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Sul fabbisogno di servizi delle pmi agricole della Val di Chiana e non solo

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Il conflitto Russo Ucraino ha già avuto un impatto profondo sull’agricoltura: rallentamento economico, inflazione, razionamento dell’energia, mettendo in tensione il sistema di produzione alimentare globale.

Le difficoltà nelle esportazioni dei cereali, i gravi effetti sui mercati di materie prime essenziali, tra le quali i prodotti dell’industrie chimiche, in primis quelli a base di azoto, fondamentali per l’agricoltura, hanno messo in evidenza ancora una volta le interconnessioni del mercato globale dei prodotti agricoli.

Quali ricadute sulle produzioni del settore con specifico riferimento ad aree agricole importanti per l’intero Paese?

La Val di Chiana

Abbiamo preso in esame imprese agricole diretto coltivatrici a conduzione prevalentemente famigliare, della regione agraria denominata Valdichiana nota per il suo fertile territorio. Dotata di strutture economiche tradizionali, con vocazione alle coltivazioni cerealicole, alla zootecnia (allevamento di bovini di razza Chianina, allevamento e ingrasso suinicolo intensivo), alle attività forestali e alle colture specializzate di piante arboree (oliveto e vigneto), l’area è distribuita su tre province: Arezzo, Siena, Perugia.

Prevalgono le aziende con una SAU tra 5 e 20 ettari. Le aziende appartenenti a unità con attività agricola secondaria (rispetto ad altra attività lavorativa del titolare, che non ha l’obbligo di versare i contributi previdenziali, ma è soltanto tenuto a dare evidenza all’INPS del possesso del requisito), si concentrano prevalentemente nelle aziende di ancor più piccole dimensioni, tra 1 e 5 ettari.

Nella classe tra i 20 e i 100 ettari, prevalgono le aziende gestite da Coltivatori Diretti (coloro che impiegano la propria forza lavoro e quella dei suoi familiari) e Imprenditori Agricoli Professionali (IAP), che di solito utilizzano manodopera esterna e conto-terziasti. Le grandi aziende appartengono a società di capitali e a gruppi e hanno strutture consolidate sul piano sia tecnico che amministrativo.

Abbiamo preso in esame aziende con allevamenti soprattutto di bovini di razza Chianina (150/180 capi all’ingrasso con 35/40 fattrici (femmine di razza, destinate alla riproduzione) con toro riproduttore e 1.200/1.500 capi suini.

Da notare l’elevata concentrazione di produzione standard nelle aziende specializzate. Secondo la definizione dell’ISTAT, la regione agraria è costituita da gruppi di comuni secondo regole di continuità territoriale omogenee in relazione a determinate caratteristiche naturali ed agrarie e, successivamente, aggregati per zona altimetrica. Il valore della produzione standard è il valore monetario della produzione agricola lorda “franco azienda”.

Indicatori di produzione e di capitale

Iniziamo l’esame di ogni singola azienda, attraverso alcuni indici significativi, dapprima gli indici lordi, cioè quelli in cui la misura della produttività è attribuita ad un solo fattore, mentre nella realtà operativa la stessa è dovuta al concorso dei diversi mezzi impiegati.

Un classico indice lordo è quello che dà la misura della produttività del capitale fondiarioÈ costituito dalla terra nuda più gli investimenti fondiari, che sono detti anche miglioramenti, ossia PLV/SAU (produzione lorda vendibile diviso superficie agraria utilizzabile), che può variare in modo sensibile da zona a zona, in funzione della tipologia dell’azienda e dell’ordinamento colturale.

Un altro indice lordo è quello legato alla produttività del capitale agrario PLV/CA (il capitale agrario corrisponde a tutti quei capitali di cui, oltre al capitale fondiario, l’impresa deve disporre per realizzare il processo produttivo); questo parametro di valutazione è legato all’intensità degli investimenti e risulta più elevato in aziende di piccole dimensioni, a carattere famigliare, dove prevale il lavoro manuale della famiglia dell’agricoltore, mentre è più basso in aziende capitalistiche, in quanto vi prevalgono gli investimenti. Va comunque rilevato che un indice troppo basso, inferiore allo 0,50 indica uno squilibrio tra investimenti e produzione. Maggiore importanza rivestono gli indici di produttività netta in cui diversi mezzi di produzione vengono messi a confronto con le loro remunerazioni al lordo del profitto.

