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Recenti cronache ci informano che tra i modi per salvaguardare il denaro rimane ancora oggi in uso quello di seppellirlo, come ha fatto una coppia nel bresciano che ha sotterrato in giardino diversi milioni di euro sottratti al fisco.
Questa vicenda evoca l’episodio del campo dei Miracoli della favola di Pinocchio dove, però, l’interramento delle monete d’oro era finalizzato a ottenere consistenti guadagni, alla stregua del migliore degli investimenti:
“Dunque…” disse la Volpe…“Pensaci bene” “i tuoi cinque zecchini, dall’oggi al domani sarebbero diventati duemila”.
“Duemila!” Ripetè il Gatto.
“Ma com’è mai possibile che diventino tanti?” domandò Pinocchio restando a bocca aperta per lo stupore…
“È un conto facilissimo” rispose la Volpe […] poni che ogni zecchino ti faccia un grappolo di cinquecento zecchini: moltiplica il cinquecento per cinque, e la mattina dopo ti trovi in tasca duemila cinquecento zecchini lampanti e sonanti” .
“Oh che bella cosa!” Gridò Pinocchio, ballando dall’allegrezza.
L’inflazione è tornata dopo decenni a sfiorare le due cifre con tutte le conseguenze negative per i consumi e i risparmi. Selezionare gli investimenti più opportuni è ora compito ancor più difficile. Aumenta le possibilità di offerte di prodotti finanziari che promettono rendimenti particolarmente “vantaggiosi”, ben al di sopra di quelli di mercato; purtroppo la storia è ricca di vicende di risparmiatori alla ricerca di investimenti sicuri e redditizi che sono poi incorsi in dolorose perdite.
Nei siti istituzionali dedicati all’educazione finanziaria (Ministero dell’Economia, Banca d’Italia, Consob) vi sono sezioni dedicate a nozioni di economia comportamentale, con nomi di non immediata comprensibilità (quali, ad esempio, bias cognitivi, euristiche, overconfidence, framing effect).
Sono, in estrema sintesi, ‘trappole mentali” a cui sono esposte le nostre decisioni quando ci si ritrova di fronte a problemi non semplici, come le scelte finanziarie.
In queste situazioni si tende a scegliere lasciandosi guidare da scorciatoie mentali, pregiudizi ed emozioni, che spesso non orientano nella direzione corretta.
Ripercorrendo brevemente alcune vicende della storia della finanza degli ultimi 40 anni, che hanno coinvolto migliaia di risparmiatori – che avevano investito in strumenti finanziari, talora poco conosciuti ma dai rendimenti allettanti -, si può tentare di evidenziare, con qualche approssimazione, quali sono stati gli “errori comportamentali” dei soggetti interessati.
Ferme restando le condotte poco ortodosse, se non in qualche caso addirittura truffaldine, degli intermediari coinvolti.
Negli anni ’80 si diffusero in Italia i cosiddetti “titoli atipici”: i crack e i nomi degli intermediari che avevano collocato quei titoli (Fondo Europrogramme di Orazio Bagnasco, Istituto Fiduciario Lombardo di Vincenzo Cultrera, Otc-Previdenza di Luciano Sgarlata) sono sicuramente rimasti nella memoria dei migliaia di risparmiatori che, allettati da promesse di mirabolanti guadagni, videro i loro risparmi andare, spesso completamente, in fumo.
In quelle circostanze, sicuramente gli sfortunati investitori sono stati orientati da una eccessiva fiducia delle proprie capacità di analisi e competenze (l’overconfidence prima citata) che li ha portati a sottostimare il rischio, nonché dall’effetto inquadramento (il framing effect anch’esso già citato), derivante cioè dal modo in cui il prodotto finanziario è stato presentato. Con ogni probabilità all’epoca si è omesso di valutare la rischiosità derivante dalla definizione di titolo “atipico”, cioè non regolamentato dalla legge, con tutte le conseguenza in termini di tutela degli investitori e di forme di controllo pubblico.
Errori comportamentali analoghi si sono verificati pure in altri casi di risparmio “tradito” dei primi anni del 2000. Quali ad esempio:
– i prodotti a contenuto complesso anch’essi con profili atipici (ad esempio, My way e 4you) distribuiti dal gruppo Monte dei Paschi, la cui accattivante denominazione anglosassone ha sicuramente solleticato ed enfatizzato (non solo per l’analogo inglesismo) l’overconfidence e il framing effect;
– i titoli “argentini”, definiti esoticamente “tango-bond”, forse evocando inconsapevolmente, viste le conseguenze per i sottoscrittori, “un pensiero triste che balla” (una nota definizione del tango argentino);
– le obbligazioni “Cirio“ e “Parmalat” dai nomi più familiari, ma anch’esse all’epoca considerate attrattive in quanto spesso presentate, con espressione di sicuro effetto, come titoli “high yield”, senza però ricordare allo stesso modo anche il conseguente “high risk”.
In tempi più recenti, a proposito di framing effect, sicuramente ha giocato un ruolo il modo in cui è stato illustrato il significato di “subordinato” che si accompagnava alle obbligazioni bancarie sottoscritte presso gli sportelli degli enti creditizi posti in liquidazione coatta amministrativa (dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1° gennaio 2018). C’è da chiedersi se il framing effect si sarebbe avuto lo stesso se fosse stato ben chiaro a che tipo di “subordine” erano vincolati i titoli della specie.
