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Cambiamenti nella industria dei pagamenti e ruolo delle Autorità

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I tre nuovi grandi attori dei pagamenti digitali

Nell’attesa che le autorità di settore illustrino come si stia modellando l’industria dei pagamenti italiana, possiamo svolgere alcune considerazioni prendendo spunto dalle notizie di stampa apparse nelle ultime settimane circa alcune rilevanti evoluzioni.

Il punto di prospettiva è quello del consolidamento del sistema che marcia a passo spedito ad opera di pochi grandi soggetti e si colloca sempre di più all’esterno del sistema bancario. D’altro canto le challenger bank, le neobank e le niche bank, operatori specializzati in poche aree di business, tra cui prevale quello dei pagamenti, pur puntando sulla qualità del servizio non intercettano finora volumi significativi.

Le più importanti operazioni di acquisizione e di conferimento di attività vedono come protagonisti Nexi-Sia, Poste Italiane e Enel.

Con Nexi-Sia, primo operatore nazionale e in prospettiva europeo, di proprietà di fondi, sono stati via via stipulati accordi relativi alla monetica di banche di grandi e medie dimensioni, tra le quali Unicredit, MPS, Carige e da ultimo da Bper, che dalla cessione del ramo incasserà 350 milioni.

Prezzi da capogiro 

Il Fondo Strategico italiano, che fa capo a Cassa depositi e prestiti e che schiera quindi alle spalle Poste Italiane e il suo Imel Postepay, ha assunto per 500 milioni una partecipazione del 60% nell’Imel BCC pay, appena costituto dal Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea, per gestire la monetica della capogruppo e delle 132 banche aderenti.

La rete fisica di BCC pay, sotto forma di sportelli bancari delle BCC, che si presume non opererà in concorrenza con quella di Poste, potrà contare su 2600 punti vendita.

Quindi Postepay pochi giorni fa ha annunciato l’acquisizione per 700 milioni da International Game Technology, controllata dal gruppo De Agostini, di LIS, IMEL di Lottomatica, una delle maggiori reti di servizi di pagamento, con oltre 54.000 punti convenzionati.

Quanto a Enel, il maggior emittente italiano di bollette, ha dato luogo, una volta costituito l’Imel EnelXFS e acquistato alcuni istituti di pagamento di ridotte dimensioni, all’acquisizione del 50% dell’ Imel Mooney da Sisal, con l’altro 50% che rimarrà a Banca Intesa. Anche Mooney è capillarmente presente sul territorio con un’ampia rete di punti vendita che in parte si sovrappongono a quelli di LIS. Valutazione di Mooney 1,5 miliardi. Esborso Enel 750 milioni, esborso Intesa 300.

Conseguenze per l’utente finale 

Due sono le considerazioni che emergono da tali dinamiche, da approfondire nella loro portata sistemica

a) la prima è che le economie di scala sono considerate il fattore determinate del business dei pagamenti digitali e che nessuna entità bancaria, per quanto grande, ritiene di essere in grado di svilupparlo da sola. La ricerca di sinergie, al di fuori del proprio specifico perimetro, diventa la chiave di lettura delle ragioni del trasferimento ad altri della proprietà del ramo o di nuove alleanze, in un settore tipico del banking, rinunciando al suo sviluppo diretto. E’ un fenomeno che andrebbe indagato meglio per comprendere i motivi ultimi per i quali alcune banche italiane hanno scelto di cedere il controllo di un asset tanto strategico;

b) il secondo è che nelle politiche di ampliamento e di penetrazione del mercato, le reti fisiche di distribuzione dei pagamenti digitali, come dimostrano le scelte degli operatori avanti citati, sembrano contare molto di più delle basi per quanto ampie di clientela, già propria nel campo sia del banking, sia delle utility. Affinchè l’importanza attribuita alle reti fisiche non appaia una contraddizione rispetto alla diffusione dei servizi on line sarebbe importante capirne fino in fondo le ragioni. Esse infatti sono utili per intercettare soprattutto operazioni in contante.

D’altro canto, i prezzi elevati intercorsi per i sopra detti passaggi proprietari non possono che fare riferimento alla valorizzazione delle reti di vendita, per quanto i numeri contenuti dei pagamenti digitali in Italia possano far intravedere forti potenzialità di crescita del mercato.

Certo è che se considerassimo quei prezzi in rapporto al numero delle transazioni digitali ora in essere, che nel loro complesso ci collocano ancora tra gli ultimi paesi europei, ci troveremmo di fronte a valori di trasferimento del tutto di fantasia.

