L’esistenza di Bitcoin, Terra/Luna e della finanza algoritmica è per la finanza una droga distruttiva, come i social sono per certe persone?
Dal 9 all’11 maggio, nel mondo della finanza, più specificatamente in quello della cripto-finanza, si è combattuta una guerra, durata solo 48 ore e terminata con la distruzione totale di uno dei due contendenti.
Tutto è iniziato con un attacco di sorpresa tipo Pearl Harbour, ma così raffinato che l’attaccato se ne è accorto quando già le sue corazzate stavano affondando…
Oooops, scusate, Cassandra si è lasciata trascinare dai fatti, che rendono i tecnofili molto emotivi, fino a farli confondere e raccontare le cose partendo dalla fine e senza spiegarle.
Per raccontare in maniera comprensibile i fatti, è innanzitutto necessario descrivere il funzionamento di una parte del mondo delle criptovalute “moderne”; Cassandra non è nuova ad attività divulgative al limite dell’impossibile, così tenterà anche questa volta.
Bitcoin.
Inventato nel 2008 da Satoshi Nakamoto all’indomani del collasso della Lehman Brothers, è una moneta elettronica, resa vitale e “robusta” da una serie di regole geniali e vincoli tecnologici, che hanno creato una comunità di persone; persone che guidate dall’interesse sono obbligate ad andare sempre d’accordo ed a “giocare” onestamente sul tavolo dei Bitcoin. Un “circolo virtuoso” tecnologico.
Bitcoin è a tutti gli effetti una “moneta”. Come tutte le monete “normali” non legate a qualcosa che abbia un valore intrinseco come oro, grano od energia, assume il valore che coloro che se la scambiano vogliono assegnarle. Proprio come le monete “vere”, le opere d’arte o le figurine dei calciatori.
Il progetto di creare una moneta virtuale decentralizzata che spontaneamenete assumesse un valore crescente nel tempo, e fosse quindi impiegabile per un sistema di pagamenti svincolato da banche, stati e centralizzazioni, si è realizzato in pieno. Chapeau a chiunque sia Satoshi Nakamoto!
Il problema è che l’esplosione del valore e della capitalizzazione di Bitcoin ha spinto una quantità di persone, provenienti dalla finanza, dalla tecnologia e da altri settori, a buttarsi in iniziative analoghe, dettate quasi sempre dalla voglia (pur legittima, se non li rubi) di fare soldi.
E’ cosi che in un decennio sono nate qualcosa come 1500 “valute elettroniche” di tutti i tipi, una decina di queste si sono apprezzate fino a capitalizzare più di 10 miliardi di dollari ciascuna, in un “mercato” che vale oggi ben più di 1000 miliardi.
Il botto finale per incasinare il mondo delle criptovalute lo hanno dato gli NFT, che sono, in estrema sintesi, delle valute elettroniche, dove ogni singola moneta è diversa dalle altre.
Ma non ci allarghiamo.
Il problema della criptovalute, anche dei Bitcoin, è quello di avere un valore molto variabile nel breve termine (ricordiamo che i Bitcoin sono una moneta, e quindi non valgono niente come valore intrinseco).
Le monete “vere”, in generale, tendono ad avere valori stabili o che variano molto lentamente; quindi come “moneta” il Bitcoin e le criptovalute in generale non sono molto adatte.
Ecco che gli eclettici maghi della criptofinanza hanno creato il concetto di “stablecoin”, di una criptovaluta il cui valore sia stabile, come quello del dollaro e dell’euro. Sembra una contraddizione in termini, ma si può fare.
Il modo più semplice per farlo è “pomparci” dentro dei soldi veri, che costituiscano una garanzia di valore, come una volta, prima di Bretton Woods, era l’oro per il dollaro (ed anche per la lira, una volta).
Facendo così però si giocano soldi veri sul tavolo delle criptovalute, ed inoltre si perde il perverso vantaggio principale di chi “inventa” una criptovaluta di successo, cioè quello di vendere a caro prezzo, al lancio di una nuova criptovaluta (ICO — Initial Coin Offering), qualcosa che all’inventore” non costa nulla.
Ecco che qualcuno ha cominciato a pensare di “garantire” il valore di una nuova “stablecoin” utilizzando non soldi veri, ma altre criptovalute, realizzando una “moneta algoritmica”.
Il trucco funziona abbastanza bene, il sistema di criptovalute algoritmiche di maggior successo (almeno fino all’8maggio) era Terra-Luna. Semplificando all’estremo, funziona così; la moneta Terra, quella che deve restare stabile, è “agganciata” ad un grosso capitale di altre criptovalute (parliamo di miliardi di dollari di controvalore, quasi tutti Bitcoin ed Ethereum).
Un sistema automatico di trading tiene sotto controllo il valore della moneta, fissato ad 1 Terra = 1 Dollaro americano, e compra e vende questo capitale a seconda dell’andamento del mercato, in modo da mantenere il valore di Terra costante.
Per poter continuare a giocare sui tassi di cambio delle altre criptovalute e guadagnare esiste un’altra criptovaluta, chiamata, vedi un po’, Luna, che viene anch’essa gestita dal sistema, che ha un valore molto fluttuante, e può essere scambiata solo con Terra.
