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Creatività, Moda, Economia o della nascita del Made in Italy

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Il genius loci della Moda

Giovanni Battista Giorgini, è stato il vero padre della moda italiana, colui che inventò il “Made in italy” che tanto ha portato e porta al nostro paese. Giorgini ebbe una grande intuizione, organizzare la leggendaria sfilata del 12 febbraio 1951 a Villa Torrigiani a Firenze. Andiamo con ordine, perché conoscere come sia nata la moda italiana, non porta solo la città di Firenze in un esclusivo salotto mondiale di bellezza, artigianato, economia, fatturato e visione di nuove figure professionali, ma mette in evidenza quel “Genius Loci” che ci caratterizza nel profondo e che troppo spesso non vogliamo mettere in pratica. 

Giovanni Battista Giorgini è un giovane uomo quando comprende che la fine della seconda guerra mondiale può essere una nuova opportunità di rinascita. Firenze è una città che ha sempre coltivato la creatività, la bellezza, non solo in Europa, ma in tutto il mondo.

 

Gli americani ci stavano osservando, nonostante che il popolo italiano fosse provato dalla guerra e dalle distruzioni. In una sua personale lettera, scritta su carta intestata con tanto di stemma, “Bista” Giorgini mette in pratica le sue idee innovative e scrive:

“Fino dal 1923 sono in contatto col Mercato Nord Americano e rappresento molte fra le migliori Case che importano i nostri prodotti di arte e artigianato. Di ‘moda’ non si è mai parlato in senso pratico, essendo Parigi il loro centro vitale. Sono però sempre stati molto apprezzati i nostri accessori per Moda quali: borse, sciarpe, guanti, ombrelli, scarpe, gioielli ecc. Poiché adesso gli Stati Uniti sono orientati molto benevolmente verso l’Italia, mi par giunto il momento di tentare una affermazione della nostra Moda in quel mercato. E per raggiungere lo scopo, dato che a Parigi le collezioni sono mostrate ai Compratori Americani durante la prima settimana di Febbraio ed Agosto, dobbiamo organizzarci per potere anche noi mostrare le nostre collezioni alla stessa epoca.

Appunti di progetto

Poiché ho già avuto l’adesione di diverse fra le migliori Sartorie, propongo quanto segue:

Data: Seconda settimana di Febbraio e di Agosto di ogni anno.

Luogo: Firenze. 

Modalità: Ogni Casa di Alta Moda porterà un minimo di venti modelli (mattino, pomeriggio, cocktail, sera) e una o meglio due delle sue indossatrici. Ogni Casa sosterrà le sopra spese e contribuirà con L. 25.000 all’Officio Giorgini per le spese di organizzazione e di ricevimento degli ospiti. 

Vendite: Le Vendite saranno trattate direttamente fra le Case e i Compratori Esteri. Nell’interesse delle Case stesse, è condizione esplicita che i modelli che verranno mostrati siano di pretta ed esclusiva ispirazione Italiana. In questa prima mostra del prossimo Febbraio non sarà facile avere un concorso di Compratori Americani numeroso poiché essi sono convinti che la Moda Italiana è una derivazione della Parigina; e perciò il loro interesse è limitato. D’altra parte abbiamo più volte visto modelli italiani pubblicati su Vogue ed Harper’s Bazaar sotto nominativi americani e francesi.

Sta dunque nella volontà nostra di dimostrare che l’Italia, che nel campo della Moda attraverso i secoli ne è stata sempre Maestra, ha conservato la sua genialità e può ancora creare con spirito del tutto genuino.”

La prima Mostra avrà luogo a casa Giorgini il 12 e il 14 Febbraio 1951 su invito.

La rivoluzione “visionaria”

La vera rivoluzione industriale, e possiamo dire “visionaria” di Giorgini a favore del Made in Italy, fu quella di comprendere che la politica economica del paese doveva riprendere, e che era sostenuta dagli aiuti americani del Piano Marshall, ufficialmente chiamato “European Recovery Program, Piano per la Ripresa Europea, il quale sosteneva le alleanze economiche e finanziarie tra Italia e Stati Uniti per lo sviluppo delle imprese italiane.

Il Piano Marshall era un’opportunità e il principale finanziatore fu un geniale banchiere italoamericano, vero precursore della Finanza Etica, Amadeo Peter Giannini. Figlio di genitori emigrati dalla Liguria, rimase orfano di padre per una lite di un dollaro: questo evento traumatico caratterizzò tutta la sua vita. Giannini si prodigò per fondare una banca a favore degli emigrati italiani dopo il terremoto che distrusse San Francisco nel 1906, a finanziare Frank Capra e Charlie Chaplin per il film il Monello, finanziare Walt Disney, creare nei terreni fertili della California, tanto amati dal proprio padre, la valle dei vini, la Napa Valley e finanziare la realizzazione di un ponte che all’epoca sembrava impossibile da realizzare, sia per infrastruttura che per i costi elevati, il Golden Gate.

