Scena Prima, il riepilogo
Non abbiamo sbagliato titolo, ma all’attuale consiliatura ci piace ricordare la ragione d’essere della banca, cooperativa da quando è nata più di un secolo fa. L’alternativa non esiste se non la liquidazione. E’il destino di tante piccole banche, esistono solo se si attaccano ferocemente alle loro radici storiche.
A sei mesi dall’insediamento del nuovo Consiglio, che sulla base di una promessa discontinuità con il passato aveva rovesciato le previsioni della riconferma di una controversa gestione, qualche considerazione, a luci e ombre, è possibile farla da parte di due anziani soci.
Abbiamo creduto in un rinnovamento ed è senza dubbio presto per dire se esso si sia perso, come talvolta accade, dopo le propagandistiche parole delle campagne elettorali. Ma è certo che vada rivitalizzato. Per ora i segnali non si distinguono. Pentiti, noi?
Non per il momento, anzi questo breve articolo vuole essere uno stimolo a cambiare, per modificare certi comportamenti, ad iniziare da quelli ispirati al principio di una chiara e seria comunicazione, in nome della trasparenza.
Scena Madre ad alta tensione
Nel senso non formale, ma sostanziale del termine, per veicolare informazioni sulla reale situazione economico-patrimoniale, non solo una volta all’anno e per indicare ex ante le coordinate strategiche future del nuovo consesso.
D’altro canto, dalle informazioni ricavabili dal bilancio 2022, avevamo sollevato il dubbio che la situazione tecnica della Banca presentasse rigidità tali che non le avrebbero consentito di ricomporre agevolmente le attività finanziare verso quelle a maggiore rendimento, come segnalavano inequivocabilmente le tendenze del mercato e che il peso delle minusvalenze su titoli non avrebbe potuto essere rapidamente alleggerito.
Ecco il motivo di una più puntuale informazione alla base sociale: capire quale è nella realtà dei fatti la situazione ereditata dalla passata gestione e la volontà e la possibilità di un riorientamento dell’azione della Cassa in funzione di una più consona performance.
Non bastano i volantini trionfalistici sull’utile conseguito a giugno, invero assai modesto in rapporto ai quasi sei miliardi di attivo, e la pressoché totale assenza di informazioni sul rischio-rendimento delle attività gestite. I soci debbono saperne di più per non rischiare di essere trattati come parco buoi.
Inoltre, notiamo un sostanziale stallo nella ricerca di nuove opportunità di impiego del risparmio da offrire come servizio ai soci. Nel paese, e non sono pochi gli osservatori che segnalano queste novità, si sta formando un mercato pubblico ove sono collocati titoli di Stato pensati specificamente per famiglie e piccoli risparmiatori. Il riferimento è al BTP Italia e al BTP Valore che si possono acquistare dall’home banking con un semplice click e zero commissioni. Alla immediata comprensibilità delle condizioni fa riscontro la semplicità dell’operazione.
Tuttavia, la capacità di risposta della CSR a questi mutamenti è molto lenta e burocratica e non sembra ispirata a una strategia di apertura più generalizzata, cioè volta a indirizzare i soci verso una più razionale gestione dei propri risparmi su un ventaglio di titoli similari.
Così, non è stato possibile acquistare al momento dell’emissione le obbligazioni emesse dalla Cassa Depositi e Prestiti con scadenza 2029 che presentano rendimenti molto interessanti. Non conosciamo i motivi, non ci sono stati comunicati per quanto li abbiamo richiesti, mentre siamo stati informati che possiamo comprarli solo dopo che saranno quotati sul MOT, presumibilmente un mese dopo l’emissione e a condizioni più penalizzanti.
Da notare che CDP ha avviato da anni un programma di emissioni obbligazionarie riservate al mercato retail (persone fisiche residenti in Italia). La finalità del programma è l’ampliamento delle fonti di provvista dedicate alla realizzazione di progetti di interesse pubblico, attualmente finanziati prevalentemente tramite i fondi provenienti dalla raccolta postale (Gestione Separata).