In ogni caso, le ingenti risorse investite in queste operazioni non fanno pensare, almeno a breve, ad abbassamenti nei prezzi unitari dei servizi digitali all’utenza. Ci auguriamo di sbagliarci.

L’Open banking è ancora lontano

Oltre alla concentrazione del mercato con ridimensionamento della proprietà bancaria e al potenziamento delle reti fisiche degli operatori non bancari, non si ricavano linee di tendenza precipue circa lo sviluppo di prodotti e servizi.

Ad esempio appaiono ancora poco identificabili le traiettorie di crescita delle innovazioni dell’open banking introdotte con la Seconda Direttiva Comunitaria sui servizi di pagamento (cosiddetta PSD2), mediante i servizi di accesso ai conti e di iniziazione dei pagamenti, anche per favorire un maggior grado di concorrenza tra intermediari. La dimensione di queste attività è ancora assai contenuta.

Esse possono avere prospettive di sviluppo assai favorevoli, in grado di incidere in profondità sulla qualità della informazione economica, ricostruendola sulla base di dati analitici e di algoritmi di intelligenza artificiale, a condizione che siano oggetto di investimenti su scala adeguata. E’ una visione dell’economia che i big data dei pagamenti one by one possono offrire per analizzare in dettaglio i rapporti debito-credito tra imprese e stimare con migliore approssimazione il merito creditizio di cui esse possono disporre. I dati dei pagamenti possono infatti diventare il sostrato di una nuova economia della informazione.

I pagamenti digitali per le pmi

Resta inoltre marginale l’interesse degli operatori bancari e non bancari a inserirsi nella ottimizzazione, attraverso i canali digitali, dei servizi di pagamento per la piccola e media impresa. E’ un campo molto esteso di azione per eliminare le inefficienze che incidono sugli stessi equilibri economico-finanziari delle pmi e per estendere massivamente il business dei pagamenti digitali.

Basti ricordare l’abnorme tempo medio di estinzione delle fatture che oggi sfiora i 75 giorni, per rendersi conto degli effetti in termini di ricostituzione di risorse liquide che una riduzione di soli pochi giorni dei tempi di incasso può avere su uno stock di crediti commerciali stimato in 500 miliardi di euro (fonte Cerved).

Manca inoltre il pieno dispiegarsi degli effetti delle piattaforme tecnologiche di sistema, alcune delle quali ancora in fase di completamento come PagoPa, altre limitate nel loro utilizzo dalle politiche di prezzo delle banche aderenti, come quelle praticate sui pagamenti istantanei via TIPS e RT1.

Pagamenti istantanei, ma quanto mi costate? 

Commissioni elevate per operazioni di bonifico istantaneo, quali si osservano sui siti delle principali banche, ne scoraggiano il ricorso, facendo rinunciare ai benefici della rapidità e della definitività delle transazioni.

Si tenga presente che gli investimenti delle Banche Centrali e dell’EBA che hanno promosso queste piattaforme hanno consentito di portare a due centesimi il costo industriale delle transazioni effettuate su di esse. Ricaricare questo costo di tre/quattrocento volte (6/7 euro per ogni operazione) non appare giustificato e, soprattutto, fa rinunciare molti utenti a questa modalità più efficiente per le transazioni fino a 100.000 euro.

Non sembra quindi fuori luogo sollecitare un intervento delle Autorità per correggere questa evidente stortura del mercato. D’altro canto la domanda di servizi di pagamento è da sempre considerata elastica alle variazioni di prezzo e una riduzione sostanziale di quelle applicate agli instant payment avrebbe l’effetto di spingerne l’utilizzo in maniera rapida e massiccia.

Il ruolo delle Autorità

In conclusione, le dinamiche di mercato non appaiono del tutto intellegibili, anche in ragione di alcune contraddizioni che le caratterizzano.

Da ciò il ruolo importante delle Autorità di settore le quali, oltre che identificare al meglio queste tendenze, si inducano a mettere a punto interventi correttivi per evitare effetti indesiderati sul consumatore sia individuo che impresa.

Per entrambi non c’è niente di peggio che trovarsi di fronte a situazioni poco comprensibili nel generale riassetto del comparto e a distorsioni nella convenienza dei servizi, perchè difficilmente saranno portati a compiere la scelta più innovativa tra le opzioni possibili, così rinunciando ai benefici che il contesto normativo e quello tecnologico offrono per la loro effettiva emancipazione.

 

 

 

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