Gli ETF (Exchange Trade Fund) sono analoghi ai fondi comuni di investimento, ma sono meno costosi, oltre che essere quotati in borsa. Sono più economici perché in generale hanno lo scopo di replicare passivamente l’indice di riferimento. Non hanno l’obiettivo di batterlo come accade per i fondi comuni a gestione “attiva”.
Essi sono diventati negli ultimi anni popolari proprio per la loro economicità e semplicità.
Un po’ come il pane e nutella dei mercati finanziari: placano con gusto la fame d’investimento di chiunque voglia partecipare al grande banchetto delle borse mondiali.
Gli ETF non replicano solo indici tradizionali. Essi consentono di investire in tutti i settori anche quelli innovativi come la tecnologia blockchain, le criptovalute, l’intelligenza artificiale, ecc.
Se gli ETF fossero un elettrodomestico, sarebbero il microonde. Un modo rapido e (quasi) infallibile per scaldarsi un piatto di diversificazione finanziaria senza farsi venire un’ulcera da commissioni.
Proprio come la nutella o il microonde, gli ETF non sono un lusso per pochi, ma un prodotto accessibile a molti.
Per capire il vero impatto degli ETF, facciamo un salto indietro nella storia. Agli inizi del XX secolo, quando Henry Ford decise che anche la classe media avrebbe potuto permettersi un’automobile. Prima della sua mitica Model T, solo chi aveva abbastanza soldi poteva possedere un’auto. Ma Ford, con la produzione in serie e un prezzo abbordabile, cambiò le carte in tavola.
Il parallelo con gli ETF è evidente: prima della loro nascita, investire in maniera diversificata – ad esempio in un intero indice come l’S&P 500 – richiedeva grandi capitali o costosi fondi comuni gestiti attivamente.
Agli inizi degli anni novanta del secolo scorso, con la quotazione dei primi ETF, anche il piccolo investitore poté finalmente mettere il piede nel grande mondo della finanza. Con la stessa facilità con cui la Model T portò milioni di persone sulla strada. Da allora, è stato un successo crescente.
Dal lancio del primo ETF, la crescita è stata impressionante. Da allora il numero degli ETF è aumentato esponenzialmente. Oggi conta circa 8mila fondi nel mondo, di cui quasi 1500 sono a disposizione nel mercato italiano. Sono molto diffusi negli Stati Uniti. Pure in Europa lo sviluppo è stato importante. Negli ultimi dieci anni, gli asset europei gestiti sono passati da meno di 400 miliardi a oltre 1.600 miliardi di dollari.
In parole povere, gli ETF sono diventati come i fast food delle borse: accessibili, facili da usare e in continua espansione.
Mentre i fondi comuni hanno dominato i portafogli di investimento per decenni, gli ETF stanno gradualmente conquistando maggiori quote di mercato. I fondi comuni di investimento ricordano sempre più quei vecchi ristoranti dove devi prenotare, aspettare e pagare una fortuna per un servizio che potresti ottenere più velocemente altrove.
Perché gli ETF sono così popolari?
Bassi costi, zero fronzoli. Il costo totale degli ETF (Total Expense Ratio – TER) varia a seconda dei casi tra lo 0,1% e lo 0,7% annuo, mentre i fondi comuni gestiti attivamente arrivano al 2-3% e oltre (soprattutto in Italia). A conti fatti, pagare lo 0,10-0,20% per un ETF su un indice globale è come andare al supermercato e comprare ciò che serve in un colpo solo, senza sorprese alla cassa.
Trasparenza e flessibilità. Gli ETF sono quotati in borsa, quindi si possono vedere i prezzi in tempo reale e decidere quando comprare o vendere, esattamente come un titolo azionario. Nei fondi comuni, invece, si deve aspettare la fine della giornata per conoscere il valore delle quote e spesso affrontare anche costi di uscita.
E’ tutto oro quello che luccica?
Come ogni rivoluzione, però, anche quella degli ETF ha alcuni aspetti da non trascurare. E non è tutto zucchero filato.
Gli ETF hanno contribuito alla crescita di colossi finanziari come BlackRock, Vanguard e State Street, i cosiddetti “Big Three”. Essi oggi gestiscono insieme attività in misura pari all’intero Pil degli Stati Uniti, addirittura superiore a quello totale dei Paesi dell’Eurozona.
Queste società non sono solo grandi, sono enormi. Sono i maggiori azionisti di molte delle principali aziende del mondo, il che solleva qualche domanda su quanto sia salutare per il mercato avere pochi grandi giocatori con tanto potere.
Inoltre, poiché gli ETF replicano gli indici, ogni volta che il mercato si muove, si muovono anche gli ETF. Questo potrebbe potrebbe giocare a sfavore degli investitori, amplificando i movimenti di mercato, creando volatilità ed esponendo il valore dei portafogli a rischi di variazioni molto rapide.
Si potrebbero avere effetti anche sullo spread bid-ask che rappresenta la differenza tra il prezzo che si paga per acquistare un ETF e il prezzo che si riceve quando si vende. Questo spread è un costo implicito legato alla liquidità del fondo.
Conclusioni
Gli ETF stanno trasformando il mondo degli investimenti finanziari. Da strumento di nicchia, sono diventati un fenomeno globale, alla pari di altre rivoluzioni produttive come la Model T di Ford o l’iPhone di Apple.
Hanno reso i mercati finanziari più accessibili per milioni di persone, ma hanno anche alimentato la crescita di enormi conglomerati finanziari che esercitano un potere senza precedenti. Per questo, mentre continuano a conquistare mercati in tutto il mondo, non possiamo fare a meno di chiederci: il loro successo avrà un costo nascosto?
In ogni caso gli ETF sono sicuramente strumenti che consentono agli investitori di ampliare le proprie opportunità di investimento; ciò è importante, come pure è importante conoscerne bene le caratteristiche, i rischi e tutte le possibili implicazioni.
Interessante analisi del mondo degli ETF, questi sconosciuti. Bisogna conoscerli e imparare. Lungi dal voler strombazzare consigli finanziari (abbiamo quasi 60.000 agenti finanziari) posso dire la mia esperienza. Insoddisfatto dei prodotti offerti dalla mia banca, ho comperato un po’ di ETF collegati alle industrie farmaceutiche mondiali (senza Pfizer) e all’indice di Wall Street per controbilanciare il calo dell’inflazione, inflazione che mi spinse a comprare i BTP Italia nel 2022. Quasi nulle le commissioni e finora rendimenti a due cifre che mi consentono di proteggere la mia sudata pensione non protetta dall’ombrello della perequazione.
Come ci avverte l’articolo tuttavia dobbiamo fare attenzione e dunque la regola aurea è sempre la stessa. Non mettere tutte le uova nello stesso paniere.
Un articolo molto utile per allargare il panorama degli investimenti possibili.
L’area finanza ordinaria oggigiorno è sempre più orientata ad ottimizzare i ricavi da servizi, attraverso commissioni, virtuali custodie e altro.
Una strada che ha in parte distratto molte istituzioni bancarie dalla loro attività primaria volta a sovvenzionare e concedere credito secondo il merito creditizio.
L’articolo consente di focalizzare anche le caratteristiche d’inversimenti in borsa più trasparenti e chiaramente diretti a mercati specifici.
Con i vantaggi di poter valutare facilmente e direttamente le relative quotazioni, rendersi conto dei reali destinatari dei finanziamenti, rendere più veloci investimenti e eventuali disinvestimenti, oltre a ottenere anche un significativo contenimento dei costi ad essi correlati.