Nella ultima emissione di pochi giorni fa, l’ammontare iniziale di 1,5 miliardi di euro, alla luce dell’andamento della domanda da parte dei risparmiatori, è stato aumentato fino a 2 miliardi di euro, suddivisi in 2.000.000 obbligazioni del valore unitario di 1.000 euro.
Le obbligazioni hanno ottenuto richieste per 3,55 miliardi di euro pervenute da 100.000 sottoscrittori. Le offrivano al collocamento quasi tutte le banche italiane. Una occasione persa per i soci CSR, anche in considerazione della valenza sociale dell’investimento, che valorizza lo spirito cooperativo che dovrebbe animare il sodalizio; a proposito dei principi tanto strombazzati di CSR – Corporate Social Responsability.
Il terzo punto riguarda le politiche di prezzo sulla raccolta bancaria in cui prevale l’aumento dei tassi di interesse che appare fine a sé stesso, piuttosto che a stabilizzare nel tempo l’apporto dei soci. Inevitabile che si creino scompensi e si alterino gli interessi dei soci a favore di altri gruppi di soggetti.
Così è stato per quanto concerne i tassi riconosciuti sui time deposit a sei mesi, non solo inusitatamente alti, ma anche frutto di sperequazione a svantaggio dei soci. Infatti, mentre la struttura dei tassi sui conti correnti è articolata tra le varie categorie per riconoscere un premio di fidelizzazione ai soci, per i time deposit a 180 giorni i tassi sono stati equiparati ai correntisti di altri gruppi (portieri, IVASS, SIDIEF).
E senza fornire spiegazione alcuna, come se fosse naturale: in verità noi non abbiamo capito le motivazioni di detta equiparazione, a meno che non vi fossero squilibri nella situazione di liquidità della Cassa e si dovessero offrire tassi appetibili a tutti, soci e non soci (è possibile?). Oppure è in atto una politica non dichiarata di allargamento della base sociale, per quanto essa sia stata bocciata dall’assemblea straordinaria dello scorso anno? Anche su questo punto i soci dovrebbero saperne di più.
Uscita di Scena?
Lo ribadiamo: i valori che ci spinsero ad appoggiare con convinzione l’attuale consiliatura erano comunicazione e trasparenza, attraverso i quali si avesse contezza delle componenti di fondo della gestione anche prospettica del sodalizio, con i suoi 16.000 soci. E non per proseguire a colpi di comunicati!
La CSR non può che essere una piccola banca di nicchia, e non la seconda banca popolare del paese, come invocò gonfiandosi il petto il precedente Presidente al momento di chiedere la sua (poi mancata) rielezione, lamentandosi della carenza strutturale di risorse per gestirla. Con questi limiti organizzativi era prudente lanciare la Cassa su un’obiettivo dimensionale tanto ambizioso?
Se esistono chiare scelte strategiche dei nuovi amministratori (più titoli o più impieghi, più risparmio amministrato e meno raccolta diretta, più servizi di qualità), queste andrebbero comunicate ai soci, per una migliore attenzione e inclusione nei loro confronti e per discutere, con chi ne ha ancora voglia, della CSR come bene comune.
In questi giorni ho visto l’ultima opera cinematografica dell’Antonio Albanese impegnato in temtiche sociali (titolo ‘Cento domeniche’), nelle sale dal 23 novembre.
Un film che racconta in una forma molto delicata e intima un trauma che ha travolto molti risparmiatori gabbati.
L’amaro e’ anche la solita costante di sottofondo che evidenzia come gli ultimi sono sempre i condannati al sacrificio.
Un film da vedere, anche per mantenersi attenti sulle gestioni degli amministratori di banche e finanziarie a cui distrattamente riponiamo troppo spesso fiducia.
Non sara’ il caso delle CSR ma mantenersi informati e’ salutare per tutti!