Non capita spesso che Cassandra riesca contemporaneamente a dire “io l’avevo detto”, ad ammonire le masse ed a tirare qualche autorità per la giacchetta. Eppure oggi proprio questo accadrà.
Nel nulla delle notizie agostane, la cronaca nera viene amplificata ed all’occorrenza rispolverata per occupare gli spazi vuoti dei palinsesti e dei giornali.
In questi giorni , nella cronaca spicca un’attività investigativa su un caso di omicidio, non recente ma sempre “appetitoso”, dove, per riscontrare un DNA trovato dagli investigatori, si chiede ad un paese intero di fornire “volontariamente” il DNA allo scopo di trovare il colpevole.
Attività descritta contemporaneamente come di avanguardia e come dovere civico, a cui aderire con entusiasmo ed in piena tranquillità.
Probabilmente chi ha aderito a questa richiesta, magari sentendosi anche partecipante ad uno sforzo positivo della società tutta, non ha considerato che fornirà i suoi più intimi dati personali possibili alle autorità investigative, che questi dati entreranno per legge nelle banche dati del DNA gestite dalle autorità investigative, e da queste si trasferiranno in altre banche dati su scala almeno europea, e forse diverranno parte del mondo della ricerca e della rivendita di dati medici.
Poi, dopo anni o generazioni, questi dati personali potranno essere utilizzati per scopi che altri governi ed altre società, magari diversamente democratiche od autoritarie, riterranno “positivi”. Per esempio per operare un genocidio molto preciso, o magari ben limitato ad una singola famiglia od etnia. A costo di dover confermare ancora una volta la Legge di Godwin, ricordiamo che i già nazisti a suo tempo lo hanno fatto, usando i dati del censimento e le selezionatrici di schede perforate fornite da IBM.
E tutto questo per ottenere cosa?
Torniamo alla cronaca; le persone del paese si possono dividere in quattro categorie
- il colpevole, se non è scappato e se stupidamente aderirà allo screening;
- i consanguinei del colpevole, che forse contribuiranno ad incastrarlo, se aderiranno allo screening per o malgrado questo motivo;
- i perfetti estranei entusiasti dell’iniziativa, che cederanno per sempre il DNA a non si sa chi;
- le persone preoccupate per la propria privacy, che non aderendo, pagheranno il prezzo del sospetto diffuso, e magari di indagini ulteriori a proprio carico.
Quanto è probabile che, al netto dei ragionamenti che gli interessati faranno, questa attività porti ad un reale vantaggio investigativo?
E’ invece certo che un paese intero perderà il controllo del proprio profilo genetico.
Lo screening di massa, sul DNA o sui dati investigativi di altro tipo, ha già prodotto mostri in passato; ricordate il caso dell’Unabomber italiano e dei “colpevoli tecnicamente perfetti”? E del povero ingegnere, di cui non è il caso di ripetere il nome, che fu indicato come colpevole, e che dopo anni fu completamente scagionato?
Proprio alla storia dell’Unabomber italiano, lo sfuggente personaggio che ha disseminato di trappole esplosive il nord Italia, nel lontano 2006 Cassandra aveva dedicato questa esternazione, oggi certamente da rileggere.
E nel 2014 Cassandra ha analizzato alcuni casi italiani e non di prelievi di massa di DNA a scopo di indagine, eseguiti in maniera eticamente discutibile, senza garanzie di cancellazione, e che hanno fatto accusare innocenti o semplicemente non hanno prodotto nessun risultato. Di nuovo, da rileggere oggi.
Dove sono oggi i profili genetici dei 18.000 cittadini “analizzati”, secondo quanto riferito in cronaca, nel caso di Yara Gambirasio?
Inutile ripetere quanto già scritto; Cassandra invita davvero ad una rilettura di questa sue passate esternazioni, per dimostrare come nulla sia purtroppo cambiato.
Identificare un “colpevole”, con incroci di dati apparentemente dotati di logica, ma in realtà aberranti, non ha funzionato nella maggior parte dei casi.
Per quanto riguarda i campioni del DNA, in qualche caso ne è stata garantita la distruzione, ma si parla del solo materiale genetico.
E’ un imbroglio; generato il profilo genetico il campione è ormai inutile, e nulla è stato garantito sulla sorte dei profili genetici estratti dal DNA.
Da quello che è noto del funzionamento delle banche dati investigative del DNA, tutti i profili dovrebbero essere ancora li, condivisi per legge con le altre autorità investigative di tutta l’Unione Europea, e forse non solo.
Il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha in passato ritenuto di informarsi o di investigare su come sono stati trattati i dati dei cittadini italiani prelevati in massa in queste occasioni? E ritiene di farlo in questo caso particolare?
In ogni caso, dopo aver letto le esternazioni di Cassandra, voi vi sottoporreste con tranquillità a questo tipo di rilevazioni?
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