Questo rapporto visualizza, specie di realtà agricole a conduzione famigliare, la percentuale di lavoro sotto o sopra occupato. Le ore di lavoro necessario sono calcolate con i tempi medi standard necessari per le diverse attività, adattate alle reali esigenze aziendali. Gli indici U.L. famigliari / UL totali e UL fisse / UL totali esprimono rispettivamente il ricorso al lavoro extra-aziendale e ricorso al lavoro avventizio.

Nelle aziende ad indirizzo zootecnico può essere di aiuto, nella valutazione dell’efficienza aziendale, considerare l’assorbimento di mano d’opera del comparto animale sul complesso delle attività svolte. Si può quindi procedere al calcolo del rapporto.

Anche i rapporti CV/UL cavalli vapore per unità lavorativa e CV/SAU possono dare una prima indicazione sul grado di meccanizzazione aziendale. Tale rapporto risulta mediamente di 16-18 CV per unità lavorativa. Nelle grandi aziende capitalistiche della Valdichiana, mentre per il secondo indice è molto grande la variabilità dovuta alla diversificata tipologia aziendale. Questo indice nella pianura irrigua della Valdichiana si aggira intorno a 5 CV/SAU nelle imprese capitalistiche di medie dimensioni. Altri indici riferiti al grado di meccanizzazione si ottengono rapportando il valore delle macchine motrici o delle macchine in complesso alla superficie agricola utilizzata.

Indicatori di capacità imprenditoriale

Sono diversi fattori che impattano sui risultati del settore quali

La natura prevalente familiare dell’imprese;
La dimensione produttiva ed economica modesta;
La criticità della funzione produttiva, il cui controllo è affidato soprattutto alle doti personali dell’agricoltore;
La lunghezza dell’orizzonte temporale su cui si proiettano le più rilevanti decisioni aziendali (scelta degli orientamenti produttivi, investimenti fondiari, governo dei debiti);
– Il carattere irreversibile (per lo meno nel breve-medio termine) delle principali scelte imprenditoriali.

In relazione a questi fattori, che in alcuni casi possono essere attenuati, ma mai del tutto eliminati, l’insieme delle competenze e delle caratteristiche personali dell’imprenditore acquisiscono importanza, ma è rilevante anche la qualità dei servizi professionali, commerciali, del credito e della integrazione delle filiere che lo circondano.

Il credito

La valutazione del merito creditizio non può ad esempio prescindere da una informazione economica che deve essere la più completa possibile e che non può che svilupparsi secondo modalità strutturate e condivise. 

Forse mai come in questo caso, la banca finanziatrice, avendo a disposizione la possibilità di effettuare analisi complesse, non deve limitarsi a giudicare le doti e le qualità, morali e professionali, del potenziale affidato. Deve fornire un supporto oggettivo, aiutando l’imprenditore ad orientarsi al meglio nelle sue decisioni. Siamo del parere che vi sia ampio spazio di miglioramento in questa direzione, elaborando informazioni e dati secondo una metodologia che guidi ad una valutazione quanto più possibile razionale ed efficiente “della capacità imprenditoriale” e delle logiche economiche sottostanti alle decisioni dell’agricoltore.

Relativamente al quale agricoltore, la valutazione di fattori di natura oggettiva, che ne determinano competenze e capacità tecnico-professionali si affiancano alla valutazione di caratteristiche e fattori di natura psicologica, che ne determinano le modalità di assunzione delle decisioni, inquadrandole all’interno del compartimento imprenditoriale.

La rilevanza attribuita a queste variabili si basa sul presupposto che l’attività agricola si eserciti oggi in un contesto particolarmente difficile, incerto e dinamico, in una acquisizione di competenze specifiche, nel continuo aggiornamento e qualificazione professionale, nella diversificazione e nell’approfondimento delle esperienze.

Pianificazione, bilanciamento finanziario ed equilibrio patrimoniale

Un’azienda agricola, come qualsiasi azienda, deve mantenersi costantemente liquida, cioè in grado di far fronte alle uscite monetarie in modo tempestivo ed economico. Presupposto della liquidità aziendale è il conseguimento di redditi cui corrispondano flussi di cassa operativi al netto delle imposte positivi e di entità adeguata a coprire le uscite per il servizio dei debiti, le spese di investimento per il mantenimento della capacità produttiva e prelievi di natura corrente.

