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Dostoevskij, Putin e l’idiozia del cancellare le tracce

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La statua di Fedor Dostoevskij nel parco delle Cascine a Firenze

La guerra, anche a distanza di chilometri, riesce a tirare fuori il peggio dell’essere umano. Assurde  e controproducenti sono state le richieste di abbattere le statue di autori russi, oppure chiedere di non mandare, per dieci anni, opere d’arte in Russia o di cacciare direttori d’orchestra o altri interventi censori.

La statua che più ha creato attenzione da parte dei “censori” è proprio quella di colui che scrisse, nel suo romanzo L’idiota, la celebre frase “la bellezza salverà il mondo”: lo scrittore russo Fedor Dostoevskij.

E’ incredibile che i valori, la cultura, la civiltà, che ci viene trasmessa dalla letteratura e dall’arte, precedente al nostro tempo, siano straordinariamente attuali e non finiscano mai di insegnarci qualcosa che va al di là di una sterile nozione. È un insegnamento, o per meglio dire, una educazione. Educazione dall’etimologia latina educere; tirare fuori il meglio dalle menti ben disposte, che non è lo stesso di inserire, cioè inducere o insegnare, cioè lasciare il segno.

La bellezza salverà il mondo

Spesso, il concetto della bellezza che salverà il mondo, è stato banalizzato. Mai come in questo momento storico, abbiamo la necessità di comprenderla per superare il buio e le paure di una realtà complessa. Non mi interessa dare di “imbecille” a chi vuole violare, togliere, fare a pezzi la statua di un grande scrittore dell’800 dal panorama cittadino, per relegarlo in qualche magazzino o forse addirittura per abbatterlo simbolicamente.

Non sono persone tanto diverse da coloro che hanno fatto scempio della bellezza di Palmira e di altri siti archeologici sparsi per il mondo. Non si cancella la storia, nel suo bene e nel suo male. Ed è per questo motivo che Dostoevskij ne L’idiota approfondisce il suo personaggio attraverso un quadro di Hans Holbein il giovane, dipinto nel 1521: Il Cristo Morto.

Nelle parole del protagonista, il Principe Myškin ha il timore che ogni certezza possa crollare, andare in frantumi davanti alla mortalità del corpo decomposto di Gesù, una immagine che lo rende un comune mortale. Quale bellezza salverà il mondo se gli stessi simili hanno usato tanta violenza su quel corpo?

 «Mi piace guardare quel quadro» mormorò Rogožin dopo un breve silenzio, come se avesse dimenticato nuovamente la sua domanda.
«Quel quadro!» esclamò d’un tratto il principe preso da un pensiero improvviso. «Quel quadro! Ma quel quadro potrebbe anche far perdere la fede a qualcuno!» Fëdor Dostoevskij, L’idiota, Parte II,4. 

Creare il “buco della memoria” per togliere, sottrarre.

Un meccanismo ideato per alterare o far sparire immagini, documenti scomodi, fotografie, libri, con l’intento di cancellarne definitivamente la memoria. Il vuoto non esiste in fisica, un vuoto viene riempito e si può riempirlo di falsi documenti al fine di riscrivere la storia per renderla conforme ai frequenti cambiamenti di una propaganda di comodo.

Ma tra il bello e il bene esiste un legame misterioso, inafferrabile e indistruttibile. La Bellezza è un concetto universale che appartiene liberamente a tutti gli esseri umani. Ad essa è affidato il potere di ricomporre in un’unità armonica il disordine fondamentale della realtà, rendendola capace di rivelare il senso ultimo al di sopra del suo stesso caos.

In tal senso l’idea della bellezza per Dostoevskij coinciderebbe con quella già descritta da Platone: “Il bello è lo splendore del vero”. 


L’idiota a Firenze

L’idiota fu ultimato da Dostoevskij nel 1869 a Firenze, dove soggiornava. La “bellezza salverà il mondo” è la frase fatta pronunciare dal protagonista, il principe Myškin. Figlio di una nobile famiglia russa decaduta, a causa della sua ingenuità, cade vittima di un coetaneo spavaldo e truffatore, figlio di un mercante che lo attira e lo coinvolge in affari poco leciti.

Il principe, a causa della inesperienza e del buon cuore, non riesce a difendersi e, pertanto, è definito nel titolo stesso del romanzo come idiota. Ed è proprio in questo punto che dobbiamo porci la domanda di come una persona truffata, usata, denigrata dal più furbo, sconfitta sia capace di pronunciare una frase di grande profondità:  “La bellezza salverà il mondo”. 

La bellezza è il nome che si dà all’inequivocabile manifestarsi del bene. Un insieme di qualità che non hanno necessariamente a che fare con una forma armonica e perfetta perché nulla può rimanere intatto. Ma i tratti della bellezza, si incontrano con la bontà che custodisce la propria perseverante giustizia, a costo di tutto. È il bello del bene e, chiunque voglia sinceramente la verità sarà sempre ineluttabilmente  il più forte.

Dobbiamo riflettere per tutelare il nostro patrimonio, per continuare a credere che la bellezza possa salvare il mondo, non possiamo accettare la caduta e la deturpazione della nostra cultura.

Se dovesse avvenire, sarà il nostro inevitabile declino. In ogni scuola, da ogni educatore, da ogni singola persona che agisca per il concetto collettivo di bene dovrebbe essere ripetuta costantemente la frase del principe Myškin.

La conoscenza è l’unica vera libertà dell’uomo

Far comprendere che essa equivale al concetto di cultura e di conoscenza. Praticamente la vera ed unica libertà dell’uomo. La bellezza, per il nobile principe russo, sarà l’unico fattore che lo porterà al riscatto rispetto alla condizione nella quale si è trovato. La vera forza che potrà distruggere le persone poco perbene, i truffatori, i ladri e coloro che fanno della avara furbizia una condizione di vita per sopraffare gli altri.

Solo la bellezza può garantire l’identità e l’integrità morale di tutte le culture del mondo. Kalos kai agathos, dicevano i greci, il “bello e buono” inteso come valore unico, interconnesso nelle due parti che lo formano, preliminare al possesso di tutte le virtù.

La bellezza quale connessione per il comportamento morale, la bontà nonostante i danni ricevuti, per evidenziare il concetto di bellezza.

Niente, secondo me, può essere più difficile di questa comprensione al giorno d’oggi ed è per questo motivo che la frase dovrebbe essere scritta su ogni bandiera di ogni paese del mondo. 

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