L’Open Banking assomiglia finora a uno spettro che si aggira sui mercati dei rapporti bancari piuttosto che a una realtà in corso di affermazione, nonostante i sette anni trascorsi dalla sua introduzione con la Seconda Direttiva Europea sui servizi di pagamento.
Gli obiettivi ambiziosi come l’aumento del grado di concorrenza, consentendo agli istituti bancari di condividere le informazioni finanziarie dei loro clienti, previa loro autorizzazione, con soggetti terzi (Third Party Provider o TPP) tramite API aperte o la risposta europea allo strapotere delle carte americane appartengono ancora al campo delle potenzialità.
Da questa condivisione di dati e informazioni ci si attende infatti lo sviluppo di nuovi servizi a vantaggio dei clienti e la costruzione di alternative agli strumenti espressione delle posizioni oligopolistiche dominanti. Gli obiettivi sono dunque ambiziosi e forieri di sostanziali cambiamenti nei servizi di pagamento all’utenza, business e retail.
Eppure la strada dell’OB è ancora lunga e le incertezze da superare ancora evidenti. Avverrà prima o poi anche in Europa e soprattutto in Italia dove gli spazi di mercato per rendere più efficiente l’intero ecosistema dei pagamenti non mancano certo che questi servizi possano effettivamente prima affiancare e poi sostituire le carte?
Elementi di novità
Che vi fosse insoddisfazione da parte di chi si è avventurato nell’offerta di servizi di Open Banking è fatto noto, almeno per gli addetti ai lavori, che sollecitavano attraverso quesiti e partecipazione attiva al Tavolo sull’Open Banking Italiano (TOBI) del Comitato Pagamenti Italia, coordinato dalla Banca d’Italia, una presa di posizione su alcune incongruenze o resistenze del banking tradizionale di fronte alle innovazioni introdotte con Direttiva comunitaria nota come Psd2.
Il gruppo TOBI conclude infatti con una rappresentazione obiettivamente non positiva della situazione, quando scrive al termine di una ricognizione sugli indicatori di performance:
“Dalle rilevazioni fatte, si conferma come l’Open Banking nel mercato domestico abbia ancora una diffusione limitata. L’adoption rate che ancora si attesta intorno allo 0.20 % ne certifica lo scarso utilizzo da parte degli utenti nazionali, sebbene alcune nicchie di mercato e applicazioni tailor-made sembrano aver un successo più pervasivo all’interno del loro perimetro”.
E continua:
“Di certo la nuova e diffusa interconnessione a mezzo API è una infrastruttura di sistema che apre le porte ad un nuovo scenario di sviluppo eco-sistemico. Per quanto attiene alle criticità individuate dall’analisi svolta, e grazie anche ai preziosi approfondimenti discussi nei numerosi incontri bilaterali con i partecipanti, è stato possibile sviluppare” considerazioni e individuare aree di miglioramento.
Ora, con due comunicazioni appena uscite, una della Vigilanza creditizia e una della Sorveglianza sui sistemi di pagamento si attua un’azione congiunta da parte della Banca d’Italia, volta a rimuovere le cennate inefficienze, impegnando il sistema bancario e le piattaforme API per una più proattiva attitudine, con l’elencazione dei punti da affrontare.
La prima, diretta agli intermediari che offrono conti di on Line banking, li sollecita affinché “non creino ostacoli all’offerta dei servizi di pagamento di informazione sui conti e di disposizione di ordine di pagamento”. aggiungendo che recenti approfondimenti condotti in ambito nazionale in materia di servizi di Open Banking hanno fatto emergere aree di miglioramento da ricondursi ai principi di parità “funzionale”, “informativa” e “prestazionale” tra le interfacce dedicate e dirette esposte dagli intermediari, rispettivamente, ai TPP e agli utenti (servizi e/mobile-banking)”.
La seconda, che si pone simmetricamente alla precedente, è rivolta alle piattaforme tecnologiche di sviluppo delle API, al fine di coinvolgere queste infrastrutture negli interventi migliorativi da apportare.
Un auspicio e un riconoscimento
E’ da augurarsi che questi inviti trovino il sistema bancario e quello delle infrastrutture di sistema rapidamente ricettivi, pronti ad aprire una fase nuova che, oltre a far recuperare i ritardi accumulati rispetto agli obiettivi della Direttiva, consenta la diffusione di un’innovazione sempre più vitale per le sorti del business e per gli utenti singoli. Sarebbe da auspicare anche una presa di posizione pubblica degli impegni da assumere e delle iniziative da promuovere da parte dell’ABI, in risposta alle due comunicazioni di Banca d’Italia.
Sia permessa infine anche una nota di orgoglio professionale, da parte di chi come FlowPay, piccolo istituto di pagamento indipendente, nato come TPP, è stato coinvolto dalla Banca d’Italia nel TOBI, assieme a quattro massimi rappresentanti dell’industria bancaria nazionale, a testimonianza della capacità di apportare proposte alla soluzione delle criticità osservate.