La generazione di un saldo positivo tra i flussi di cassa operativi e le uscite, il cosiddetto flusso di cassa netto, è il principale fattore propulsivo dello sviluppo aziendale. Le risorse generate internamente, in combinazione con i fondi affluiti dall’esterno, concorrono infatti alla valutazione del merito creditizio attuale e prospettico. Non c’è al momento molta attitudine a mettere al centro degli equilibri finanziari il cash flow e vi è molto da lavorare per spingere le consulenze professionali lungo questa direzione. Eppure il livello delle tensioni finanziarie è determinante per decidere se gli squilibri possono essere corretti o se l’azienda è avviata verso una china non reversibile. 

Strumenti finanziari e agevolazioni

Il ricorso agli strumenti finanziari agevolativi è da sempre vitale in agricoltura. Da quelli europei a quelli dei piani di sviluppo regionali. Non è questo il luogo per elencarli. Un nodo nevralgico è quello dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA).

Nell’ambito delle sue funzioni istituzionali, esso realizza servizi informativi, assicurativi e finanziari e costituisce forme di garanzia creditizia e finanziaria per imprese agricole e le loro forme associate, al fine di favorire l’informazione e la trasparenza dei mercati, agevolare il rapporto con il sistema bancario e assicurativo, favorire la competitività aziendale e ridurre i rischi inerenti alle attività produttive e di mercato.

L’ISMEA affianca le Regioni nelle attività di riordino fondiario, attraverso la formazione e l’ampliamento della proprietà agricola, e favorisce il ricambio generazionale in agricoltura in base al suo specifico regime di aiuto approvato dalla Commissione europea, di fondi strutturali per il raggiungimento degli obiettivi socio-economici preposti, che le regioni attraverso il Programma di sviluppo rurale (PSR) e del fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale.

Le domande possono essere presentate attraverso i Centri autorizzati di assistenza in agricoltura (CAA) oppure utilizzando le proprie credenziali di accesso.

Bisogna misurare i tassi di fallimento delle istanze presentate e avere una chiara rappresentazione delle cause. E’ un problema di non adeguata assistenza da parte delle associazioni di categoria? E’ questione di insufficienti conoscenze delle opportunità? Sono incertezze causate dal contrasto tra complessità di accesso o da insufficienza di risorse degli interventi pubblici?

Tali domande innnescano, al tempo stesso, problemi che attengono al territorio, all’ambiente, al più generale rapporto fra uomo, produzione, consumo e natura; problemi destinati a diventare drammatici in futuro, stanti le istanze sottese a queste inefficienze.

Oltre alla sua funzione primaria di produrre cibo e fibre, l’agricoltura disegna il paesaggio, protegge l’ambiente e il territorio e conserva la biodiversità, gestisce in maniera sostenibile le risorse, contribuisce alla sopravvivenza socio-economica delle aree rurali, garantisce la sicurezza alimentare.

Le trasformazioni delle politiche agrarie non sono quindi questioni da massimi sistemi, ma riguardano ogni singolo operatore e la sua capacità di adattarsi al meglio alle linee di fondo di tali politiche, cosa impossibile senza la dovuta consapevolezza delle conseguenze sulla evoluzione che ci si attende dal settore.

Su questo aspetto vi sono naturalmente opinioni e giudizi consolidati. Essi delineano un modello fondato su strategie di promozione sociale e su “modelli acquisitivi” individuali e associativi e sottolineano il contrasto fra la complessità di queste incertezze e la carenza di informazioni anche da parte di organismi associativi ed istituti finanziatori.

Semplificazione amministrativa 

Un’analisi dei fattori che in linea generale influenzano il mercato della terra non può inoltre prescindere dalle norme giuridiche e amministrative emanate nelle regioni, che esercitano spesso un’azione vincolistica, più o meno rilevante, nei confronti della libera trasferibilità del capitale fondiario.

In generale, il tema della semplificazione amministrativa aiuterebbe anche in agricoltura, la mobilità dei capitali investiti. I segnali a favore dei giovani e delle donne devono esprimersi in una sempre maggiore ricorso all’ampliamento di queste categorie imprenditoriali, le cui iniziative devono essere oggettivamente valutate.

