Pensavamo qualche giorno fa che la telenovela sulla governance di una banca di sei miliardi di attivo, mica bruscolini, a mezzo di volantini sindacali volgesse al termine. Ci sbagliavamo. Questo irrituale modo di intervenire sulle sorti della CSR vede oggi un altro tazebao, quello della Fisac CGIL. Senza offesa, è difficile distinguerlo dai precedenti. Anzi è proprio uguale agli altri, ancorché firmati da sigle diverse e contrapposte. Aspettiamo con crescente curiosità quello del CIDA, il sindacato dei dirigenti, che non si sa perché manca ancora all’appello. Dulcis in fundo, forse. Eppure ha guidato la CSR per ininterrotti sei anni, con risultati non proprio apprezzati dai soci, se alle recenti elezioni, contro ogni previsione, la sua lista per il rinnovo delle cariche è arrivata seconda.
I volantini
-accusano il Consiglio di amministrazione di incompetenza e di farsi prevaricare da organi endoconsiliari,
-violano sistematicamente la riservatezza a colpi di chi vuol mostrare di conoscere meglio le segrete cose,
-si sfidano a duello su un’astrusa questione di fringe benefit,
– criticano i fornitori dei servizi informatici,
– se la prendono con la Banca d’Italia che non dà alla CSR risorse a sufficienza,
-si chiedono perché la Banca d’Italia medesima abbia sostituito, inaudita altera parte e quindi ledendo la maestà sindacale, in un colpo solo, Direttore Generale e Vice Direttore Generale, evitando di domandarsi se sia provvedimento gestionale o di vigilanza. Ah, saperlo!
Tutto questo “chiasso” non è degno nemmeno di un “guardo”, direbbe il Carducci, da parte del Consiglio di amministrazione che, davanti a dichiarazioni non proprio benevole nei suoi riguardi, “a brucar serio e lento seguitò”. Nessuna reazione. Sarà silenzio da sussiego, da costernazione, da indignazione, da benign neglect, lasciamoli sfogare tanto tra un po’ si calmano? Non è dato sapere neanche questo. Ma non è finita.
C’è ancora una cosa che accomuna i sindacati d’ogni parte, consiglieri, sindaci e direzione. Non c’è uno che uno che dia agli ignari soci e depositanti un numero che è un numero, il valore di una voce contabile, un dato, una percentuale, una cifra. Nulla. Non la situazione semestrale dei conti, con il bilancio 2023 che arriverà solo a fine aprile. Non c’è nessuna fretta. La CSR è una banca senza numeri. Una nuova sperimentazione di Fintech? Forse. Non proprio, dato che la (Fin)anza incespica (vedi sotto) e la (Tech)nologia (il “famigerato” Cedacri) è presa ferocemente di mira (sempre dalle critiche sindacali unite).
Gli ultimi numeri della CSR si possono trovare solo nel bilancio dell’anno scorso e non sono proprio il massimo, con riserve da valutazione del portafoglio negative per 160 mln ed effetti negativi sul patrimonio per 100 milioni, minusvalenze sul portafoglio al costo ammortizzato pari a 300 milioni, rendimento dei 4 miliardi di attività finanziarie di poco superiore all’1 per cento. Senza nulla dire di tracce di investimenti fantasiosi di eredità passate. Insomma spiegano i corsi di educazione finanziaria che non è cosa buona e giusta avere alto rischio e basso rendimento. Cosa è successo da allora non è dato sapere, salvo qualche propagandistico comunicato.
Ma torniamo ai volantini sindacali dove la cosa che ci incuriosisce di più è il riferimento al potere occulto di organi che operano all’interno del Consiglio per appropriarsi dei suoi poteri più intimi, un pò come fanno gli Houty con le navi dirette a Suez. Ci piacerebbe sapere il nome e le funzioni di questi organi e soprattutto il nome dei suoi componenti, per metterli al rogo, metaforicamente. Si intende. O almeno per chiedergli di desistere, per favore e per carità di patria, da siffatta irrituale pretesa. Come si permettono di dare l’assalto al Consiglio, chi si credono di essere?
Non vogliamo certo che il Consiglio, che poi è fatto dagli stessi esponenti autonominatisi componenti dei comitati endoconsiliari (ci avete capito qualcosa?), abbia a soffrire di questi proditori attacchi dall’interno, che ledono le sue indefettibili prerogative. Presto corriamo in loro soccorso, perché non cedano al fuoco amico.
A meno che…, a meno che non prestiamo ascolto al dubbio che ci assale. Non è che questi comitati non intendano affatto sostituirsi al Consiglio, ma sinceramente avvertirlo di pericoli e incongruenze in base a serie considerazioni e questa cosa non sia proprio gradita? E magari, attraverso gli oscuri (per noi soci) richiami dei volantini non si voglia mandare, un pò obliquamente, a dire ai supposti prevaricatori che li aspetta la fine del Grillo di Pinocchio? Sempre metaforicamente parlando, si intende. Ciò sarebbe davvero grave e meritevole di interventi dell’Autorità.
Nello scusarci della nostra irriverenza, ma anche con la noia (chi non ha visto Sanremo?) di dover continuare a occuparci di CSR, inviamo a tutti distinti saluti.
Post scriptum: Ah, in questo bailamme dimenticavamo! I soldi conservati nella CSR sono di noi soci, cooperativi e popolari! Ad meliora!