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Il fattore MPS

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Dal Sole 24 Ore del 12 dicembre riprendo la notizia choc che ribalta la storia del MPS.

”Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, ex vertici di Mps, e Paolo Salvadori, allora presidente del collegio sindacale, sono stati assolti in appello a Milano, assieme alla banca, nel processo per falso in bilancio e aggiotaggio sul filone delle indagini che riguarda la contabilizzazione dei derivati Santorini e Alexandria.
Il Tribunale aveva condannato i primi due a 6 anni, il terzo a 3 anni e mezzo di reclusione e Monte Paschi a 800 mila euro di sanzione pecuniaria. La decisione dei giudici arriva dopo la conferma della Cassazione delle assoluzioni di tutti gli imputati nel procedimento ‘madre’ sul caso dell’istituto di credito.

Mps accelera a Piazza Affari dopo l’assoluzione degli ex vertici Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, prosciolti in appello a Milano nel processo sui derivati. Il titolo avanza del 3,1% a 3,37 euro

La Corte ha assolto gli imputati con la formula ‘perché il fatto non sussiste’. Viola e Profumo, dopo la lettura del dispositivo, si sono abbracciati ed erano visibilmente commossi. I giudici hanno anche revocato le statuizioni civili. Il sostituto pg Massimo Gaballo, oltre a chiedere la conferma della condanna a 6 anni di reclusione e della multa di 2,5 milioni di euro per Viola e per Profumo e la sanzione pecuniaria di 800 mila euro per Mps, ha proposto alla seconda Corte d’Appello, presieduta da Maria Rosaria Correra, di accogliere ai fini civilistici i ricorsi delle oltre duemila parti civili. Per Salvadori invece la richiesta è stata la nullità della sentenza per incompetenza territoriale e il trasferimento a Siena degli atti. Al centro del processo, per cui ora sono stati tutti assolti, c’è la presunta “erronea” e “persistente” contabilizzazione nei conti della banca senese di Alexandria e Santorini (che erano stati sottoscritti con Deutsche Bank e Nomura dalla precedente gestione, quando presidente dell’istituto era Giuseppe Mussari) come operazioni di pronti contro termine sui titoli di stato, e quindi a saldi aperti, e non come derivati, e quindi a saldi chiusi. Contabilizzazione avvenuta nel 2012, 2013 e 2014 e nella prima semestrale del 2015, quando Viola e Profumo erano ai vertici, e che avrebbe avuto, secondo l’accusa, lo scopo di coprire le perdite di Rocca Salimbeni dopo l’acquisizione di Antonveneta. Le operazioni di finanza strutturata chiamate Alexandria e Santorini, Chianti Classico e Fresh erano al centro del procedimento principale – da cui sono poi nati gli altri – che si è concluso con una assoluzione definitiva.”

Legittima la soddisfazione degli assolti ma le implicazioni di una sentenza del genere sono rilevanti sul piano generale della crisi della antica banca senese e del costo per i contribuenti per decine e decine di miliardi di euro.L’inizio del dramma fu il seguente comunicato stampa:

”Siena, 8 November 2007 – Banca Monte dei Paschi di Siena communicates that it has signed an agreement with Banco Santander for the purchase of Banca Antonveneta for an amount of Euro 9 billion. The transaction is conditioned to the approval of the relevant authorities.
Banca Antonveneta is one of the ABN Amro ABN Amro attributed to Banco Santander, that has taken part to the consortium together with Royal Bank of Scotland and Fortis for the public tender offer on ABN Amro recently concluded.”

Si avviò la più grave e la più lunga crisi bancaria, dagli sviluppi ancora non prevedibili, tuttora in mano pubblica. Ha assorbito risorse per 30 mld o forse 40, imponendo alla fine l’ingresso nel capitale dello Stato come socio di maggioranza. La causa, ben nota, fu l’azzardato acquisto di Banca Antonveneta, avendo ottenuto l’autorizzazione delle autorità di controllo pur in assenza di due diligence. Quando, nel 2011, erano già in piena evidenza gli effetti deleteri dell’acquisizione, lasciò interdetti la nomina del Presidente del Monte a Presidente dell’ABI. Lo Stato Italiano è intervenuto nella prospettiva del suo ricollocamento sul mercato, una volta completato il processo di risanamento. Le cause giudiziarie hanno coinvolto anche i banchieri chiamati nel tempo al suo capezzale. La soluzione definitiva nonostante il pesante ridimensionamento di quella che fu la terza banca del Paese vede ancora sullo sfondo ipotesi di aggregazioni, con altre banche di cui si sussurrano debolezze.

In conclusione, c’è poco da stare allegri. Con le recenti sentenze vanno tutti assolti. Resta quindi ancora da scrivere il viluppo di interessi di parte che decretarono la fine di Antonveneta e MPS, due banche poco più che regionali che innescarono altre crisi decretando la fine delle banche regionali e una concentrazione senza precedenti del nostro sistema bancario. Alle esauste finanze statali queste sentenze giovano poco, non ristorano nessuno oltre ad aumentare un po’ il prezzo di vendita di MPS, magra soddisfazione rispetto alla valanga di soldi che sono stati dissipati. Il centro dello tsunami fu il Veneto e poi la Toscana e poi ancora l’Italia centrale e oggi rimane ben poco del sistema di piccole banche che finanziarono lo sviluppo economico del paese, prima di collassare miseramente. Ma tutto iniziò con MPS, il fattore MPS che fece capire come utilizzare le banche che trionfalmente erano state considerate da pochi anni imprese, le banche come imprese, appunto. Come nel romanzo di Graham Green del 1979, The Human Factor, il fattore MPS ha aiutato a plasmare il concetto di banca e di vigilanza, imprimendo una svolta feconda di stigmi che peseranno nel futuro del paese.

Il fattore MPS non rende quindi giustizia se non ai diretti interessati ed è un passo importante della nostra storia bancaria che crea un circolazione extracorporea al sistema medesimo ove è difficile entrare e giudicare per chiunque.  E il trascorrere del tempo non aiuta, anzi.

Ah, giusto per la cronaca, quando il comunicato stampa del 2008 cita le autorità rilevanti che dovevano approvare l’operazione il riferimento oltre alla CONSOB è alla Banca d’Italia, vigente l’allora Governatore Mario Draghi.

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