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Il libro di Corsini e Frey per finanziare il nostro futuro migliore

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Il titolo e le sue suggestioni

E’ uscito in questi giorni l’interessante libro Crowdfunding for Environmental Sustainability and the Circular Economy-Empowered Strategies for Sustainable Growth di 172 pagine e dal costo di 41,59 euro. Edito da Palgrave MacMillan è scritto da due specialisti della materia della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, i professori Filippo Corsini e Marco Frey.

Il titolo mi ricorda per lunghezza i film di Lina Wertmuller e in sostanza si occupa di crowdfunding all’interno dell’economia circolare (benefici economici per gli individui, per la riduzione dei rifiuti, per la creazione dei posti di lavoro) e della sostenibilità (benefici in senso più ampio per l’ambiente, l’economia e la società).

Temi di grande attualità e pieni di specchietti per le allodole che generano confusione e disorientamento nell’opinione pubblica. Guardando la struttura dell’opera provo a capire cosa ci raccontano i contenuti del libro facendomi guidare dall’AI, ChatbotAI per fare ordine nella mia mente. I due argomenti prima menzionati sono cruciali considerate le attitudini del nostro sistema finanziario a non fare gli impieghi da anni, forse decenni, e a frenare il passaggio a una diversa e più sicura scala dimensionale delle nostre imprese (si stima in Bankitalia che ben il 65% dei prestiti bancari nel nostro paese è destinato ad imprese soggette a rischi climatici). Su questi aspetti inutile negare che siamo bombardati quotidianamente dai media,dai politici e da associazioni, le più varie e disparate. Il rischio di farne una mera propaganda pro domo sua è forte, diremmo in altri termini un greenwashing atto a sollecitare generosi finanziamenti più che a convincerci. E il confine tra pubblicità progresso e fraudfunding è davvero molto labile: parlando di futuro prossimo bisogna avere la vista lunga per immaginare ciò che avverrà e le tante trappole in cui è possibile incappare. Alle asimmetrie informative proprie dei mercati creditizi e finanziari si aggiungono quelle che originano dalle caratteristiche necessarie che gli investimenti nella economia circolare e sostenibile devono possedere.

I fondamentali

Sul piano strettamente definitorio gli autori danno largo credito agli innumerevoli tentativi di fissare gli elementi fondanti dell’economia circolare, come pure sul piano delle policy non mancano di fornire dettagli sull’azione dell’UE. La geometria che deriva è fortemente variabile. Volendo, dunque, provare una sintesi con l’aiuto dell’AI, “unlike the traditional linear economy, which follows a take-make-dispose pattern, the circular economy emphasizes the continual use of materials and resources”.

Ma alla grande la fanno da padrone le barriere che ne impediscono la realizzazione: ben 4 pagine di una rigorosa tassonomia distinguendo tra barriere tecnologiche, di mercato, sociali, culturali e istituzionali. Sono circa 50, un numero enorme anche considerando le inevitabili sovrapposizioni che tra esse si instaurano. Un sano bagno di realismo onde evitare facili innamoramenti.

Con questo in mente ritorno a commentare gli aspetti che mi hanno positivamente interessato.

L’approccio seguito è non privo di originalità e rappresenta, a mio modo di vedere, il vero valore aggiunto della intera opera.Il testo che ci presentano, infatti, considera in una visione di insieme le due direttrici, economica e finanziaria delle intraprese imprenditoriali valorizzando tutti gli attori della supply chain. Ed allora ci vengono in aiuto alcuni concetti chiave, che costituiscono un pò il fondamento della nuova economia: co-design, prosumer (vedi più avanti), uso di materiali riciclati, corporate strategy, incentivi diretti (ai partecipanti degli schemi), informazioni e trasparenza orientate al medio e lungo termine (per tener conto di una vita utile del prodotto che contempla il suo riciclaggio e riuso). Nelle Conclusioni del libro, i due economisti presentano una sorta di vademecum di best practices elaborando tali principi sul piano pratico. Essi sono di notevole utilità per coloro che desiderano avvicinarsi o semplicemente capire i paradigmi dell’economia di circolarità e di sostenibilità. Vi sono molte risposte nelle pagine che ho letto, che compongono una sorta di manuale accademico buono per le università e per chi come me ha la curiosità di informarsi in modo corretto.

