Con cadenza regolare Cassandra legge sulla stampa storie sempre simili di persone la cui privacy è stata pesantemente violata tramite l’utilizzo di un AirTag.
Per lei, addetta ai lavori, la reazione più immediata è quella di pensare a tutte le tecnologie alternative ed anche più economiche che il criminale di turno potrebbe utilizzare al posto del gingillo con la Mela, ed archiviare la notizia nel Grande Cestino dei Bit Inutili.
Lei, come probabilmente i suoi 24 imperturbabili lettori, fino ad oggi aveva fatto così.
Ma il cadenzato ripetere dello stesso tipo di notizia, senza che la situazione cambi e senza che nemmeno il modo di dare la notizia cambi, diventa a sua volta una notizia. Una notizia che Cassandra ben percepisce, e che non può assolutamente ignorare.
Ora, come d’uso, non ci interessano qui i dettagli di funzionamento di un AirTag, e nemmeno le clausole scritte in piccolo sul suo manuale o il contenuto dei molti comunicati stampa a riguardo.
Interessa invece che il produttore dell’oggetto non lo ritiri dal mercato, non lo modifichi sostanzialmente e non prenda nemmeno una posizione precisa sulla questione della sicurezza intrinseca del prodotto.
In termini semplici un AirTag è un oggetto tecnologico, delle dimensioni di una moneta, che comunica la propria posizione ad altri apparecchi dell’ecosistema software Apple. I vari apparecchi che possono farlo ricevono la posizione, e possono utilizzarla come vogliono.
Dovrebbe servire, attaccandone uno ai vostri oggetti importanti, per ritrovarli se smarriti o rubati.
Ma se qualcuno vuole sapere in ogni momento dove siete, può nascondere un AirTag in un vostro oggetto od indumento, e da quel momento ricevere la vostra posizione sul suo laptop o smartphone targato Mela.
Dovrebbe essere chiaro che questo modo di spiare è già un reato, senza bisogno di fare di peggio, ed è un potenziale problema per tutti. Esistono poi altri modi più complessi (ma neanche tanto) per compiere la stessa azione, ma non sarà certo Cassandra a mettere cattive idee in testa a “qualcuno”. Lei vuole invece raccontarvi di una metamorfosi.
Una metamorfosi percettiva.
Avete letto, o meglio riletto, recentemente “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” di Robert Louis Stevenson? Fatelo, anche solo perché è un romanzo bellissimo!
VI si racconta la storia di uno scienziato che trova il modo di scrollarsi di dosso la parte benevola della sua natura umana e diventare completamente malevolo. Rimane se stesso, ma solo con la parte peggiore della propria natura. Si nasconde agli altri compiendo le sua cattive azioni sotto questa nuova identità, e si rifugia poi al sicuro ritornando nei panni del rispettabile dottor Jekill.
Ora, la percezione di un oggetto è una cosa complessa, dovuta alle sue proprietà intrinseche, al suo aspetto e, purtroppo, alla narrativa che lo circonda.
Per capire meglio la situazione, proviamo anche noi a compiere una metamorfosi simile a quella concepita da Stevenson.
Spogliamo un AirTag (od un oggetto simile) della narrativa positiva, funzionalistica e pubblicitaria di cui è rivestito, spogliamolo del suo aspetto e dell’affascinante tecnologia che contiene. Lasciamone solo la funzionalità nuda.
Ecco il nostro signor Hyde; un oggetto nato per trasmettere la propria posizione. E’ un oggetto potenzialmente utile, ma anche intrinsecamente pericoloso.
Il nostro signor Hyde manda la sua posizione a chiunque senza distinzioni. E’ piccolo e leggero. Non è pensato e realizzato in modo in modo da funzionare solo se usato legittimamente. Può altrettanto facilmente essere nascosto ed usato contro altre persone.
Chi si occupa di sicurezza sa bene che non serve mettere una pezza qua ed una la quando un oggetto è privo di caratteristiche intrinseche di sicurezza.
Non serve, ad esempio, fargli fare “bip” ogni tanto. Semplicemente, quell’oggetto non dovrebbe essere realizzato, almeno non in quel modo.
E se nel romanzo Stevenson si premura di far soccombere sia il dottor Jekill che il signor Hyde, come giusta conseguenza della loro mancanza di scrupoli e delle loro cattive azioni, nella realtà il nostro signor Hyde continua ad essere in giro, libero di essere usato per far danni, rivestendosi sempre della rispettabilità del dottor Jekyll.
Scrivere a Cassandra — Twitter — Mastodon
Videorubrica “Quattro chiacchiere con Cassandra”
Lo Slog (Static Blog) di Cassandra
L’archivio di Cassandra: scuola, formazione e pensiero
Licenza d’utilizzo: i contenuti di questo articolo, dove non diversamente indicato, sono sotto licenza Creative Commons Attribuzione — Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale (CC BY-SA 4.0), tutte le informazioni di utilizzo del materiale sono disponibili a questo link.