Giannini era il fondatore della Bank of America, e alla fine della guerra si accordò con Arthur Schlesinger, responsabile della gestione del Piano Marshall,  per accelerare l’invio degli aiuti in Italia, anticipando i prestiti senza interessi.

La moda italiana era sicuramente importante per la bilancia commerciale e per creare nuove figure professionali e nuovi posti di lavoro.

Gli anni del miracolo economico

Dal 1950 al 1960, il fatturato della moda passò da tre miliardi di lire a trentacinque miliardi. Era il momento ideale di rinascita, puntando sul “lusso” che noi italiani sappiamo ben creare.

All’inizio del 1950, l’Azienda Autonoma di Turismo di Firenze aveva organizzato una serata dedicata alla moda presso il teatro della Pergola. Vi parteciparono le migliori sartorie di Alta Moda, le Calabri, le sorelle Chioffi,  Aiazzi Lami e la Gemma Palloni coadiuvate da Salvatore Ferragamo che nel 1947 aveva vinto il prestigioso premio “Neiman Marcus”, l’Oscar della moda, dato in quell’occasione per la prima volta ad un italiano.

Ma non era ciò che Giorgini aveva in mente, la serata della moda si era svolta prendendo a modello gli stilisti parigini che usavano per realizzare gli abiti i nostri pregiati tessuti composti da lane pratesi, sete comasche e cotoni meridionali, ma i protagonisti rimanevano Christian Dior, Coco Chanel, Jacques Fath ed altri astri nascenti d’oltralpe.

Si era costituito a Firenze “un centro di orientamento sulla moda” , ma il governo De Gasperi aveva riconfermato l’ Ente Italiano Moda, con sede a Torino, nato negli anni trenta, a difesa dello stile italiano. Per Giovan Battista Giorgini non era soddisfatto, sostenendo che le scelte creavano indifferenza verso la voglia di creare, di dare un nuovo corso alla realizzazione privata.

Doveva nascere una collaborazione, un’alleanza tra la sartoria artigianale e l’industria tessile che doveva tornare a far muovere i telai. Si doveva creare e alimentare una nuova industria italiana della moda e riuscire a “catturare” l’interesse degli Stati Uniti surclassando i francesi. A questa idea che divenne vincente in tutto il mondo dette voce nel febbraio del 1959 la giornalista Oriana Fallaci, in un suo articolo per il settimanale “l’Europeo”, intitolato “Non parlate in francese ai pionieri del New Look” . 

Giorgini nel 1951, organizzando la sfilata privata in Palazzo Torrigiani, riunì le sartorie più importanti italiane, come le Sorelle Fontana e Schubert, e le convinse a presentare non solo Alta Moda, ma creazioni più semplici, creazioni che potessero essere non solo esclusive ma adatte alla quotidianità di vendita dei negozi e grandi magazzini esteri. “Bista” Giorgini invitò un numero ristretto di compratori, di acquirenti stranieri, soprattutto gli statunitensi, i quali erano molto interessati alla produzione che venne chiamata da Boutique. 

Grazie ad un visionario erano poste le premesse del prêt-à-porter, la moda pronta per essere indossata. Un prodotto di eccellente e sofisticata tessitura, che nasceva dal pregiato design italiano attraverso un processo seriale di tipo industriale.

Il buyer

La connessione tra chi produceva e chi acquistava, creava una figura molto importante per la moda, ma sopratutto per tutta la filiera dell’economia artigianale italiana.

Giorgini riuscì’ a creare la figura professionale che in una azienda gestisce e coordina il processo di approvvigionamento, il Responsabile Acquisti, il “buyer”. Responsabile in quanto il buyer deve avere una visione delle previsioni dalla produzione alla vendita, in modo da programmare con anticipo i tempi e le quantità di acquisto.

In Italia, negli anni cinquanta era tutto ancora da costruire, Giorgini lo sapeva, intuiva il potenziale, tanto che tra gli anni settanta e gli anni ottanta gli uffici di Buyer fiorentini ed italiani, saranno un grande traino per l’economia di esportazione e importazione del nostro paese.

Oggi sembra semplice parlare di Economia e Ingegneria Gestionale, ma tra le macerie di una Seconda Guerra mondiale che aveva distrutto gran parte delle nostre città, e messo in ginocchio Firenze, era un vero miracolo. Giorgini riuscì a creare interesse, bellezza ed economia. Dopo pochi anni, il 22 luglio 1952 nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze, il salone da ballo e da musica all’epoca più prestigioso della città, “Bista”, grazie al sostegno dell’allora Sindaco Giorgio la Pira e dell’Azienda Autonoma di Turismo,  organizzò la prima grande sfilata di moda internazionale.

