Home Educazione Finanziaria La mia BANCA suona il rock! E’ davvero cambiata la musica?

La mia BANCA suona il rock! E’ davvero cambiata la musica?

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Foto di Felix Koutchinski

In questi caldissimi giorni agostani i media ci fanno sapere, con toni entusiasti,  che i bilanci semestrali delle banche hanno portato una pioggia di dati e risultati positivi.  Gli istituti bancari italiani hanno registrato utili per ben 12 miliardi di euro, circa la metà di quelli conseguiti nell’intero anno 2023.

Un susseguirsi di cifre euforiche che farebbero battere il cuore anche al più cinico dei banchieri.

Dopo il triste periodo di crisi, accompagnato dalla lunga e magra stagione dei tassi ridotti ai minimi termini, il vento, da un paio di anni, è cambiato.  L’improvviso fenomeno inflativo e la conseguente stringente politica restrittiva della Banca Centrale Europea hanno portato all’aumento significativo dei tassi di mercato a tutto beneficio dei  precedenti asfittici margini di interesse degli istituti di credito.

E così, dall’alto delle loro (non di rado) ricche retribuzioni, i banchieri celebrano le riconquistate condizioni di crescita reddituale, attribuendo con orgoglio tali risultati all’efficacia dei loro “formidabili” business plan (sic!).

Persino istituti che fino a poco tempo fa languivano in uno stato tendenzialmente  comatoso sembrano aver riscoperto il gusto della vita, con outlook in forte miglioramento e prospettive di payout degni di una fiaba principesca.

La musica del sistema bancario italiano è cambiata: siamo passati da una melodia lenta e mesta a un ritmo rock, carico di energia e dinamismo, quasi travolgente.

Ricavi e risultati economici in aumento, una pioggia di dividendi per gli azionisti. Anche le Autorità di vigilanza avranno di che essere soddisfatte, vedendo finalmente le banche patrimonialmente più solide.

Ma mentre i banchieri si godono il loro concerto di successi, sorge una domanda: anche per i clienti la musica è cambiata ed è diventata cosi piacevole?

Per chi ha un mutuo o un prestito da pagare, la risposta probabilmente è un secco “no”. Le rate sono salite di pari passo con i tassi di interesse. L’entusiasmo dei banchieri suona decisamente stonato per chi vede il proprio reddito erodersi a causa del pagamento di rate più onerose.

E per gli altri clienti? I rendimenti sui conti di risparmio e sui depositi a vista hanno davvero seguito il ritmo delle banche? O si tratta dell’ennesima melodia che ha promesso molto, ma mantiene poco?

E poi c’è la questione del credito. I clienti che cercano finanziamenti trovano davvero condizioni di accesso più agevoli e migliori? Magari grazie a una concorrenza più vivace nel mercato bancario? Difficile da credere, visto l’aumento della concentrazione nel settore.

In ogni caso i dati danno conto di volumi in calo a motivo di una domanda debole e di criteri di offerta rigidi. La contrazione del credito prosegue dal 2023 ed e’ iniziato con l’avvio della politica monetaria restrittiva da parte della Bce.

E che dire, in generale, della qualità dei servizi. Il processo di digitalizzazione dà i suoi frutti? Sono state colte tutte le possibilità  offerte dall’evoluzione tecnologica e regolamentare degli ultimi anni?

La situazione è davvero migliorata o si cercano ancora di proporre vecchie sinfonie?

I risparmiatori che investono nei prodotti finanziari distribuiti dalle banche, stanno finalmente beneficiando di condizioni migliori?

Ricordiamo che qualche anno fa (2016) uno studio di Mediobanca ha impietosamente rivelato come l’industria del risparmio gestito, in un contesto caratterizzato da commissioni onerose e performance non esaltanti, si mostrava più abile a distruggere valore piuttosto che crearlo. “Il frutto dei fondi aperti mette in evidenza una distruzione di valore pari a circa 84miliardi di euro nell’ultimo quindicennio”, così riportava l’indagine.

