Il braccio di ferro infinito di Chatcontrol continua, e chi si stanca è destinato a perdere. E’ una prova generale, che definirà il futuro, anzi la sopravvivenza, dei diritti digitali negli anni a venire.
La lotta senza quartiere su Chatcontrol, tra il Consiglio d’Europa da una parte e EDRi, Cepis, EFF, Patrick Breyer e qualunque altra persona od organizzazione ragionevole in Europa ed all’estero, eccettuati governi reazionari e polizie, ha visto concludersi un altro round.
Le organizzazioni e le persone ragionevoli hanno vinto anche questa battaglia, ma gli avversari, dotati di mezzi infiniti e forte volontà di tecnocontrollare il più possibile le loro popolazioni, ne hanno subito pianificato un’altra.
Chatcontrol è stato nuovamente inserito nell’ordine del giorno dei Consiglio dei Governi dell’UE. Discuteranno dei “progressi” della trattativa il 10/11 ottobre, e tenteranno nuovamente di approvare la proposta di legge il 12/13 dicembre. Un regalo di Natale, insomma, quando tutti saranno distratti e gli aerei, anche quelli da Strasburgo, pieni di vacanzieri.
E, ciliegina sulla torta, è cominciata la presidenza ungherese dell’UE.
Serve altro per aver paura? Beh, considerate pure che molti dei governi ancora in disaccordo stanno chiedendo solo piccole modifiche inessenziali; queste potranno stavolta essere concesse per sbloccare definitivamente Chatcontrol e portarlo in votazione al nuovo Parlamento Europeo, la cui composizione è ben nota a tutti.
A giugno siamo riusciti a fermare Chatcontrol per un pelo, grazie ad una “minoranza di blocco” estremamente ristretta dei governi dell’UE: infatti i sostenitori di Chatcontrol stavolta hanno ottenuto il 63,7% contro una soglia del 65% dei voti richiesta nel Consiglio dell’UE per far passare il provvedimento, anzi l’abominio.
Non importa come il Consiglio d’Europa stia cercando di vendercelo, come “scansione lato client”, “moderazione durante il caricamento” o “rilevamento tramite Intelligenza Artificiale”,
Chatcontrol è solo ed unicamente sorveglianza di massa, portata ad un livello di estensione ed automazione che nemmeno la STASI od il Grande Fratello avrebbero potuto sognare, nemmeno nelle loro fantasie più selvagge.
E, indipendentemente dalla sua implementazione tecnica,
la sorveglianza di massa estesa a tutta la popolazione è sempre un’idea folle e perversa,
per tutta una serie di ragioni, che potete facilmente immaginare, leggere con calma qui, [traduzione] oppure cercare in Rete, ma che Cassandra oggi è troppo arrabbiata per elencare.
Vale sempre il solito avvertimento.
“Stateve accuorte”
B) Sinkclose: la fine del mondo, già nel vostro pc
Sono bastati pochi mesi dalla profezia di Cassandra, e oggi sappiamo che quanto vaticinato era già nei nostri pc da anni.
L’hanno già trovato! Ed a DEFCON 2024 il 10 agosto Enrique Nissim e Krzysztof Okupski ce ne spiegheranno i dettagli.
I lettori di Cassandra, reduci dalla lettura di questo articolo, che era contenuto in questa miniserie sul tema “Fine del Mondo tecnologica”, potranno cogliere il collegamento; tutti gli altri sono vivamente invitati a fermarsi un attimo e leggerla.
Come accade leggendo le buone profezie, tutto quanto contenuto nella precedente esternazione di Cassandra fa parte del pezzo, anzi della conferma, di oggi.
Ed autocitiamo:
“Talvolta ce lo dimentichiamo; al mondo non è il software che fa succedere le cose, ma sono quei pezzetti di silicio finemente inciso e stampato, altrimenti noti come “circuiti integrati”, o per quelli incapaci di parlare di tecnologia in italiano, “chip”.”
La notizia di oggi è che, semplicemente, due ricercatori hanno trovato nelle CPU AMD, più precisamente nel System Management Mode di questa famiglia di CPU un bug di questo tipo, che consente di prendere il controllo del Ring -2 della CPU.
Diventare insomma l’ipervisore dell’ipervisore di una buona percentuale (non la maggioranza, non è toccato ad Intel) dei pc al mondo.
Prendere il controllo della CPU a questo livello vuol dire diventare un Dio, onnipotente ed invisibile su tutto quello che il computer può fare, la cui ira può provocare, appunto, la fine del mondo informatico come lo conosciamo oggi.
Niente di più e niente di meno.
E poco importa che per usare il bug sia necessario avere accesso al kernel. Chi progetta armi informatiche ha da oggi il mattone finale che gli necessitava per costruire un’arma distruttiva su scala globale. Saprà ben lui aggiungere i pezzi che mancano, e confezionare il pacchetto completo.
E poi, probabilmente, coloro che di lavoro costruiscono armi informatiche sorrideranno a questa notizia, perché già da tempo hanno segretamente nei loro arsenali questo e molti altri bug di silicio delle CPU.
E questo breve (e lo confesso, compiaciuto) articolo può già terminare qui con un’ultima autocitazione:
“Dallo sgancio di Stuxnet sull’Iran fino al blocco dell’internet satellitare in Ucraina, quello che è finora successo sui campi di battaglia digitali del passato non è nemmeno l’ombra di quello che succederà la prima volta che una Cyber-guerra verrà scatenata sul serio.”
Io ve lo avevo detto!
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