul sistema operativo MS-DOS.
Questa versione rappresentò un importante passo avanti, introducendo il supporto per funzionalità grafiche come il disegno di linee, cerchi e punti, aprendo così nuove possibilità creative per gli sviluppatori.
L’impatto di BASIC su Microsoft
Il GW-BASIC non fu solo un’evoluzione tecnica, ma segnò un momento cruciale, cioè l’inizio della partnership strategica tra Microsoft e IBM, che avrebbe determinato l’ascesa di Microsoft ad azienda più valutata del mondo.
Il BASIC fu il vero trampolino di lancio che permise all’azienda di espandersi in settori strategici come i sistemi operativi (prima con MS-DOS e poi con Windows) e il software applicativo.
Attraverso il BASIC, Gates e Allen non solo dimostrarono il potenziale commerciale del software, ma plasmarono una cultura aziendale destinata a scrivere delle pagine di storia, non tutte edificanti.
Dove nasce l’innovazione?
Alla base di tutto ciò vi è però il lavoro, ai molti poco noto, di due scienziati come Kurtz e Kemeny convinti che l’informatica avrebbe avuto un impatto enorme sulla società nel suo complesso.
Alla base della loro visione c’era anche l’aspirazione a far crescere la consapevolezza delle persone affinché non fossero sopraffatte dalla tecnologia, all’epoca rappresentata dai grandi mainframe delle corporation.
Una storia che sembra avvalorare la tesi dell’economista di origini italiane Mariana Mazzucato, secondo la quale le innovazioni tecnologiche più significative nascono da un progetto sociale di fondo, spesso pubblico.