La crescita dei fondi passivi e degli ETF (Exchange-Traded Funds) ha intensificato la competizione nel settore? Le alternative a basso costo hanno stimolato i gestori di fondi comuni a rivedere le proprie strategie di prezzo e a migliorare l’efficienza operativa?

Forse le Autorità di settore possono fornire qualche aggiornamento o indicazioni in merito?

Insomma, le banche stanno guadagnando, ma la musica è cambiata davvero per tutti?

O c’è chi mostra ancora una volta di saper “fare i ricchi con i soldi degli altri”?

Forse, mentre i banchieri suonano il rock, molti clienti restano fermi a un pezzo lento, chiedendosi se non è giunto il momento di cambiare realmente (e finalmente)  i vecchi spartiti. Intanto il concerto continua sperando che qualcosa cambi dietro le quinte…

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2 COMMENTS

  1. Talvolta non occorrono tanti giri di parole per far comprendere perfettamente il vero stato delle cose.
    Pasquale Tribuzio, forte della sua pluriennale esperienza praticata lunbgamente anche sul campo, stigmatizza quel che riguarda la finanza italiana fotografando e rendendo a tutti visibile “the dark side of the moon”.
    Quest’ultimo articolo mette stavolta in risalto il progressivo allontanamento dell’essenza delle funzioni sociali del credito e del risparmio da quelli che sono i dettati costituzionali posti, dai padri fondatori, a principale tutela del cittadino medio.
    Ormai tutto è diventato business e la concezione capitalistica delle lobbies hanno, anche in questo caso, preso il sopravvento, con l’indifferenza della politica e degli istituti di vigilanza posti a garanzia.
    “Mala tempora currunt sed peiora parantur” (corrono brutti tempi ma se ne preparano di peggiori).

  2. Buongiorno ha ragione da vendere il Dr. Tribuzio. Racconto brevemente l’ultima disavventura con l’emittente della mia carta di pagamento. Riporto la mia lettera di protesta, non un reclamo, che non è servito a nulla.

    “Scrivo a voi affinché siate tramite per tale Tizio e Caio Head of Business to Business che mi manda in data 2 agosto una raccomandata al mio indirizzo di casa e al contempo non mi da la possibilità di potergli scrivere.
    La raccomandata innesca una catena di tribolazioni che provo a riassumere:postino che non mi trova e lascia un paio di avvisi, gentile vicina di casa che mi chiama per dirmi che è arrivata una raccomandata, rientro a casa e con l’avviso mi reco all’ufficio postale dove mi attende una fila di una ora, apro la raccomandata e mi dice che per fare delle variazioni anagrafiche mi posso anche collegare alla mia app (sic,sic). Mi collego e non funziona e non si sa perché. Chiamo il numero verde e mi dicono eh si effettivamente non funziona però ci può mandare tutto per posta (triplo sic).

    Il mood di queste vicende è perentorio e sanzionatorio : o fa così o blocchiamo la carta !!!

    Ho passato 40 anni in Banca d’Italia e vi assicuro che non ho mai visto una cosa del genere. I principi base dell’AML sono due know your customer e adozione di misure proporzionate al rischio. Nel modulo allegato alla predetta comunicazione chiedete una sequela di domande cui ho risposto chissà quante volte. Basterebbe limitarsi a cosa è realmente cambiato.

    Mi piacerebbe scambiare qualche idea con il predetto Dirigente per capire se ha letto la missiva prima di firmarla, se ha capito che stava importunando in pieno agosto i clienti della sua banca che di scartoffie simili ne hanno firmate a pacchi. E’ al corrente che esistono PEC, app, mail proprio per superare la documentazione cartacea ? Perchè non usarle e perché non avvisare, se proprio è necessario, che sta per arrivare una imprescindibile raccomandata ?

    Questo è il nostro sistema che si riempie la bocca di fintech e di innovazione tecnologica ma continua a mandare costose ed inutili raccomandate. Voi siete perfettamente in linea.”

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