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Mediobanca e l’olio d’oliva

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L’accostamento operato nel titolo non sembri irrituale, perché il Rapporto appena uscito a cura dell’Area Studi di Mediobanca sulla Industria dell’olio d’oliva in Italia fornisce un quadro davvero ampio e aggiornato sulla produzione di una nostra eccellenza alimentare, del quale il tanto il produttore quanto il consumatore non paiono mai saperne abbastanza. E’ dunque bene dare merito a questa ricerca.

La portata dei dati esposti e commentati ci dà l’idea di una industria con importanti prospettive produttive e commerciali. La domanda e la sua progressiva qualificazione sostiene anche l’aumento dei prezzi. Ci sono peraltro anche contraddizioni, rappresentate da un mercato interno con una bilancia commerciale fortemente negativa, nonostante la proiezione verso le esportazioni, a motivo di un mercato nazionale invaso da produzioni di bassa qualità. L’aumento del peso di importanti e selettivi mercati di esportazione sono tuttavia garanzia di crescita e di ulteriore qualificazione del prodotto.

La frammentazione della proprietà agricola non aiuta a sfruttare l’immenso patrimonio arboricolo, che necessita di meccanizzazione e razionalizzazione dei processi, ma vanno anche tenuti d’occhio i cospicui investimenti che si sono notati negli ultimi anni in certe zone d’Italia, come la Maremma, volti alla creazione di uliveti iper-intensivi, con la messa in produzione di specie non autoctone.

A noi di Economia&FinanzaVerde la ricerca dà ulteriore motivo di soddisfazione, perchè all’olio di oliva nei suoi caratteri sia economici  sia alimentari e nutriceutici avevano nel tempo dedicato tre articoli, puntando sulla necessità di coprire alcuni gap di conoscenze in termini di educazione alimentare. Qui ve li riproponiamo, pensando di fare cosa utile.

Olio di oliva: tra proprietà nutriceutiche e sviluppo del settore

Inno all’olio d’oliva (parte prima)

Inno all’olio extravergine d’oliva (parte seconda)

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1 COMMENT

  1. Come si è già avuto modo di enunciare, tali modelli percorrono un orizzonte di lungo periodo, l’unico che dovrebbe interessare un operatore che – per motivi non esclusivamente speculativi – si avvicini all’investimento fondiario.
    Tale orizzonte domina anche la scena finanziaria, che rappresenta l’altro aspetto della problematica dell’investimento in questione.
    L’ articolo dedica ad essa notevole spazio analizzando nel dettaglio i pregi e i difetti del ricorso all’investimento per sostenere l’olivicoltura e indicando le linee da seguire affinché l’indebitamento in questione, anziché dare risultati positivi, non finisca con il ritorcersi contro l’investitore/debitore. Quest’ultimo caso è molto più frequente di quanto non sembri.

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