Nello stesso periodo si è verificato il caso della compravendita di diamanti acquistati mediante canali distributivi di alcune banche (che poi sono state oggetto di sanzioni pecuniarie).
Oltre alle distorsione cognitive sopra richiamate, hanno operato con ogni probabilità anche le cosiddette euristiche della “rappresentatività”, ” disponibilità” e “ancoraggio” (cioè le “trappole e scorciatoie mentali” originariamente individuate in un lavoro del 1974 fondamentale per gli studi psicologici e di economia comportamentale di A. Tversky, D. Kahneman, la cui versione italiana è riportata in D. Kahneman, Pensieri lenti e veloci, Mondadori, pagg 569 e segg.).
Nel momento dell’acquisto dei diamanti si illustravano ai clienti grafici dell’andamento di quotazioni della pietra preziosa pubblicati sui principali giornali economici, senza chiarire che si trattava di dati non di fonte terza e di inserzioni pubblicitarie a pagamento (di nuovo ‘l’effetto inquadramento”).
I diamanti nell’immaginario collettivo costituiscono l’elemento più prezioso, uno dei beni rifugio per eccellenza, destinato a rimanere economicamente, oltre che fisicamente, solido nel tempo (“per sempre” recita non a caso una nota pubblicità!). Ciò ha sicuramente fatto scattare le citate “euristiche”: della rappresentatività (ovverosia la scelta si è basata su uno stereotipo legata alla solidità economica futura dell’investimento e non su dati effettivamente rappresentativi di un fenomeno), della disponibilità (probabilmente con i diamanti i ricordi più facilmente evocabili sono positivi e rassicuranti) e dell’ancoraggio (le stime di valore che si effettuano in molte situazioni sono tendenzialmente vicine a quelle dei valori forniti all’inizio della valutazione). Il fatto, poi, che la sottoscrizione sia avvenuta con l’intermediazione delle banche ha ingenerato ampio affidamento nei clienti, indotti così all’acquisto senza la necessità di ulteriori “sforzi e approfondimenti” cognitivi.
Le possibilità di comprare o vendere direttamente utilizzando i dispositivi digitali (“trading on line”) rende oggi ancor più semplice negoziare titoli. Queste modalità consentono, con qualche click, di puntare a “facili” guadagni, operando pure in prodotti finanziari con contenuti finanziari complessi (contratti derivati), che consentono di prendere posizioni “a leva” su titoli sottostanti (ma anche su indici, valute, materie prime, ecc.), come i “Contract for difference” e sono assimilabili a vere e proprie scommesse (come le “opzioni binarie”) oppure su strumenti altamente speculativi e volatili (come le cripto-valute).
Bisogna di nuovo essere consci dei rischi non trascurabili insiti in tali operazioni, come avvertono le Autorità di Vigilanza, per ridurre la possibilità di incorrere in errori comportamentali, a partire dall’overconfidence.
Tutte le vicende sopra descritte si riferiscono a forme di investimento con un tratto comune: si presentano come operazioni altamente redditizie rispetto alle altre opportunità offerte dal mercato e si tende a sottovalutare la regola aurea per cui agli alti rendimenti corrispondono rischi altrettanto elevati. Il ricordo di questa regola avrebbe probabilmente eliminato alla radice o, almeno, attenuato la possibilità di incorrere nei suddetti errori comportamentali e di subirne le nefaste conseguenze.
Eppure, a proposito di ricordi ed emozioni, nella nostra formazione fa parte sin dall’infanzia “Le avventure di Pinocchio”, libro che offre una pluralità di metafore che ben si prestano al variegato mondo degli investimenti a partire dai nomi dei luoghi: dal Paese dei Balocchi alla città di Acchiappa-citrulli fino al Campo dei miracoli.
Sempre a proposito di emozioni e meccanismi mentali che si mettono in moto quando si pone l’attenzione soprattutto a rendimenti (inducendo la persona più incline al rischio), Collodi descrive con efficacia anche il vissuto emotivo che si attiva quando si inizia a pregustare il piacere futuro legato al guadagno connesso con l’operazione. Questo piacere anticipato, porta a sottostimare le possibili conseguenze negative legate alla scelta: “Appena che Pinocchio fu entrato nel letto, si addormentò a colpo e principiò a sognare. E sognando gli pareva di essere in mezzo a un campo, e questo campo era pieno di arboscelli carichi di grappoli, e questi grappoli erano carichi di zecchini d’oro che facevano sin, sin, quasi volessero dire “chi ci vuole venga a prenderci””.
Può essere molto pericoloso e addirittura letale sognare lauti guadagni e non ricordare la regola per cui “più sono alti i rendimenti, più sono elevati i rischi“. Infatti, Pinocchio si affida ai due lestofanti e finisce impiccato a un ramo!
Relazione rischio/rendimento? Alfabetizzazione finanziaria? Errori cognitivi e comportamentali? … se rileggessimo ancora una volta Collodi?