L’obsolescenza programmata di apparecchiature elettroniche di consumo ha vinto un’altra battaglia, ma la guerra deve continuare. Ecco quindi a voi un’altra puntata delle scaramucce tecnologiche che vengono quotidianamente combattute a casa dell’alter-ego di Cassandra.
L’accelerazione, fortemente voluta dall’industria dell’elettronica di consumo, e guidata da quella dei media, scarsamente contrastata da chi dovrebbe (ma forse le cose stanno migliorando), ha colpito ancora; in casa di Cassandra l’utilizzo di televisori di due generazioni precedenti è diventato impossibile, anche con il supporto dei mediabox cinesi ed altri piccoli accorgimenti.
Il tempo quotidianamente necessario per le acrobazie dovute soprattutto alle app di streaming (anche quelle online) che non si aggiornano più, non può ulteriormente essere sprecato, perché diventa sempre più prezioso.
Ecco quindi che il dado è tratto; i due televisori di casa dovranno essere sostituiti, e l’economia di scala richiede innanzitutto che siano identici; questo avrà l’ulteriore vantaggio che telecomandi identici diminuiranno le richieste di consulenza della vicina di divano.
Allora bisogna cominciare a destreggiarsi online. Per fortuna i prezzi sono relativamente bassi, ma il particolare problema che si sta affrontando impedisce di scegliere televisori di generazioni precedenti, ed obbliga invece a scegliere apparecchi appena usciti.
“Perché questo improvviso rovesciamento di approccio? — diranno il 24 increduli lettori – Cassandra ha sempre predicato l’acquisto di tecnologie non di ultima generazione, anche per motivi ecologici.
E’ corretto, ma solo ove possibile, ad esempio nel campo degli smartphone, dove l’utilizzabilità non diminuisce cosi’ rapidamente, ed acquistare apparecchi non di ultima generazione paga.
Ma la curva di (in)utilizzabilità delle smart tv è diventata troppo ripida, e per conservare il più possibile un apparecchio, è necessario ormai sceglierlo, con molta oculatezza, di ultima generazione, particolarmente a livello di sistema operativo.
Questo restringe molto (per fortuna) la scelta, e conseguentemente la rende più facile.
Anche evitare il più possibile la presenza di funzionalità spione o che richiedono di aprire un account per poterle utilizzare, è diventato difficile.
Ad esempio, se nella descrizione compaiono le parole “Google ready” o simili, scartare. Purtroppo tutti queste caratteristiche, per semplici motivi dimensionali, dovuti agli scaffali, hanno richiesto di optare, “obtorto collo” per un apparecchio “Alexa ready”, e vedremo poi cosa questo significa.
Fatto l’ordine, arrivano come al solito a velocità warp 9 gli scatoloni.
Un attento esame della stretta cornice dell’apparecchio conferma innanzitutto l’inesistenza di microfoni e telecamere. Prendete questa abitudine, non è ormai una cosa scontata, anche se le istruzioni non le riportano. Google Nest vi dice qualcosa?
Si procede poi a scollegare il vecchio televisore, il cui riutilizzo è già stato programmato. C’è sempre qualcuno che ne ha bisogno, che ha bisogno di qualsiasi cosa a voi non serva più. Ricordatelo sempre.
Sorprendente è il numero di cavi, di scatolette e di alimentatori che possono essere rimossi ed archiviati in attesa di riutilizzo o smaltimento.
Ricevitore satellitare, sintonizzatore, convertitore video, mediabox, tutto via; che ci crediate o no, per il due apparecchi sono stati rimossi complessivamente ben 9 aggeggi. Un bustone di carta non ha retto al peso, ed è stato necessario usarne uno di tela. Anche la bolletta, è dimostrabile, ne trarrà un grosso giovamento, la potenza installata si è ridotta così del 70%!
L’unica cosa triste è la definitiva scomparsa dei connettori analogici, SCART ed audio. Ma non temete, il problema è già stato previsto e risolto, pianificando l’acquisto di un adattatore da meno di 20 Euro. Le vecchie periferiche per i vinili, i nastri VHS ed i DVD sopravviveranno ancora!
