“Il principale valore del denaro sta nel fatto che viviamo in un mondo in cui è sopravvalutato.”
(Henry Louis Mencken)
Potrebbe essere questo il sottotitolo del vertice dei BRICS che si è riunito a Kazan per la prima volta con l’allargamento ai nuovi membri. Nel 2022, durante l’esplosione della guerra in Ucraina, è stato deciso, sotto la presidenza cinese, di allargare ad altre nazioni il gruppo BRICS, che era rimasto stabile da più di un decennio. Il vertice, precisamente il 16esimo dalla fondazione del 2009, e’ stato organizzato a Kazan, il più importante porto fluviale del Volga e di sbocco di una buona parte delle produzioni del Tatarstan, uno dei territori più sviluppati della Federazione Russa, grazie soprattutto alla produzione e alla raffinazione del petrolio.
Il vertice di Kazan ha mostrato il non-isolamento di Mosca e la sua volontà di costruire un nuovo ordine globale, antagonista dell’Occidente. Nel corso della due giorni, al centro dei dibattiti c’era la questione della de-dollarizzazione, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dal ‘dollaro, creando un’alternativa dal punto di vista dei pagamenti e degli scambi commerciali internazionali con altri sistemi di pagamento’, ma anche con la necessità di favorire le de-escalation di Ucraina e Medio Oriente. Il sistema di pagamento internazionale attualmente vigente nel mondo capitalistico è il sistema “Swift”, i cui principali soci sono Euroclear, un’emanazione di J.P.Morgan e una partecipata di grandi fondi internazionali con sede in Lussemburgo.
In numero sempre più crescente nelle transazioni internazionali, specialmente nel commercio energetico, vengono utilizzate monete nazionali, usando il sistema delle blockchain per scavalcare sistemi di pagamento come lo Swift. Nel 2023, un quinto di tutto il commercio petrolifero mondiale è stato fatto con monete diverse dal dollaro. L’India, secondo partner degli Emirati Arabi, ha firmato un accordo sul petrolio da pagare in rupie. L’India, “amica-alleata” dell’Occidente, in questo processo di de-dollarizzazione dei suoi commerci mira a tenere in piedi un doppio canale, tanto che il Ministro degli Affari Esteri, dopo il vertice di Kazan, ha dichiarato che l’India non sta perseguendo attivamente la de-dollarizzazione e che la sua intenzione di far parte del sistema alternativo è dovuta principalmente al fatto che vuole ancora commerciare con alcuni Paesi che hanno difficoltà a farlo in dollari, e per questo motivo mette a disposizione i sistemi alternativi.
Sottovalutare l’ascesa dei BRICS non è più possibile tanto meno per il futuro inquilino/a della Casa Bianca, visto che dovrà affrontare la questione del costante ingigantirsi del debito federale americano. Un debito importante interno agli USA, ma del quale una cospicua parte e’ stata ceduta a Giappone, Taiwan, India, Francia e Canada; anche la Cina compare dalla lista dei maggiori compratori del debito americano. Questo punto potrebbe portare alla luce la debolezza egemonica americana e dare maggiore spinta alla blockchain della “BRICS Pay”.
La banca britannica Standard Chartered ha intanto aderito a BRICS Pay per consentire ai suoi clienti di effettuare pagamenti verso altri Paesi BRICS, specificando che non è una criptovaluta, ma un servizio digitale che non ha un’unica valuta accettabile. La BRICS Pay è in uso alla State Bank of India che ha realizzato un’app basata su BRICS Pay per le transazioni estere. Le russe Sberbank e VTB sono partner della piattaforma di pagamento, le cinesi Bank of China e ICBC e la brasiliana Petrobras hanno integrato BRICS Pay nei loro sistemi. Tutte le transazioni finanziarie effettuate su BRICS Pay vengono elaborate dalla New Development Bank, la banca BRICS.
Ma la domanda da porsi in questo momento è: come non mettere le élite occidentali a dover scegliere se sostenere l’America o cercare un accordo con le potenze emergenti più dinamiche? E come controllare che non vengano aggirate le sanzioni internazionali?
Proprio grazie a questo sistema di pagamento, le analisi delle blockchain che hanno monitorato i flussi globali, rivelano che tra luglio 2023 e giugno 2024 la Russia ha ricevuto oltre 182 miliardi di dollari in criptovalute, l’Ucraina ha registrato afflussi di oltre 106 miliardi di dollari nello stesso periodo, con un incremento del 160% nell’uso delle piattaforme. Praticamente le sanzioni sembrerebbero aver incrementato un’economia parallela immune dai tradizionali controlli. Il ruolo delle criptovalute nella cyber warfare è in crescita, rendendo ancora più complessa la gestione dei conflitti digitali.
Perché le cripto valute sono così importanti per i paesi emergenti?
Perché potrebbero, se non sostituire , essere vere e proprie antagoniste del cosiddetto “Petrodollaro” con una tipologia di criptovaluta più simile allo L’E-Yuan digitale cinese che è emesso direttamente dalla Banca Centrale cinese.
Preoccupazioni sono state espresse per la moneta digitale cinese, perché potrebbe servire per eludere le sanzioni internazionali. A fine giugno, in America c’è stata l’abolizione della cosiddetta “Dottrina Chevron”, che era nata negli anni ottanta per permettere alle Agenzie Federali di Investigazione di interpretare le leggi di cui sono responsabili. Abolendo la Dottrina Chevron, la Sec, la Securities and Exchange Commission, Commissione Federale per i Titoli e gli Scambi di valuta e responsabile della vigilanza sulla borsa, ha detto che potrebbe avere grossi problemi per monitorare a livello nazionale le criptovalute, chiedendo di regolamentare il Far West delle cripto.
La dimostrazione è che la SEC andrà a processo contro la piattaforma di cripto valute Kraken.
Ma le criptovalute offrono sia opportunità che sfide: possono essere utilizzate per finanziare attività illegali e allo stesso tempo offrire nuove possibilità per gli scambi economici.
La debolezza dell’Europa
E in questo scenario di cambiamento mondiale della moneta e dei flussi dei pagamenti, l’Unione Europea che fa? Le due direttrici, quella dell’Open banking e dell’euro digitale, per contrastare la posizione dominante delle carte di pagamento USA, appaiono ancora incerte, nella diffusione la prima e nell’approntamento del progetto la seconda, allontanandoci da soluzioni europee. E ciò nonostante la dimensione e la ricchezza del nostro mercato. Bisognerebbe focalizzare meglio, anche a vantaggio delle imprese europee impegnate nel commercio internazionale, quale sarà lo scenario atteso, affinché, nella guerra monetaria tra il gigante USA e quello nascente dei Brics, l’Europa non sia destinata al ruolo di spettatore, come ci hanno mostrato le più cruente guerre tradizionali. Il prezzo sarebbe l’avvio del vecchio continente lungo un percorso di impotenza, pronto a trasformarsi in irreversibile decadenza.