Il sistema Terra-Luna crea e distrugge monete Luna a seconda della necessità, e nel far questo riesce a “pompare” una parte dei guadagni del sistema nella moneta Luna, che nel tempo si è apprezzata molto.
In soldoni, il sistema Terra-Luna in apparenza va bene per tutti. Chi vuole un “capitale garantito” compra Terra, chi vuole speculare compra e vende Luna.
E, sembra strano, ma il giochetto ha funzionato bene per molto tempo.
Poi un giorno qualcuno si è studiato bene il sistema e ne ha individuato il punto fragile.
Infatti un sistema algoritmico del genere, legato ad una realtà caotica e mutevole come il mercato delle criptovalute, è sì un sistema in equilibrio, ma con un equilibrio dinamico, che non è stabile ma ha bisogno di continui aggiustamenti.
Non è come una matita, poggiata su un tavolo in equilibrio sulla punta, che basta un nulla per far cadere.
Ma non è nemmeno come una sfera, che se il tavolo viene urtato si sposta in un’altra posizione e basta.
E’ piuttosto come una bottiglia, in grado di restare in piedi anche se qualcuno urta, solo leggermente, il tavolo.
E questo “qualcuno”, come qualsiasi criminale, rapinatore di banche o finanziere senza scrupoli (c’è differenza tra i tre?) ha progettato un piano per trarne profitto.
Si è fatto prestare da due notissimi e “serissimi” fondi di investimento 100.000 Bitcoin (circa tre miliardi) ed ha cominciato a vendere grosse quantità di Bitcoin e comprare Terra in maniera calcolata, facendo oscillare i cambi in modo prevedibile.
Avete mai provato a scuotere un alto lampione cercando di individuare la sua frequenza propria di oscillazione? Se ci riuscite ed il lampione è abbastanza snello, potreste anche abbatterlo con una mano sola.
Per farla breve, l’ignoto è riuscito a portare il sistema Terra-Luna oltre la zona in cui poteva recuperare il suo equilibrio, e farlo crollare.
Ha “urtato forte il tavolo” e fatto cadere la bottiglia. Il vino si è versato, e prima Luna e poi Terra hanno perso tutto il loro valore. Altro che cambio fisso!
Il bello è che l’autore dell’inghippo non ha preso i soldi da Terra-Luna; come un novello Attila ha distrutto il sistema solo allo scopo di far oscillare il valore del Bitcoin in modo prevedibile.
Per incassare il malloppo ha invece fatto uno “short” di grosse dimensioni sui Bitcoin, facendosi “prestare” Bitcoin, sapendo che nelle successive 24 ore il loro valore sarebbe fortemente diminuito, a causa delle “onde d’urto” provocate dal collasso di Terra-Luna, “restituendoli” quando valevano molto meno. Una scommessa truccata, che non poteva perdere.
Si è così messo in tasca un miliardo o giù di li, e parliamo di soldi veri, di dollari. Soldi che comunque non sono stati creati dal nulla, perché contemporaneamente tutti i piccoli investitori di Luna, ed anche di Terra, hanno perso tutto, malgrado i tentativi dei manager del sistema Terra-Luna di salvarlo, immettendoci ulteriori quantità di criptovalute “vere”.
I maligni potrebbero a questo punto dire che questi investitori se la sono cercata, visto che hanno investito soldi veri in cose senza valore, ma questa, appunto, è una malignità che non ci tocca.
A Cassandra non interessa qui descrivere ulteriormente il fatto, fare un bilancio dei morti e dei feriti, e vedere chi ha vinto e perso la guerra.
Non interessa nemmeno decidere se un’azione, certamente immorale, è stata legale come andare in chiesa la domenica, od illegale come l’insider trading.
Interessa invece mostrare come la finanza, sistema che purtroppo fa girare il mondo e che è almeno in parte marcio nelle fondamenta, abbia trovato nuove e più perverse vie per truffare le persone, ed accumulare soldi rubandoli a spese di coloro che il valore lo producono davvero.
In questo non c’è spazio per l’ammirazione od il desiderio di emulazione. Chi si muove in questo modo nella finanza, crea non solo una finanza marcia ma una vera “necrofinanza”, dove il guadagno non è fatto solamente a spese di altri ma grazie alla distruzione e morte di un “avversario”.
Ecco, se qualcuno, non certo tra i 24 indignati lettori, ha applaudito la genialità di chi ha compiuto un piano così raffinato, rientri in sé e si renda conto che lo deve invece disprezzare come sta probabilmente facendo con chi aggredisce una nazione confinante, allo scopo di distruggerla ed annetterla, senza nessuna considerazione per i morti.
Nessuna giustificazione, o peggio ammirazione, è quindi ammissibile, almeno secondo Cassandra.
Con questa necrofinanza il mondo non andrà da nessuna parte.
E quindi, in attesa che anche la “criptobolla” delle criptovalute scoppi, riportando poche criptovalute superstiti alla loro funzione originaria di finanza decentralizzata, questa è la personale chiave di lettura che Cassandra, per ringraziarvi della pazienza, vi consegna su questa vicenda. Fatene ovviamente quello che volete.
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