Tempo di lettura 6’, ma non è detto. Può dipendere dalla percezione del tempo di ognuno.
Nella notte dei tempi
Il tempo è l’entità che sperimentiamo dal momento che nasciamo, un termine dal significato non afferrabile che può giocare a favore o a sfavore della nostra esistenza. Per Sant’Agostino non vi è un passato e neanche un futuro, solo il fluire di un eterno presente composto da un presente/passato e un presente/futuro.
Per Leonardo da Vinci, il tempo presente è uguale “all’acqua che tocchi de’ fiumi che è l’ultima di quella che andò e la prima di quella che viene”. Il tempo ha senso solo se può essere riempito di significato, è quell’ordine che permette all’essere umano di non percepire che gli eventi accadano tutti in una volta, la necessità quindi di dare ordine e argine all’alternanza dei giorni e delle stagioni.
Il tempo della natura ci ricorda visibilmente che le stagioni non le fa il contadino, esse vengono e orientano verso la maturazione i prodotti della terra. Nell’antichità fu con l’osservazione della luna e delle sue forme mutevoli, che si scoprì la chiave del primo sviluppo per “catalogare” il tempo. I cicli lunari sono presenti nell’agricoltura e in particolare nella viticoltura i cui vari processi sono tradizionalmente regolati secondo le fasi lunari.
Praticamente trovare un punto fermo nel tempo della nostra vita non è una cosa semplice, ma trovarlo anche nel tempo delle nostre festività religiose sembra assai complicato. Come mai alcune ricorrenze come Natale, Epifania, Santo Protettore delle città hanno date fisse da secoli, mentre il Carnevale e la Pasqua sono date mobili? Proviamo a far chiarezza nel tempo, chiedendo alla storia e al ciclo lunare di svelarci il modo più semplice per comprendere date così importanti.
Il tempo mobile della Pasqua
Nel 325 d.C. al l Concilio di Nicea venne stabilito che la Pasqua cristiana sarebbe stata celebrata la domenica seguente il primo plenilunio dopo il giorno dell’equinozio di primavera.
Di conseguenza il periodo pasquale si presenta da sempre dopo il 22 marzo e non oltre il 25 aprile. Supponendo che il primo plenilunio di primavera si verifichi il 21 marzo, giorno stesso dell’equinozio di primavera e sia un sabato, la Pasqua sarà festeggiata subito il giorno successivo, ma se invece l’equinozio dovesse cadere di domenica si dovrà attendere il plenilunio successivo, esattamente 29 giorni dopo, sperando che non cada nuovamente di domenica perché si dovrebbe attendere ancora un nuovo plenilunio.
Gli antichi erano molto bravi a scrutare il cielo e a comprendere i moti astronomici, purtroppo proprio grazie all’osservazione diretta erano consci degli eventuali errori che potevano nascere, derivati anche dal cielo offuscato dalle nuvole e dal maltempo stesso. La data della celebrazione pasquale fu fissata con il calcolo di una regola matematica prestabilita. Questo calcolo fu chiamato “empatta” o “l’età della luna” che significa giorni aggiunti, e nel calendario gregoriano (calendario usato da cattolici e protestanti) era legato alla scelta del giorno nel quale era stabilito il capodanno.
Il Capodanno con fatica unifica il tempo
Capodanno? Ed ecco che il tempo concepito dagli uomini con l’osservazione, poi con il calendario ed oggi con gli orologi, continua a creare una eterna illusione.
Illusione? Si, oggi la scienza più moderna ci dice che il “Tempo” è relativo, non soltanto perché quello misurato dagli orologi è ben diverso dal tempo che percepiamo e viviamo dentro di noi, ma anche perché il tempo oggettivo, quello terrestre, è un Tempo ‘locale’, che vale solo sul nostro pianeta. Come gli astronauti ci hanno comunicato, basta uscire dalla nostra atmosfera perché le cose cambino radicalmente. Il concetto di Tempo quale “entità” assoluta e indipendente da ciò che succede, viene meno, come lo stesso Einstein ha dimostrato con le sue teorie.
Come si è riusciti nel passato a unificare tutto il mondo e tutte le culture, sull’avere un tempo uguale per tutti? Sicuramente non è stato facile, una continua diatriba.
Tornando ai “tempi” storici, immaginatevi un caos totale per la scelta di una festività quale il capodanno, l’inizio di un nuovo anno. Anticamente in Egitto il Capodanno era festeggiato il 29 agosto, a Bisanzio il primo settembre e a Firenze?
Anche i bastian contrari dei Toscani si piegano al tempo
A Firenze il Capodanno era il 25 marzo, fino a quando la città fu “obbligata” nel 1749 ad adeguarsi al tempo comune del Calendario Gregoriano con inizio il primo gennaio.
La testimonianza della decisione del Granduca è tramandata ai posteri in una lapide in latino, affissa sotto la Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria, la quale dice:
“L’Imperatore Cesare Francesco, Pio, Fortunato, Augusto, Duca di Lorena e Bar e Granduca di Toscana, nato per il benessere della collettività, guardiano della libertà, amplificatore della pace, difensore della concordia, salvatore del mondo; allo scopo di evitare ogni confusione e difficoltà nel discernere il tempo ha comandato, con legge del 20 novembre del 1749, che l’epoca e gli anni della salvezza dell’uomo, che solevano essere conteggiati dalle popolazioni toscane a partire da diversi giorni, vengano da tutti fatti iniziare in un unico e identico modo, così che che non venga più osservato il precedente costume, contrario a quello dell’Impero Romano, ma che a partire dal prossimo anno 1750 e in perpetuo, il primo gennaio che segna l’inizio del nuovo anno presso gli altri popoli, venga celebrato e usato nel conteggio del tempo anche col consenso del popolo toscano”.