La pedana unica 

Fu posizionata una “pedana unica’ al centro della Sala Bianca, le modelle non si muovevano tra gli spettatori, bensì erano gli spettatori che osservavano attentamente l’incedere elegante delle indossatrici. Anche quel “dettaglio” catturava l’attenzione degli addetti ai lavori, metteva in evidenza la riconoscibilità del proprio marchio di industria sartoriale e voleva rappresentare gli interessi collettivi della categoria dei creatori del design della Moda Italiana. 

Gli americani li chiamarono “Fashion Show “ ed ebbero subito il successo e il sostegno delle loro autorità commerciali, che videro, negli eventi proposti nella Sala Bianca, l’affermazione e la futura espansione di un nuovo settore delle confezioni in serie, sia artigianali che industriali. 

Una nota confidenziale dell’ufficio commerciale italiano a New York scriveva: 

«Nel quadro del programma per lo sviluppo delle vendite nell’area del dollaro, il settore dell’alta moda merita di essere attentamente studiato, tenendo conto che esso, oltre a poter alimentare una esportazione di prestigio, è suscettibile, se accortamente e tempestivamente valorizzato, di arrecare un apprezzabile gettito di dollari, sia direttamente, con la vendita delle creazioni, che, e soprattutto, grazie ai suoi riflessi sul campo tessile in generale (tessuti novità), nonché sulle industrie delle confezioni e degli accessori dell’abbigliamento. La manifestazione che si è svolta nella Sala Bianca, peraltro ha avuto di gran lunga, la più grande risonanza negli ambienti della moda e nella stampa americana e che ha contribuito al successo delle mostre sopra enumerate è stato il Salone di Firenze, organizzato nello scorso luglio dal Sig. Giovan Battista Giorgini, commissionario di numerose case americane di primaria grandezza».

L’apoteosi

La stampa specializzata contribuì ad indirizzare il consenso dell’opinione pubblica internazionale sulla moda italiana, e questo fu l’apoteosi di un visionario, di un genio fiorentino.

Nacquero in America riviste specializzate femminili, con a capo giornaliste specializzate e sopratutto accreditate a poter partecipare ai “Fashion Show” fiorentini. Irene Brin, pseudonimo di Maria Vittoria Rossi che Diana Vreeland, prima editor per Harper’s Bazaar e poi di Vogue America, volle accanto a se’.

Fay Hammond per il Los Angeles Times, Consuelo Crespi per Vogue New York, Elisa Massai delle Fairchild Publications of New York. Giornaliste che durante gli eventi di moda raccontavano la città di Firenze, che diveniva perno del nuovo miracolo economico.

Seguiranno la nascita dei settimanali femminili italiani dedicati internamente alla moda.

La meravigliosa storia del più grande visionario e inventore della moda è nel libro curato da suo nipote, Neri Fadigati. Il libro ha al suo interno foto storiche, testimonianze, lettere, inviti, programmi, articoli e altri materiali dell’epoca. All’interno ci sono gli importanti contributi di giornalisti come Eva Desiderio e Gian Luca Bauzano, di Roberto Capucci e di personaggi come Ferruccio Ferragamo, Laudomia Pucci e Antonella Mansi, presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana.

I racconti dei viaggi in America di Giovan Battista Giorgini negli anni Venti, il desiderio delle donne americane di trovare abiti semplici e ben fatti, meno elaborati di quelli parigini.
Nonostante tutte le difficoltà, Giorgini aveva la visione di un futuro, ed oggi la moda Made in italy è una certezza.

Cento miliardi di fatturato

Il fatturato dell’ultimo anno dell’industria italiana della moda, nonostante le incertezze macroeconomiche legate a fattori contingenti, è stata una conferma positiva, dice Carlo Capasa, Presidente della Camera Nazionale della Moda, il quale ha definito gli introiti dell’industria del Made in Italy una certezza positiva, avendo superato per la prima volta i cento miliardi di fatturato con previsioni di  crescita positiva per il 2023.

Il valore del settore moda nell’economia italiana e nella cultura, mette in luce lo strategico concetto della filiera. Il Made in italy è sinonimo di eccellenza, e la filiera italiana, dalla parte manifatturiera e artigianale è al centro dell’industria della moda di tutto il mondo.

L’Italia, anche grazie a personaggi come Giovan Battista Giorgini, sono la storia di quell’indotto che ancora oggi ci rende unici. Che la moda abbia attirato gli investimenti di tante case estere divenute proprietarie dei maggiori marchi italiani ne è la riprova. Ma questa è un’altra storia e riguarda i limiti del capitalismo italiano.

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