Tempo di lettura: 8’.Oggi alcune pagine di Gabriel Garcia Marquez. Siamo molto in alto, ci sono ancora i ghiacciai. Chi sa come si faràÈ successo probabilmente a molti di tornare in un luogo dell’immaginazione e di sentirsi spaesati nel trovarlo profondamente diverso, trasformato e forse anche violato. “Chi sa come si farà?” Sono parole che ci mettono a disagio ascoltando la chiusa de Il ragazzo della via Gluck, celebre brano, ispirato e malinconico, di Celentano. Possiamo immaginare lo smarrimento di Ljuba nell’apprendere che i ciliegi del suo giardino saranno recisi e il giardino sminuzzato in lotti ad uso di turisti e passanti, distratti. E già si sentono i colpi di scure. Sono colpi al cuore. È un’ablazione. E neppure Anton Čechov è pessimista quanto la situazione esigerebbe. Una qualche forma diversa di spaesamento, certo meno intima e poetica, la devono aver provata anche gli utenti del PC quando si è loro parato di fronte il nuovo Windows a ‘piastrelle di maiolica’, l’ultimo conato da sbronza di Steve Ballmer. Eh, ma lì c’è stato qualcosa di diverso da uno struggimento. C’è stato un urlo! Quello che si sente spesso nelle piazze di Grillo. Però il sentimento di non ritrovare più “quel” luogo dell’immaginazione, o nel ritrovarlo sfigurato, non rimane lì, fermo come un sasso. Esso corre invece a formare un corpo morale e anche un giudizio storico. E il giudizio storico, questo sì, tende a pietrificarsi. L’inevitabile giudizio della storiaCome potrebbe mancare un giudizio storico per l’indolenza e l’incuria di aver lasciato soffocare i campi della via Gluck sotto il catrame e il cemento; o per non aver sottratto i ciliegi ai colpi d’ascia; o non essersi presi cura dell’annunciata agonia di un grande fiume come il Mekong dal quale è scomparso il 90% della vita. Nel nostro destino c’è davvero una infelice modernizzazione senza sviluppocome Giulio Sapelli intitola uno dei suoi libri migliori (il 6 agosto in promozione su Amazon). In esso indugia, da par suo, sullo sguardo lucido e implacabile di Pier Paolo Pasolini sul nostro arido tempo e sulla mannaia della ragione strumentale. A proposito di grandi scrittori e grandi sensibilità. Se ci fermiamo e pensiamo, un giudizio storico di fondo si rintraccia anche in alcune pagine di Gabriel Garcia Marquez, il grande inventore di storie mondane, oniriche, carnali e lussureggianti, srotolate con una scrittura rigogliosa e ironica come la sua terra. Prendiamo qualche breve passo dal romanzo L’amore ai tempi del colera. Il paradiso primitivo del fiume della MagdalenaRiguarda il grande fiume della Magdalena che è una presenza palpabile e irremovibile nell’immaginario dei protagonisti. Siamo naturalmente in Colombia, a Cartagena de Indias, che si affaccia sul Mar dei Caraibi a cavallo tra l’ultimo trentennio del 19° e il primo del 20° secolo. Molti avranno letto il libro e spero di non disturbare future letture con queste brevi estrapolazioni. Se avete solo due ore per Marquez, perché in italiano escono 300 libri al giorno, potete ripiegare, per ora, sul lodevole film di Mike Newell (su RaiPlay) con Javier Bardem (Florentino Ariza), Giovanna Mezzogiorno (Fermina Daza) e Benjamin Bratt (Dr. Juvenal Urbino). Naturalmente, tutto il rigoglioso albero narrativo di Marquez sparisce e nella pellicola rimane solo il tronco. Il viaggio di riposo lungo il fiumeSiamo quasi alla fine del romanzo. Morto “finalmente” a 81 anni Juvenal Urbino, Florentino Ariza dopo un’attesa di cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni con le rispettive notti si presenta a Fermina Daza, amore della sua vita, ormai vedova e sola. La donna, dopo qualche resistenza, lo accetta e Florentino, ormai proprietario della C.F.C.—Compagnia fluviale dei Caraibi, le rivolge un invito formale per fare un viaggio di riposo lungo il fiume [il grande fiume Magdalena]. Lei sentiva un’attrazione molto forte per il fiume voleva vedere i caimani che prendevano il sole sugli arenili, voleva essere svegliata nel mezzo della notte dal pianto da donna dei manati, ma l’idea di un viaggio così difficile, alla sua età, e inoltre vedova e sola, le sembrava irreale….
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L’ultimo dei caimani: l’agonia di un grande fiume che è anche la nostra?
Tempo di lettura: 8’.Oggi alcune pagine di Gabriel Garcia Marquez. Siamo molto in alto, ci sono ancora i ghiacciai. Chi sa come si farà |