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A settembre il fico pende

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Cultivar Fico Verdino

Il mutualismo obbligatorio tra Fichi e Vespe appartiene alla relazione stretta fra esseri diversi, per trarne un beneficio reciproco.

Blastophaga psenes (Linnaeus, 1758). Da Wikipedia 

Inimmaginabile, ma vero, i fichi che consumiamo possono ospitare un insetto al suo interno, in particolar modo una vespa morta. Non ce ne siamo mai accorti perché in realtà l’animale viene decomposto attraverso un enzima, trasformandosi in proteine.

Fico. Nome comune del Ficus carica, albero della famiglia delle moracee, originario dell’Asia occidentale, oggi è naturalizzato e coltivato in tutta Europa mediterranea e non solo: in Asia (Siria, Palestina. Persia, Turchia), in Africa (Marocco, Libia, Algeria, Egitto) condumato sia fresco che secco. E’ stato diffuso anche in America e Australia, dove è estesamente coltivato in coltura specializzata.
In Italia la coltivazione del Fico, ormai da tempo in netta contrazione, è praticata principalmente in Campania, Puglia, Abruzzo, Calabria (sono quasi tutti presidi Slow Food e DOP). Una quota importante del prodotto circa il 20%, viene destinata all’essiccazione. I Fichi secchi alimentano un flusso di esportazione diretto soprattutto ai mercati Europei. Alla produzione mondiale 11 milioni di quintali (dati FAO) l’Italia contribuisce con circa 800.000 quintali.

L’areale o l’habitat naturale del Fico è caratterizzata da estati molto calde e asciutte con inverni miti. La specie tollera bene l’aridità del suolo, grazie alle sue radici profonde ed estese, mentre non sopporta i terreni argillosi e umidi. I geli invernali possono danneggiare i rami, le branche e il tronco, i ritorni di freddo in primavera sono particolarmente nocivi ai nuovi germogli.

E’ una pianta di medie dimensioni; nei soggetti maturi le branche tendono a ricadere verso il suolo. Dalla base del tronco sorgono frequentemente polloni. La corteccia è grigio-chiara, liscia. Le foglie sono ampie, lobate, ruvide, di colore verde scuro nella pagina superiore, più chiare in quella inferiore. Le gemme sono grosse e appuntite. Le gemme a fiore danno origine alle infiorescenze dette ipoantodi o siconi, costituite da ricettacoli globosi, cavi rivestiti all’interno da fiori unisessuali e aperti alla sommità da un piccolo foro (ostiolo). I fiori possono essere di tre tipi, femminili brevistili femminili longistili, maschili. Nel fico domestico sono presenti di norma soltanto infiorescenze a fiori femminili longistili, che compaiono in autunno (fioroni o fico fiore) ed in primavera (fico veri o forniti). Per fruttificare il fico domestico ha dunque bisogno di essere impollinato da fiori maschili, presenti, insieme ai femminili, nelle infiorescenze del fico selvatico, o caprifico.

Quest’ultimo dà origine a tre fioriture distinte, produce cioè le “mamme” in autunno, i “profichi” o “fioroni” fra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, e i “mammoni” in estate. L’impollinazione incrociata avviene ad opera di un insetto imenottero la Blastophaga psenes, che è un imenottero della famiglia Agaonidae. È probabilmente la specie più conosciuta delle Agaonidi, che deve la sua notorietà al fatto di essere l’imenottero impollinatore del fico comune (Ficus carica). Esso compie il suo ciclo vitale all’interno delle infiorescenze.

Dalle uova deposte da esso nelle “mamme”, si sviluppano le larve e, in aprile, gli insetti adulti. Le femmine fecondate volano nei (profichi) e vi depongono le uova. Gli insetti della seconda generazione, uscendo dalle infiorescenze, si caricano di polline e vanno a fecondare le ultime infiorescenze del caprifico, i “mammoni”, nonché quelle del fico domestico, che maturano entro giugno (i fichi fioroni) o in autunno (i forniti).