Sballare i nuovi acquisti è facile, sintonizzare tv digitale, satellitare e streaming molto veloce, segregare il malefico apparecchio in una rete wifi guest, con gli apparecchi colà residenti che non possono comunicare nemmeno tra di loro (ma c’è bisogno di ricordarlo?), ha richiesto pochi minuti.
Ma districarsi giudiziosamente tra le mille opzioni ed autorizzazioni “privacy” varie ha richiesto un’oretta abbondante di attento e competente esame delle funzionalità del menù di configurazione. Ed alcune cose devono essere ancora approfondite.
“Alexa ready”, ricordate?
Si, infatti esaminare attentamente e sospettosamente l’apparecchio non è sufficiente, il nemico si trova altrove.
Basta infatti dare un’occhiata al telecomando. Date una seconda occhiata alla foto che illustra l’articolo.
Innanzitutto, anche solo un esame superficiale rivela che i telecomandi si sono ormai trasformati in un campo di battaglia tra media company, ed in un affare per i fabbricanti di tv, che possono vendere loro lo spazio del vostro telecomando.
Il fabbricante degli apparecchi prescelti da Cassandra ha venduto ben 4 file di tasti bianchi, per un totale di 12, ad altrettante media company, allungando per noi inutilmente il telecomando. Se distrattamente ne premete uno venite catapultati immediatamente nella relativa app. A questo approccio non c’è alternativa, quindi rassegnatevi a maneggiare con attenzione un telecomando sempre più lungo e pesante del necessario.
Ma il demonio, lo diceva un saggio, sta nei dettagli. Più esattamente in quel microscopico forellino nero che si trova a destra del tasto di accensione. Quel forellino è Alexa in persona, “Alexa ready”, che con il telecomando si è fatta strada fino a casa vostra, e da lì vi può appunto ascoltare. Non dite che non lo fa; è nata per fare questo.
Notate che questo altera con certezza il funzionamento del telecomando, che certamente non è più il precedente oggetto passivo che comunica solo con infrarossi in maniera monodirezionale, con banda passante molto bassa e capacità di calcolo minime.
Il nuovo, malefico telecomando ha qualche funzionalità ottica o radio molto più performante, oppure quello che oggi si chiama una TinyAI residente (Cassandra prima o poi ne parlerà) per il riconoscimento vocale. O probabilmente tutte e due. Alexa poi vorrà certamente aggiornare da remoto il telecomando. Attenzione, buona parte di quanto detto sono solo deduzioni, molto ben informate, di Cassandra, che deve minimizzare il tempo dedicato a questa faccenda, e quindi non le ha verificate tutte. Ma l’andazzo è certo!
Per Cassandra, disabilitare attentamente dal setup tutte le opzioni che possono includere l’audio, e tutti i servizi che ovviamente lo richiedono, come “miglioramenti”, esperienza utente”, comandi vocali” etc. dovrebbe essere sufficiente per essere ragionevolmente sicuri. Volkswagen docet semper, tuttavia….
La Cassandra di qualche anno fa avrebbe quindi anche aperto il telecomando e risolto completamente il problema, verificando chip e sensori, ma soprattutto prendendosi cura del microfono a suon di saldatore e pinze. Oppure, più semplicemente, avrebbe comprato uno di quei telecomandi per anziani, con pochi tasti, ed usato quello per gestire l’apparecchio, tenendo l’originale in un cassetto ed estraendolo sono quando strettamente necessario.
E’ una guerra, cari lettori, una guerra asimmetrica in cui noi siamo la parte debole.
Dobbiamo essere flessibili, volare bassi e minimizzare gli sforzi, agendo li dove sono gli inevitabili punti deboli del nemico.
Resta comunque necessario, anzi indispensabile, alzare la voce nelle debite sedi, ed impegnarsi per un futuro meno peggiore.
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