Storia e scienza: un salto nel tempo futuro
La scienza torna a ricordarci che l’anno solare non dura precisamente 365 giorni, ma 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi, e il non aver tenuto conto per secoli, di questo “scarto” aveva fatto cadere l’equinozio di primavera addirittura ai primi di marzo. Lo stesso Ruggero Bacone nel 1267 aveva fatto osservare al papa Clemente IV un errore di 9 giorni dell’equinozio di primavera segnato nel calendario. Nel 1515 fu un Papa Medici, Leone X, a porsi il problema di non avere un “tempo”, un calendario unificato tra tutti i paesi.
Questo dilemma nasceva non solo per questioni religiose, ma anche per questioni pratiche ed economiche atte agli scambi commerciali che intercorrevano tra gli Stati. Ma come si legge nella dedica a Paolo III del “ De Revolutionibus Orbium Coelestium” di Niccolò Copernico del 1543, la questione rimase irrisolta.
Qualche decennio dopo, papa Gregorio XIII si rese conto che continuando ad ignorare lo scarto di tempo, la Pasqua rischiava di essere celebrata durante l’estate e questo andava contro le radici della Bibbia e delle altre antiche Scritture. Fu così che nell’anno 1582 le persone poterono sperimentare un vero e proprio “salto temporale nel futuro”. Venne stabilito con Bolla Papale che il giorno 5 ottobre 1582 divenisse in una sola notte il venerdì 15 ottobre 1582. Fu una rivoluzione mondiale, un vero e proprio salto temporale che metteva fine a tutte le incertezze.
Ma le guerre non finiscono mai perché ognuno vuole le proprie ragioni.
L’Inghilterra si oppone al tempo
Molti paesi riuscirono ad adattarsi velocemente, scegliendo ognuno un momento propizio per attuare il cambiamento. L’Inghilterra di Elisabetta I, consigliata dal suo fedele astrologo/astronomo John Dee, persuase gli uomini potenti del suo seguito ad accettare i cambiamenti, ma per la chiesa di Canterbury i tentennamenti andarono avanti altri centosettanta anni tanto da far scrivere a Voltaire:
“Gli inglesi preferiscono che il calendario sia in disaccordo con il sole, piuttosto che essere d’accordo con il Papa”.
Il buco nero del calendario
Il concetto di tempo è ancora oggi in evoluzione. Le chiese ortodosse russa, serba e di Gerusalemme seguono il vecchio calendario Giuliano e, da questo nasce la differenza di 13 giorni tra festività religiose “fisse” ortodosse e quelle di altra confessione cristiana. Quindi se cerchiamo nella storia eventi successi tra il 5 e il 14 ottobre 1582, sappiamo che non troveremo nulla, perché quei giorni non sono mai esistiti confermando così la tesi di illuminati quali Eraclito, Platone, Leonardo da Vinci, Albert Einstein per i quali il tempo altro non è che una percezione relativa.
Il “tempo” anche per la scienza odierna è un elemento di grande disordine e incertezza nell’osservazione e nello studio dell’universo.
Grazie ai potenti mezzi di cui disponiamo per scrutare stelle e galassie, sappiamo che mentre osserviamo un fenomeno stiamo osservando ciò che non esiste perché osserviamo a ritroso nel tempo. Il tempo dipende dalla velocità di rotazione. Il nostro giorno dipende dalla rotazione della terra intorno a se stessa, il nostro anno dalla rotazione della terra intorno al sole. Ma anche il buon funzionamento degli esseri umani dipende dalle velocità degli spin.
Lo spin e Alice per sempre
In inglese Spin vuol dire rotazione, particelle rotanti, mediatori delle forze fondamentali esistenti tra le particelle che formano la materia. È stato spiegato molto bene dallo scienziato Stephen Hawking:
“Lo spin rappresenta una sfera che dopo una certa rivoluzione ritorna come prima.” Quindi gli spin sono dei nuclei atomici che compongono anche il corpo umano ed hanno una rotazione con una loro velocità; la dimostrazione pratica è la Risonanza Magnetico Nucleare.
Nel concetto di tempo, tutte le velocità diverse corrispondono a tempi diversi che quantificano diversamente il concetto di tempo. Ma anche la terra è composta di vari strati e tutti con velocità di rotazione diverse e con opposte rotazioni. Potrebbero quindi essere le rotazioni delle connessioni istantanee del tempo? Praticamente come se già il futuro fosse il presente? Un pò come diceva Sant’Agostino. Noi possiamo percepire il trascorrere del tempo solo grazie al cambiamento della realtà che ci circonda.
Eros e Psiche la metafora di Apuleio che ci ricorda l’eterna battaglia tra razionalità e istinto, tra cuore e cervello. Una continua trasformazione che ci accompagna in questioni profonde, dall’evoluzione dell’Universo alla conoscenza della natura, dalla nostra nascita alla nostra morte, senza tralasciare il concetto di casualità.
Alice: “Per quanto tempo è per sempre?” Bianconiglio: “A volte, solo un secondo”. (Lewis Carrol).
Solo nel caso delle guerre il tempo è sciaguratamente infinito, comunque lo si misuri.