Film in uscita in questi giorni su Netflix che affonda le radici negli anni bui che portarono alla seconda guerra mondiale. Eppure la Conferenza di Berlino del 1938 era quasi un incontro di pace tra Francia, Germania, Inghilterra e Italia per dirimere la questione dei Sudeti. Area montuosa nel cuore dell’Europa in territorio cecoslovacco ma abitato in prevalenza da popolazioni di origine tedesca.Cosa accadde realmente e quali erano gli intricati sviluppi che nascondevano i disegni predatori di Herr Hitler.
Non è un film antitedesco, ove pure il regista poteva attingere a piene mani, ma una lezione di storia sulla inutilità di tanti affanni ipocriti, di tante dichiarazioni di facciata dei leader politici per evitare la guerra tanto che nell’orologio della storia il Trattato che ne segue può essere considerato l’inizio della seconda guerra mondiale. Scoppierà da lì a qualche mese.
Il film non è solo un brillante e coinvolgente ripasso di storia continentale ma è qualcosa di più.
Autunno 1938: l’Europa è sull’orlo della guerra, Adolf Hitler si prepara a invadere la Cecoslovacchia e il governo di Neville Chamberlain, impersonato dall’ottimo Jeremy Irons, è alla incessante ricerca di una soluzione pacifica. Il funzionario pubblico britannico Hugh Legat e il diplomatico tedesco Paul von Hartmann sono vecchi amici avendo frequentato entrambi l’Università di Oxford. Essi si recano a Monaco per una conferenza convocata d’urgenza, mentre la pressione delle cancellerie e dell’opinione pubblica si fa sempre più schiacciante. L’inizio delle negoziazioni vede i due vecchi amici in serio pericolo e al centro di una rete di sotterfugi politici, che nascondono inconfessabili segreti. La Germania con 85 milioni di cittadini di pura razza ariana ha bisogno di spazi, di terre, di espansione economica e politica. E’ incontenibile e incontentabile. Lord Neville Chamberlain, primo ministro inglese, tentenna, ammicca, arriva tardi per poi cadere nella trappola dei tedeschi. Essa portò all’annessione alla Germania di vasi territori della Cecoslovacchia sperando in una pace duratura in nome del principio di appeasement. Determinante fu la mediazione di Mussolini.
Nel tragico corso della storia di allora è inevitabile leggervi la guerra, tragica e disperata, di oggi tra la superpotenza russa e la piccola Ucraina, e sullo sfondo i tanti, forse troppi attori, che cercano di spegnere l’incendio per tornaconto politico più che per assicurare la pace tra i popoli. Oggi come ieri, come se non avessimo imparato niente noi europei così fieri della nostra storia e delle nostre conquiste sociali e politiche. Gli amici che diventano nemici e viceversa incuranti dei destini della società.
Anche il pacifismo di parte della popolazione europea del tempo, forte e convinto, fa del debole primo ministro inglese la propria bandiera. Chamberlain cedendo i Sudeti alla Germania firma una pace effimera di pochi mesi che permetterà a Herr Hitler di oliare bene la terribile macchina da guerra che poi andrà alla conquista della intera Europa.
Oggi vi rivedo le stesse dinamiche, il palcoscenico è come sempre l’Europa, l’affollata combriccola di politici gioca con il fuoco della storia, le sofferenze per la gente sono esecrabili. Difficile fermare il corso degli eventi quando è tardi, ieri Monaco con i Sudeti e oggi la Russia con l’Ucraina.
Il pacifismo da solo non basta, esso è disarmato. Per gli antichi romani si vis pace para bellum. Buona visione.