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The Old Oak

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Un gran bel film, l’ultimo del quasi novantenne regista inglese Ken Loach. Tra il dramma e il documentario egli analizza le storie che avvengono in una cittadina inglese in rovina per la chiusura della miniera di carbone quando arriva una piccola comunità di siriani, rifugiati dalla terribile guerra civile di quella terra. Un microcosmo che rischia di esplodere fin dalle prime scene e che crea una sottile e pervicace tensione nel dipanarsi degli eventi. Il punto centrale è un vecchio pub The Old Oak cadente e messo malissimo ove si alternano i bevitori di birra, disoccupati e pensionati del tempo che fu. E’ l’unico posto di contatto sociale dell’intera cittadina e ovviamente il regista ci trasporta al suo interno gli avvenimenti esterni che si svolgono, ora intrisi di perfidia e di razzismo, ora permeati da riscatto sociale e desiderio di integrazione. Un efficace espediente narrativo che evita di cadere nei luoghi comuni.
Con un pò di retorica potrei dire che il film fa riflettere e archiviarlo come uno dei tanti film della categoria melò che parlano di segregazione razziale e diseguaglianze. Un pò da starci lontano da questi film perchè al di là delle nobili intenzioni si somigliano tutti e puntano a suscitare i buoni sentimenti degli spettatori. Non è così perchè nelle immagini del grande regista vi è tanta solarità nella ricerca del mare che bagna la cittadina, nell’odore di vecchio e di birra appena spillata che promana dai banchi del pub. La vita di tanti esseri umani frantumata dalla crisi economica e dalle guerre di altre parti del mondo che tentano di aggregarsi con enormi difficoltà nel pub. Sullo sfondo di queste tante crisi la famelica avidità di società immobiliari che acquistano a quattro soldi le case in disuso per affittarle a poveri sfruttati nel misero mercato del lavoro locale. La catena sociale dello sviluppo economico sì è fermata e per tutti non rimane, in assenza dello Stato, che il vecchio pub ricco di storia e di fermenti spirituali. Non c’è rassegnazione ma la speranza e i buoni sentimenti da soli non aiutano se non c’è qualcuno e qualcosa che sappia come organizzarli per promuovere una svolta.

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