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Meno smartphone, più vita: i benefici dell’ignoranza (selettiva)

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Foto di Marwan Ahmed su Unsplash

“La scorsa settimana hai trascorso una media giornaliera di 4h 14 min davanti allo schermo di questo dispositivo.” Questo è il messaggio inquietante che è arrivato sul mio smartphone.

“Complimenti, sei riuscito a perdere due giorni di vita davanti a uno schermo”, ha subito risposto la mia coscienza con sarcasmo.

Allora mi sono deciso a compiere un gesto quasi eroico. Considerato che ormai rinunciare allo smartphone sembra impossibile in quanto accessorio imprescindibile (è di fatto  diventato  una protesi del nostro corpo che crea  tra l’altro dipendenza), ho iniziato a ridurne sensibilmente l’utilizzo.

Prima di tutto, ho deciso di non tenerlo sempre con me, anche quando esco di casa. Ricordo la prima volta che mi sono trovato per strada senza il cellulare. Di solito, appena possibile, avrei subito controllato messaggi, email o qualche avviso sui social. Ma quel giorno no. Dopo un iniziale senso di smarrimento, mi sono sentito incredibilmente presente, meno distratto e più interessato a ciò che mi circondava.

Camminare per le strade della città è via via diventato un’esperienza quasi nuova; senza uno schermo che distrae, si tende a osservare di più la realtà circostante, le persone, gli ambienti e il movimento della vita urbana. 

Anche dentro casa, la forzata lontananza dal telefonino, relegato in altre stanze e con le “app” più utilizzate nascoste nelle pagine successive rispetto alla “home”, ha iniziato a manifestare benefici sulla mia capacità di concentrazione. È diventato più facile fare cose come leggere articoli e libri, lavorare su progetti o scrivere senza essere distratti da avvisi spesso insignificanti. Inoltre, ridurre l’uso dello smartphone, soprattutto prima di dormire, ha migliorato la qualità del sonno.

E poi il riemergere della noia, dell’ozio (il sano otium latino) e dei suoi effetti positivi. La mente (ri)comincia a vagare, a lavorare, a riflettere e anche la creatività, in qualche misura, a rinascere qualsiasi attività si intraprenda.

Infine, la benedizione dell’ignoranza (selettiva)! Uno degli aspetti più sorprendenti è la sensazione di sollievo derivante dal non sapere tutto in qualsiasi momento della nostra vita quotidiana. Non si è più sommersi da notizie allarmanti o da foto dell’ultimo piatto degustato e posto in bella mostra da qualcuno sui social media. 

Concentrarsi su ciò che è veramente importante per sé riduce enormemente il livello di ansia, contribuisce a migliorare la salute mentale. E, diciamocelo, ignorare le ultime polemiche su social e siti vari può fare meraviglie sull’umore.

È importante, però, che sia una scelta consapevole e non imposta anch’essa dai social. Infatti, gli stessi social usano algoritmi per personalizzare per ciascun utente, sulla base del suo comportamento online, i contenuti che rafforzano le sue opinioni, creando una bolla informativa che lo allontana da punti di vista diversi. Tendiamo a leggere e condividere notizie e contenuti che confermano ciò in cui crediamo, piuttosto che esporci a opinioni contrastanti, con conseguenze in termini di polarizzazione delle proprie convinzioni e riflessi negativi sul civile funzionamento del confronto e del dibattito tra le persone.

Quindi viva l’ignoranza selettiva! Che sia attiva e non passiva però; scegliamo noi le cose che vogliamo ignorare!

Questa esperienza personale porta a riflettere anche sul fatto che ridurre l’uso dello smartphone potrebbe avere benefici non solo individuali ma anche sociali. 

Pensate a quanta concentrazione si guadagna evitando le distrazioni anestetizzanti e continue causate dalle notifiche degli smartphone. Con meno interruzioni, la produttività aumenta sia nel lavoro che nello studio. Migliore gestione del tempo significa più ore dedicate ad attività produttive piuttosto che a scorrere passivamente  le notizie sui social media.

Riducendo il tempo passato sui dispositivi digitali, le interazioni con amici, familiari e colleghi diventano più significative. Si sviluppano migliori abilità di comunicazione e una maggiore empatia, migliorando la qualità delle relazioni e il benessere emotivo.

L’uso di smartphone mentre si guida è una delle principali cause di distrazione e incidenti stradali. Ridurre l’uso del telefono al volante potrebbe significativamente diminuire il numero di incidenti, salvando vite e riducendo i costi associati. Anche i pedoni distratti dai loro telefoni sono a rischio di incidenti, e una maggiore attenzione alla strada può migliorare la sicurezza nelle aree urbane.

Con individui più produttivi e concentrati, forse l’economia nel suo complesso potrebbe beneficiare di un aumento della produzione e dell’efficienza. Un uso più consapevole degli smartphone può anche portare a una diminuzione dell’impatto ambientale della produzione e dello smaltimento dei dispositivi elettronici.

Insomma, ridurre l’uso degli smartphone non solo potrebbe migliorare la nostra produttività e sicurezza, ma potrebbe anche renderci persone più connesse con il mondo reale. 

Immaginiamo dunque una società in cui le persone si relazionano con più empatia, maggiore immedesimazione, più comprensione reciproca e, soprattutto, non rischiano di finire contro un lampione quando camminano per strada. Quindi chiudiamo i nostri smartphone e apriamo i nostri cuori e, se proprio non riusciamo a farne a meno, almeno stiamo attenti a dove mettiamo i piedi!

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1 COMMENT

  1. I suggerimenti di Tribuzio, volontariamente o meno, li ho spesso praticati anche io.
    Mi capita a volte di dimenticare a casa il telefonico e per questo rendermi irreperibile anche per l’intera giornata.
    Per le abitudini d’oggi questo può comportare delle conseguenze e rischi imponderabili.
    Come quella volta in cui due amici apprensivi, in assoluta buona fede, non sentendomi rispondere alle ripetute loro chiamate, si acquattarono dietro la porta del mio appartamento per accertare che cellulare e telefono fisso suonavano senza che poi succedesse nulla.
    In verità si scatenò un mezzo casino, già pronti a chiamare i pompieri e a sfondare la porta credendomi vittima di un malore, se non proprio d’essere morto.
    Tralascio il racconto di quel che avvenne e che ebbe a coinvolgere parenti e amici che si erano infine introdotti a casa con delle seconde chiari e che ebbero ad accogliermi al mio rientro, facendo venire un colpo anche a me per quella intrusione imprevedibile.
    Era semplicemente accaduto che avevo solo dimenticato a casa il cellulare e, stante ldipendenze e labitudini del nostro tempo moderno, ciò avava causato un gran marasma.
    In relazione ai suggerimenti di Tribuzio, deriva che anche il prendersi certe libertà o l’incorrere in involontarie dimenticanze può comportare patemi e rischi.
    Occorre, quindi, rendere edotti di queste vostre eventuali “stranezze e abitudini” anche gli amici e i parenti più vicini, per evitare di ritrovarvi i vigili del fuoco ad accogliervi in casa al vostro riento.
    Ahahahahahahahahah!

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