Si può rischiare di destabilizzare una banca a colpi di volantini sindacali? Temiamo di sì, se prestiamo fede a questo j’accuse appena uscito. Senza esclusione di colpi, si accusa l’attuale maggioranza dei consiglieri di incompetenza e la Banca d’Italia di lesinare le risorse al punto tale da rendere impossibile l’ordinato svolgimento delle attività della Cassa. Sono recriminazioni non da poco.
La situazione è davvero preoccupante e i depositi possono essere a rischio? Sarebbe il colmo che proprio la banca dei dipendenti della Banca d’Italia, la quale esercita le funzioni di vigilanza sul sistema bancario italiano, possa avere criticità tali da impattare sul suo futuro.
Il punto è che chi rivolge questa aspra rampogna è il sindacato che insieme a quello dei dirigenti ha governato la banca per ininterrotti sei anni, con una serie di risultati controversi (bassa redditività di un portafoglio titoli pari a oltre 4 miliardi, con riserve da valutazione andate da positive per 17 milioni a negative per oltre 160 milioni, minusvalenze sul portafoglio titoli al costo ammortizzato pari al 15% del Risk Weighed Asset (media di sistema 3% dall’ultimo report di Banca d’Italia sulla Stabilità Finanziaria). Indici di redditività quali Roe e Roa nettamente inferiori alle medie di sistema, nonostante che i costi operativi siano assorbiti in larga misura dalla Banca d’Italia e i dividendi corrisposti sulla partecipazione della CSR al capitale della medesima banca centrale ammontino a 10 milioni di euro annui!
Inoltre la gestione precedente si è fatta vanto di aver fatto crescere la CSR fino a farla diventare la seconda banca popolare del Paese.
Se oggi i sindacati, usciti sconfitti dall’ultimo rinnovo delle cariche, fanno della carenza di risorse di personale, addirittura calcolata in numero pari a quelle impiegate, la critica più feroce alla banca centrale, la domanda è se sia stata sana e prudente gestione spingere la CSR su obiettivi dimensionali tanto supponenti, in assenza di mezzi adeguati. La crescita oltre le proprie forze tecnico-organizzative è un rischio strategico che è stato causa di molte crisi bancarie.
Le inefficienze riscontrate dai soci nei servizi offerti non sono infine nate ieri, ma risalgono almeno ai due mandati precedenti.
Con acrimonia (le sconfitte bruciano) si cerca ora di scaricare colpe e responsabilità su chi è in carica da sei mesi. Un minimo di decenza, signori! La favola del lupo e dell’agnello non va più di moda. Forse l’unica critica che ci sentiamo di muovere ai nuovi è che siano stati finora troppo indulgenti circa le criticità ereditate.
Dopo questo volantino, alla nuova maggioranza eletta a fine aprile sarà definitivamente chiaro che cercare soluzioni di mediazione con chi li ha preceduti non può portare a nulla, stante il clima che si sta alimentando. L’unico modo di gestire la CSR è quella di raccontare ai soci, in nome di una effettiva trasparenza, la reale situazione tecnica e organizzativa dei sei anni di gestione di CIDA e Cgil e segnare una netta presa di distanza con il passato, esercitando il ruolo che i soci hanno irrevocabilmente attribuito alla nuova governance. Ciò anche al fine di non diventare responsabili di scelte altrui, facendole proprie con l’approvazione del primo bilancio.
Come soci ci sia consentita un’ultima osservazione, nel più completo rispetto delle prerogative istituzionali dell’Organo di Vigilanza: la proposta è se non sia il caso di promuovere presto un’ ispezione di vigilanza per una parola definitiva sulla portata degli squilibri dei quali, il socio, potendo contare soltanto sulla informazione annuale di bilancio, non potrà mai avere sufficiente contezza.
Salvo doversene preoccupare, allarmandosi, davanti a qualche muscoloso volantino, che in modo inquietante si chiede a chi interessa la CSR, compagine che annovera 16.000 soci che comprano azioni, possiedono depositi e conti correnti. Cui prodest, una domanda del genere? Fare sindacato e sindacalese con le banche è molto, molto pericoloso e dovrebbero ricordarlo anche i sindacati, i cui esponenti lavorano in Banca d’Italia.
A tutti: ci piace consigliare la visione dello splendido film di Antonio Albanese, Cento Domeniche: absit iniuria verbis, ma quel che racconta sulle banche può capitare ancora.