“Life is what happens to you
While you’re busy making other plans
(Beautiful Boy – Jonh Lennon)
“Tutto a posto, è solo una bradicardia, un piccolo, lento balletto eccentrico del cuore.”
I medici lo dicevano come se fosse un dettaglio irrilevante, come parlare del meteo. “Più atleta di un atleta! Il suo cuore? Un vero esperto di risparmio energetico!”
Fantastico, pensavo, ho un cuore green. Un cuore che rispetta l’ambiente, consuma poco e preserva le risorse. Se Madre Natura assegnasse un premio per il risparmio energetico umano, lo vincerei di sicuro.
Così, dopo un viaggio di tre ore in macchina, arrivo a casa di mia madre. Lei, malata a letto, mi accoglie come al solito con affetto. Conversiamo per un po’ e, mentre mi rilasso, improvvisamente una bufera di oscurità mi avvolge e cado a terra.
Sento il cervello bombardato da scariche elettriche dai ritmi ossessivi, come una centrale in corto circuito, con sgradevolissime sensazioni inquietanti e disturbanti.
Mia madre, preoccupata, riesce a chiamare aiuto.
Io, invece, faccio la conoscenza ravvicinata del pavimento. Mi rialzo con un dolore al fianco che, più tardi, scoprirò essere causato da una costola incrinata.
Mia sorella arriva in fretta e, pragmatica, contatta subito il suo medico di fiducia.
Io, nel frattempo, cerco di spiegare a mia moglie per telefono cosa mi sia appena successo.
Ma, come se il pavimento fosse geloso della mia attenzione, mi richiama per un altro bis. Cado di nuovo.
Questa volta, mi risveglio con la faccia schiacciata a terra e un naso sanguinante, mentre mia moglie cerca ancora di parlarmi.
Dopo il secondo episodio, il medico di mia sorella non ha dubbi: “È ora di andare subito al pronto soccorso.”
Al triage mi assegnano un codice il cui colore della passione, non serve certo a rassicurarmi.
Mi ritrovo nella sala d’attesa, dove un’infermiera, ancora ignara della gravità della situazione, mi chiede cosa sia successo.
E, seguendo il copione consolidato, perdo conoscenza di nuovo.
Mi risveglio al suono di urla agitate: provengono dall’infermiera e da una dottoressa con occhi azzurri, preoccupati, che mi fissano come se stessero per perdermi.
Inizia così una corsa contro il tempo.
Mi sistemano su una barella e corro per i corridoi come in un gran premio, mentre una ruota malferma mi fa sobbalzare di continuo, scatenando una discussione tra le due infermiere che mi accompagnano su come gestire la lettiga recalcitrante.
Mi sottopongono, con un’ammirevole rapidità che sfata i luoghi comuni sulla scarsa efficienza della sanità pubblica, a una serie di esami: ecocardiogramma, TAC, ecografia e così via.
Durante uno di questi spostamenti in ascensore, perdo di nuovo conoscenza, e le infermiere, mischiando preoccupazione e urgenza, mi chiamano: “Pasquale! Pasquale! Non fare scherzi! Non ci sono medici qui (in ascensore ndr)!”
“Come non ci sono medici?” penso confuso, mentre i frequenti sobbalzi mi provocano un forte senso di nausea.
Ritorniamo nella sala del pronto soccorso e… quinto episodio di sincope!
Il mio cuore decide di fare una mossa estrema: stop totale dei battiti.
E qui cambia tutto. Niente scariche elettriche, niente dolore. Solo un silenzio sospeso.
Mi ritrovo in un limbo, uno spazio indefinito, popolato da figure indistinte che sembrano invitarmi a varcare il confine dell’aldilà.
Per un momento mi lascio quasi convincere, ma poi qualcosa dentro di me si ribella.
Sarà stata la deformazione professionale maturata in anni di lavoro di controllo che mi ha fatto pensare: “Devono aver sbagliato i conti. Nessuno mi ha avvisato, non è ancora la mia ora! Forse anche loro si sono persi in qualche inghippo burocratico dell’aldilà. Dopotutto, pure la burocrazia celeste può sbagliare, no?”.
Quando mi risveglio dall’ennesima sincope, vedo la dottoressa dallo “sguardo-azzurro-sempre-più-preoccupato” che sta iniziando un massaggio cardiaco.
Per fortuna, il cuore riprende timidamente a battere e i volti intorno a me si distendono, anche se solo per un attimo. Mi accorgo di aver evitato di nuovo l’ignoto.
Sospeso tra la vita e l’aldilà, mi chiedo cosa mi abbia trattenuto.
Forse è la pura e cieca volontà di vivere, una forza che si aggrappa ad ogni istante, come una pianta che lotta per trovare un raggio di sole tra le fessure del cemento.
Ogni caduta, ogni arresto del cuore, sembra essere un richiamo a qualcosa di più grande, un ciclo che sfida la nostra comprensione ma mostra la nostra fragilità.
Alla fine, la lezione è semplice: la vita non ha bisogno di essere compresa, ma solo di essere vissuta.
E, quindi, mentre il cuore continua a battere, anche se a risparmio energetico, è sempre meglio non sprecarne nemmeno un attimo, anche perché, come ricorda la calda e intima voce di Lennon, Life is what happens…
La vita accade a prescindere!
Capita di leggere nei social tante cose. Spesso leggere, futili, divertenti, talvolta anche seriose. Quanto narrato da Tribuzio e’ un qualcosa di particolare che non necessita di ulteriori considerazioni o commenti.
Occorre solo soffermarsi a leggere con attenzione e, magari, fermarsi a riflettere.