Come finanziare il nostro futuro migliore

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Tra i tanti meccanismi finanziari, pubblici e privati, tradizionali ed innovativi, il focus si concentra su qualcosa di veramente nuovo che forse meglio si adatta alle esigenze dell’economia circolare, il crowdfunding nelle sue quattro principali manifestazioni basate su: donazioni, ricompense, azioni, prestiti. La pluralità degli schemi è in grado di rivoluzionare l’accessibilità allo sviluppo economico, rendendolo più democratico, innovativo e creativo. La condivisione degli obiettivi va di pari passo con la condivisione delle risorse economiche. Con riferimento ai quattro schemi prima indicati la disanima della letteratura e la ricerca sul campo condotta dagli autori stanno a dimostrare che essi ben si adattano principalmente a progetti di natura e di recupero ambientale anche se pongono in evidenza la difficoltà di una valutazione definitiva a causa del limitato decorso del tempo e la scarsa quantità di risorse finanziarie affluite al settore.

In conclusione, notano i due autori che “The crowdfunding market remains an instrument in its developmental phase, yet it’s witnessing swift growth.”

Per favorire lo sviluppo di questo mercato è anche necessario eliminare le tante scorie che si stanno accumulando e che vanno sotto il nome di greenwashing e di fraudfunding e che alla lunga tendono ad allontanare i finanziatori. Un ruolo più attivo e propositivo sarebbe auspicabile da parte delle piattaforme che organizzano tali schemi mentre sembrano meno efficaci gli attestati e le certificazioni rilasciate da agenzie private e pubbliche. Tra le piattaforme più popolari il libro passa in rassegna l’attività di Indiegogo, GoFundMe, SeedInvest.

Conclusioni personali da rimarcare (quel che ho capito)

L’economia circolare presenta un modello di trasformazione della produzione e dei consumi che incorpora la sostenibilità intesa come minimizzazione dei rifiuti e massimizzazione dell’uso efficiente delle risorse. La tesi sostenuta da Corsini e Frey è che il crowdfunding è lo schema che meglio si presta a finanziare le imprese che intendono operare in modo sostenibile. Le ragioni sono molteplici e sono indicate con dovizia nelle pagine del libro. Una su tutte riguarda la trasformazione del consumatore in quella che in letteratura si chiama la figura del prosumer, un blend tra producer and consumer che desidera avere un ruolo attivo di partecipazione nel processo produttivo. Collegato alle istanze sociali di un’economia sostenibile, lo schema ha un enorme potenziale di impatto e sviluppo. L’esempio riportato nelle ultime pagine di Bundles in Olanda rappresenta l’uovo di Colombo, implicando la trasformazione di un prodotto e della sua vendita (es. lavastoviglie) in servizio al consumatore, una sorta sui generis di leasing operativo che apre nuovi spazi al rapporto impresa consumatore.

Tuttavia, dopo aver analizzato i pro e i contro del crowdfunding rimane da capire la funzione giocata dal sistema bancario e finanziario difronte a queste novità. In genere, è un ruolo passivo e di retroguardia poco avvezzo a ridisegnare funzioni e competenze dei tanti attori economici. Il crowdfunding, per sua natura e soprattutto quando si occupa di investimenti con positivi impatti sull’ambiente (es.riduzione CO2), opera sul lungo termine mentre le banche, a parte i mutui alle famiglie, giocano la loro partita con le imprese sul breve e brevissimo termine. Come documentato nel libro, gli investimenti del genere sono inoltre di poche migliaia di euro e quindi sono poco appetibili dalle banche che potrebbero accettare con noncuranza la nascita di questa nuova e ulteriore segmentazione del mercato.

In conclusione, il volume marca la sua importanza per voler far conoscere l’importanza dello schema partecipativo, atteso che i vantaggi per tutti sono di gran lunga superiori alle negatività. Ma come in tutte le gare il risultato si gioca sui volumi e per ora non c’è partita.

Nondimeno vale la pena crederci sperimentando progetti attrattivi di raccolta fondi per piantare alberi, installare pannelli solari, creare community garden e urban farm. E il libro in tal senso è un ottimo e prezioso viatico oltre ad essere un imprescindibile manuale di riferimento per il mondo accademico e universitario.

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