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Da qualche anno il mese di ottobre è dedicato all’Educazione Finanziaria con centinaia di iniziative che porranno al centro proposte per migliorare le conoscenze dei consumatori di prodotti bancari, finanziari e assicurativi. Anche Economia&FinanzaVerde vi partecipa, presentando alcuni articoli, basati non tanto su nozionismi, quanto sulla necessità di risvegliare la memoria degli eventi finanziari negativi del recente passato.
Il motivo è che nel loro succedersi sembra che se ne perda il ricordo, utile per difendersi da nuovi eccessi del mercato e dalla sua peggiore manifestazione, quella delle truffe. Ciò avviene anche per gli episodi più eclatanti, in cui risparmiatori e contribuenti hanno subito gravi danni.
Il bisogno della memoria
Sembra così diffusa la credenza che ogni scandalo finanziario sia diverso dall’altro, che ogni truffa sia peculiare. Che ogni protagonista sia protagonista a modo suo e che anche ogni vittima sia vittima a modo suo. Una sorta di incipit alla Anna Karenina applicato alla finanza.
Al contrario è importante sapere che ci sono caratteri comuni a ogni aberrazione finanziaria, di natura sia soggettiva (cioè da parte di chi la perpetra) sia oggettiva (cioè delle modalità di esecuzione).
I caratteri della truffa fanno capo di solito al noto schema Ponzi. Può cambiare l’asset sul quale, in funzione del contesto più o meno favorevole, viene imbastita, ma il meccanismo è sempre quello di far credere ai primi entrati nell’affare che vi siano i risultati fantastici promessi. I quali per un certo tempo sono assicurati non dal ritorno dell’investimento, ma dal denaro dei successivi aderenti al circuito. La spirale cresce fino a che, interrompendosi bruscamente, il castello di carte implode su se stesso. Gli ultimi entrati non otterranno né i risultati promessi né la restituzione del capitale impiegato. Da noi si chiamano anche catene di Sant’Antonio e bisogna riconoscerle dalle promesse irrealizzabili.
La distorsione della informazione è la caratteristica ricorrente di questi fenomeni.
Come non ricordare poi gli scandali finanziari dei titoli argentini, di quelli emessi da Parmalat e Cirio, del Fouryou e del Myway del Monte dei Paschi, dei primi anni duemila, creando aspettative illusorie su prodotti complessi o presentati come tali. Il più recente scandalo dei diamanti è stato alimentato, facendo credere che vi fosse un mercato liquido e trasparente di questi beni. Ha contribuito alla distorsione dell’informazione anche la pubblicazione di listini artefatti sulla stampa specializzata. La truffa sulle criptovalute ha tratti ancora un pò “criptici”, ma non credo che si allontani troppo dai precedenti. Qui un mio articolo.
Ricordarsi delle crisi bancarie
Anche i dissesti bancari presentano profili ricorrenti. Il primo dei quali è la crescita abnorme dei volumi della banca, indirizzo che produce l’accumulo di rischi oltre misura. Il deus ex macchina è di solito un banchiere, non privo di carisma e di capacità da imbonitore, che spinge la banca oltre i livelli della sostenibilità, facendo intendere di governare un modello d’impresa originale e di successo. Nella fase della espansione, egli distribuisce a tutti i suoi stakeholders benefici di vario genere, esercitando facilmente capacità di convincimento su molti risparmiatori, affinchè aderiscano, non sempre inconsapevolmente, anche a operazioni ad alto rischio.
Il secondo fattore è il conflitto di interessi, che accompagna l’ascesa. Quando la banca inizia ad imbarcare perdite su crediti concessi a favore di prenditori vicini a coloro che la governano la situazione è irreversibilmente compromessa. I contrappesi dei controlli interni sono ovviamente mere formalità, senza efficacia.
Il tentativo di procrastinare l’esplosione finale induce il nostro banchiere a comportamenti sempre più azzardati e a operazioni sempre meno trasparenti cercando di coinvolgere clienti in buona fede, come avvenuto con le obbligazioni bancarie subordinate, con le operazioni “baciate” e altre varianti create per attrarre capitale, di cui la banca è sempre più deficitaria. I bilanci non sono più attendibili, cioè l’informazione è ancora una volta piegata ad interessi impropri. Già dimenticate queste vicende di 4/5 anni fa?