Di qui l’uso, soprattutto nelle regioni meridionali, della caprificazione, ossia della pratica di appendere alla chioma del fico infiorescenze di caprifico (profichi), dalle quali usciranno le blastofaghe che compiranno l’impollinazione. In alcune varietà tale impollinazione incrociata è indispensabile. Altre, soprattutto in aree più settentrionali, fruttificano anche in assenza di caprifichi. Altre varietà ancora, pur non necessitando dell’impollinazione incrociata, se ne avvantaggiano, producendo frutti più grossi e gustosi.

I frutti maturi (più esattamente infiorescenze) sono costituiti da un reticolo carnoso, di forma globosa o allungata con un breve peduncolo carnoso, e aperto all’estremità distale da uno stretto foro. Sulla parte interna del ricettacolo vi sono i singoli frutticini in forma di otricelli a pericarpo indurito. L’epidermide del ricettacolo può essere diversamente colorata (dal nero-violaceo al verde) in rapporto alla varietà. La polpa del Fico è assai ricca di zuccheri.

Si distinguono, in base al colore i Fichi bianchi e i Fichi neri. Si possono poi avere varietà unifere, che producono solo Fichi veri, e varietà bifere che producono sia fioroni che Fichi Veri.

Fra le migliori varietà italiane ricordiamo: Ottato o (Dottato) bianco, Ottato rosso, Fracazzano bianco, Brogiotto bianco, Brogiotto nero, Portoghese, Fico del vescovo, Fico nero, Arneo, Verdino, Troiano. Le varietà da essiccare devono maturare precocemente, per poter usufruire di una sufficiente insolazione. Devono inoltre avere polpa morbida, grossa pezzatura, buccia chiara e non coriacea, semi piccoli, tenore zuccherino non eccessivo. Le varietà migliori per essicazione sono il Dottato, il Verdino, il Fico di Smirne, l’Adriatico bianco.

Tecnica colturale

La propagazione del fico si attua facilmente per via vegetativa, mediante polloni radicati che vengono asportati dal pedale del fico, oppure per margotta o per talea. L’innesto è usato generalmente per reinnestare Fichi adulti con nuove varietà. Con la semina si ottengono invece piante con caratteristiche selvatiche. Dato il suo rigoroso sviluppo si consigliano distanze tra pianta e pianta di 6/10 metri, in rapporto alla fertilità del suolo. E’ bene praticare una lauta concimazione di impianto localizzata nella buca e costituita da letame naturale e da un concime ternario e assecondare lo sviluppo della pianta, soprattutto nei primi anni, con la somministrazione di fertilizzanti azotati.

La potatura è raramente eseguita con regolarità. Si limita di solito ad uno sfoltimento della chioma e all’eliminazione delle branche secche o esaurite. Occorre tener presente che la fruttificazione avviene all’estremità dei rami e che pertanto questi non devono essere sputati.

La raccolta avviene in più tempi da giugno all’autunno inoltrato. I Fichi devono essere raccolti maturi e manipolati con molta cura per non lederne l’epidermide. Una pianta adulta può fornire fino a 50-60 kg di frutti.

L’essicazione viene compiuta di solito al sole. Occorre disporre dei fichi ben maturi e perfettamente sani. Essi vengono distesi su cannicci e rivoltati periodicamente fino ad una perdita di acqua del 30-35%. Operazioni complementari a questo processo sono lo sbiancamento mediante anidride solforosa e disinfestazione in autoclave o in acqua salata.

Patologia vegetale Le malattie da Ascomiceti: macchie fogliari olivacee e successivo disseccamento del lembo Mycosphaerellabolleana (forma conodica Cercospora bolleana); marciume dei frutti e necrosi dei rami da Botryotinia caratterizzato a macchie ocracee circondate da un alone rosso-brunoda Phyllosticiasycophila; cancro dei rami e del tronco da Phomopsis cinerascens.

Nemici animali tra gli insetti che possono arrecare danni al Fico ricordiamo alcuni Coleotteri che rodono fusto e rami.

Sui frutti secchi infine possono insediarsi danneggiandoli, insetti quali la tignola Ephestia cantella e il coleottero Carpophilushemipterus.

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