Premetto una breve chiosa alle recenti audizioni della magistratura economica (CDC e BI) sulla manovra di bilancio sull’argomento che ci sta appassionando in questo clima pre natalizio: il contante. Alle audizioni corrispondono veementi e passionali reazioni dei partiti. Ne deduco che chi è di sinistra ama i POS e chi è di destra adora il contante. In realtà, siamo il paese che ha più contante di altri e la rete POS più estesa al mondo. Tanto per accontentare tutti. Un pò il paese dei campanelli. Leggete invece quest’articolo che da conto di come altri paesi hanno risolto il problema da anni con buon senso e determinazione. Basterebbe copiarli. Buona lettura !
David B. Humphrey
David Humphrey was a vice president and payments system advisor in the Research Department at the Federal Reserve Bank of Richmond from 1986 to 1991.
Oltre ad essere un brillante economista che ha dedicato la sua vita allo studio del sistema bancario internazionale.
Il professore oggi pubblica un interessante position paper sui pagamenti veloci sotto l’egida del FMI. Tutta la sua storia professionale ci racconta molto su come ha contribuito a ridurre l’uso del contante e favorire i pagamenti elettronici: carte di pagamento, bonifici automatizzati e addebiti diretti. E lo ha fatto sia a livello professionale in USA che come consulente in Europa di alcuni Stati che all’inizio degli anni duemila hanno intrapreso con serietà e determinazione la lotta al contante. Non per ridurre il peso dell’evasione fiscale, mera illusione o coda di paglia di molti politici, quanto per una molteplicità di ragioni. Esse, cito in ordine sparso, vanno dalla comodità, alla convenienza, alla tracciabilità delle operazioni ed similia. Pia illusione è invece pensare di farne una lotta al sommerso con limiti al contante e plafond all’uso dei POS, di cui il nostro paese ha una vera e sincera passione.
Mentre noi in Italia ci stiamo arrovellando sui 30 o 60 euro quasi fossero la pietra filosofale dell’intera manovra di bilancio, vorrei ricordare cosa fece il prof. Humphrey non molti anni fa per aiutare la Spagna a uscir fuori dalla trappola del contante. Secondo le statistiche internazionali all’epoca la Spagna era ultima tra i paesi occidentali per l’uso dei pagamenti elettronici e si dibatteva sul dilemma,simile al nostro, tra contante ed evasione fiscale. L’allora consulente suggerì misure di policy aventi come unico obiettivo lo sviluppo dei pagamenti elettronici. Mi riservo di tornare sull’argomento presentando i numeri che testimoniano il successo dell’esperienza spagnola, la cui economia è molto simile alla nostra soprattutto per ciò che concerne il sommerso. Tuttavia, posso senza tema di smentita, ricordare che il governo spagnolo varò una serie di provvedimenti che miravano ad incentivare le carte e contemporaneamente a disincentivare gli assegni e i prelievi dagli ATM, invitando le banche a tariffare queste operazioni. Inoltre, con un vero colpo di teatro si eliminarono gli ATM dai centri commerciali e quindi si eliminò alla radice l’assurdità di alcuni comportamenti. I possessori di carte che prelevavano agli ATM per poi pagare in contante nei negozi che non accettavano le carte. La Spagna, ultima della lista, ci superò abbondantemente quanto a pagamenti pro capite non in contante pur mantenendo il suo sommerso e la sua evasione fiscale che vanno combattuti con altre misure di politiche fiscali.
Esperienze analoghe sono state fatte in altri paesi europei e basta consultare le statistiche sui servizi bancari rese pubbliche annualmente da BCE e BRI per rendersene conto. Ci renderemmo anche conto che l’Italia ha la rete di POS più estesa al mondo quasi 4 milioni di macchinette che vedono passare poche operazioni e sono il triste simulacro della nostra visione del mondo, molto provinciale e molto tartufesca. Tanto per aumentare la nostra confusione e per far vedere, con una punta di furbizia, che qualcosa facciamo per ridurre il mostro dell’evasione fiscale. E lo facciamo in modo bipartisan, ad opera dei governi sia di sinistra che di destra e con l’assenso del Presidente della Repubblica, come ha voluto ricordare in un recente intervento pubblico a Berna.
Articolo interessante che segna la differenza tra i paesi che hanno impostato politiche di digitalizzazione dei pagamenti e paesi (invero pochi) come il nostro che riducono la questione ad alzare e abbassare continuamente i limiti dei Pos e dei contanti, al succedersi dei governi.
Intanto le piattaforme dei pagamenti istantanei come Tips e Rt1 non raccolgono i flussi di transazioni attesi perché i prezzi praticati dalle banche sono altissimi, PagoPa, la maggiore infrastruttura pubblica d’Italia, per i pagamenti verso la PA, non consente l’adesione ai fornitori di servizi di terza parte, introdotti dalla Direttiva Europea PSD2 5 anni fa. Vorrei conoscere il pensiero della Banca d’Italia tramite la sua funzione di Sorveglianza sui sistemi di pagamento (non sui limiti alle transazioni), ma sui ritardi infrastrutturali e sulle prassi anticoncorrenziali delle banche.