Ci siamo imbattuti in casi in cui l’erogazione di finanziamenti è stata subordinata al rilascio di garanzie bancarie da parte dei genitori e dei mariti, in quanto titolari di proprietà. No comment!

Situazioni di difficoltà

Le difficoltà del settore debbono essere alleviate, ma sulla loro natura occorre una visione sistematica e d’insieme. 

La caduta di redditività, dato l’elevato livello di indebitamento con cui normalmente operano le imprese agricole, ha spinto molte aziende in situazioni di “default”: quelle occorse in alcune vallate aretine (ad esempio nella tabacchicoltura) hanno messo in crisi anche alcuni piccoli istituti di credito.

Nell’ allevamento basta dare un’occhiata a queste poche informazioni per capire la debolezza del potere contrattuale dei produttori/allevatori: Manzo di razza chianina: Vitelloni (del peso vivo Kg.1.000/1.200), i prezzi da macello peso morto sono di 7,5 €/kg.

I prezzi dei suini (peso vivo kg.160/170) sono intorno ai 2 € al Kg. Sono prezzi non remunerativi, sotto i minimi storici. 

Quanto alle aziende vitivinicole delle aree DOP con menzioni DOC e DOCG, le cantine hanno molto invenduto. Un valore economico importante, ma fermo.

Le aziende che si trovano in migliori condizioni sono quelle che producono verdura e frutta di prima gamma (ortofrutta fresca tradizionale).

La sintesi è tutt’altro che incoraggiante. In questo contesto di mercato bisogna ottimizzare le risorse tecniche e finanziarie disponibili per le imprese, per recuperare almeno dal lato dei costi d’impresa, la convenienza dell’operare in questi comparti produttivi.

I rimedi

Ci dobbiamo chiedere se i servizi di assistenza amministrativa, contabile, fiscale, di consulenza aziendale e tecnica e i servizi bancari siano adeguati a far crescere in equilibrio economico-finanziario queste entità minori. La risposta non sembra positiva, venendo spesso a contatto con lamentele circa le carenze riscontrate. Le inefficienze sono di varia natura.

Troviamo spesso aziende non aggiornate sulla possibilità di accedere ai benefici dei piani regionali o con domande di contributi respinte per incompletezza e incongruenza delle istanze.

Scarsa l’attitudine a consulenze di ordine commerciale, per differenziare le controparti di vendita, evitando la concentrazione e la dipendenza da pochi acquirenti. Una maggiore differenziazione aumenterebbe i gradi di libertà nella formazione dei prezzi.

Sul piano finanziario, ci siamo spesso imbattuti in livelli di indebitamento elevati, privi di coerenze rispetto agli obiettivi da finanziare, richieste di garanzie aggiuntive, improvvise restrizioni creditizie, lunghezza dei tempi di risposta alle domande di fido.

Quasi nulla poi la diffusione di pratiche assicurative, per coprirsi dai rischi meteorologici e da eventi imprevisti, come le malattie del bestiame. C’è grande spazio per assistenze in questa azione di tutela.

Sono tutte incertezze che si riflettono sulla capacità di programmare le attività di investimento in modo sostenibile. Insomma si vive molto alla giornata, dietro i lavori agricoli che la impegnano completamente, lasciando poco tempo per approfondire le implicazioni di scelte anche complesse.

Insomma vogliamo porre con enfasi il tema dei servizi e del bisogno di colmare carenze che sono sotto gli occhi di tutti e che spesso vengono sottovalutate.

Le professioni, le organizzazioni di categorie, le banche dovrebbero incidere con più efficacia per i recuperi di produttività generale di questo importante settore produttivo.

E tutti coloro che si propongono di difendere le eccellenze produttive agroalimentari di luoghi come la Val di Chiana dovrebbero preoccuparsi di più della qualità dei servizi costruiti intorno a questa rilevante filiera produttiva.

Dal punto di vista del credito, la lunghezza dell’affidamento, il prevalere delle garanzie reali, la scarsità e la lacunosità delle informazioni e dei dati contabili per formulare più precise previsioni sono al momento limitazioni, che si traducono in fattori di costo sempre meno sostenibili.

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