Di questi banchieri la lista è lunga, come lo sono i danni provocati. Il nome dei casi più noti sono Popolare Italiana, Popolare Vicentina, Veneto Banca, Banca Etruria, CariFerrara, Cassa di Risparmio di Chieti, Tercas, Banca delle Marche, Bcc Padovana, Banca Romagna Cooperativa, Popolare di Bari, Carige. Potremmo aggiungerne altre minori, ma non meno rilevanti per i rapporti con la clientela dei territori. Senza nulla dire del default cronico del MPS, tuttora irrisolto, con danni per risparmiatori e contribuenti stimati in una quarantina di miliardi.
Negli ultimi 35 anni, cioè nel tempo di una sola generazione, le crisi bancarie in Italia si contano a decine, d’ogni dimensione, anche riferite ad interi sistemi. La improvvisa sparizione di quello meridionale negli anni novanta del secolo scorso e di gran parte della cosiddetta banca locale nel secondo decennio di questo sono senza dubbio gli eventi più traumatici, che hanno ridotto l’offerta del sistema, sotto vari profili.
Ovviamente è una storia che chiama in causa tanto le responsabilità di chi ha commesso azioni azzardate quanto di chi non le ha prevenute. Sottovalutazione e ritardi hanno contraddistinto le azioni degli organismi di vigilanza. In questo senso concluse la Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario del 2017, che indagò sui dissesti di sette importanti banche, avvenuti in pochi mesi. Anch’essa caduta nel dimenticatoio.
Il risparmiatore, per sviluppare una consapevole attitudine alla prudenza, deve poter contare su un quadro di certezze assicurato dalle autorità, cui non deve far difetto ammettere errori e dimostrare di sapersi rinnovare per contenere nuovi e vecchi rischi, nel quadro dei più rigorosi parametri normativi europei.
Questo è il motivo per il quale la storia di quanto avvenuto dovrebbe rappresentare il filo rosso di una Educazione Finanziaria, che trova fondamento nella realtà dei casi, per evitare nuove crisi “cadute dal cielo” e per ricordare anche le responsabilità istituzionali.
La fiducia e le trappole mentali
Il rischio maggiore è che la fiducia nel sistema vacilli. La memoria ne rappresenta il fondamento critico, cioè l’elemento essenziale per evitare per quanto possibile che le decisioni finanziarie siano prese in base a suggestioni del momento o addirittura nel presupposto di essere più furbi degli altri. L’economia comportamentale ha fornito concetti complessi, identificati come ‘trappole mentali’ a cui sono esposte le nostre decisioni quando ci si ritrova di fronte a problemi non semplici, come le scelte finanziarie. Ancorare le nostre scelte, avendo ben presenti i casi avvenuti in un passato recente non può che essere di aiuto alla nostra consapevolezza.
Sulle trappole finanziarie e mentali sempre su questo sito si legga il bell’articolo di Pasquale Tribuzio.
In questo 2022, in cui le banche stanno producendo utili come non capitava da tempo, esse si debbono preparare all’aumento dei tassi di interesse di fronte al riemergere dell’inflazione e alla fine delle garanzie statali sui prestiti, dopo la pandemia e, se vi sarà recessione, all’aumento rilevante dei crediti non performanti.
Sono situazioni in cui si possono generare altre crisi bancarie? Come si prevengono? Quali i danni per il risparmiatore? Come può difendersi? Il confronto con situazioni passate ci può aiutare a distinguere comportamenti distonici e azzardati di qualche intermediario e ad osservare con spirito critico quelle offerte di prodotti che ci vorrebbero garantire rendimenti vantaggiosi, allo scopo di proteggersi da aumenti dei prezzi già vicini alle due cifre.
Un danno ancora maggiore
Una efficace Educazione Finanziaria dovrebbe dunque essere impegnata a tenere viva la memoria del recente passato bancario e finanziario, facendo sì che le storie di fallimenti e di inganni trovino spazio in rievocazioni e spiegazioni anche attraverso racconti, romanzi, film, serie televisive, rappresentazioni teatrali, per fissare nei ricordi collettivi episodi, personaggi, situazioni che facciano scattare al momento opportuno lo spirito critico del risparmiatore.
Sarebbe anche il modo per chiedersi se la soluzione dei singoli dissesti, attuata finora attraverso il salvataggio da parte di banche più grandi, provochi a lungo andare un danno ancora maggiore sia al consumatore, dovuto al crescere del grado di concentrazione del sistema, a danno della concorrenza e della biodiversità nell’offerta, sia al contribuente, stante il ricorrente impiego di denaro pubblico, grazie al quale si corre a chiudere la stalla quando ormai i buoi sono scappati.