Per fruire di un’opera d’arte ed apprezzarla occorre uno spazio adeguato.
Sia esso un monumento o un’istallazione temporanea, troverà naturale alloggio in una piazza o in un museo, secondo la logica pensata dall’autore o dal curatore della mostra. Lo stesso accade per le pitture e ogni altra forma artistica per essere adeguatamente contemplata.
Nella street art, invece, escludendo le realizzazioni commissionate, l’artista si muove secondo un’autonomia indefinita che non ha nulla a che fare con lo sfruttamento economico dell’opera.
Il moderno fenomeno artistico incontra la tolleranza di molte amministrazioni pubbliche, le quali non considerano più queste forme espressive come azioni deturpanti e financo vandalistiche, anzi le valutano come possibili modalità per riqualificare quartieri cittadini degradati, sia che si trovino in centro o in periferia.
Molti sono i comuni che promuovono queste iniziative artistiche, affinché edifici fatiscenti o capannoni abbandonati divengano spazi per graffitari creativi. Negli agglomerati urbani talune zone sono diventate veri e propri punti di riferimento per artisti e fotografi che amano esporre le loro opere o documentarle. Instagram forse è il veicolo mediatico che consente agli interessati un monitoraggio quasi immediato dei quartieri e dei luoghi che accolgono le testimonianze.
In genere, ogni opera creata dall’artista ha una funzione e una logica propria e spesso dialoga con l’ambiente urbano in cui viene collocata, ma può anche stridere con esso, alla ricerca di provocazioni; tutto ciò al fine di catturare l’attenzione dell’osservatore a cui l’autore si rivolge.
Il deperimento delle opere costituisce per queste formule creative un fatto normale. L’opera, come ogni cosa, col tempo, è soggetta ad inevitabile degrado.
Il disfacimento fisico delle tante opere esposte agli agenti atmosferici modifica costantemente le materie e le forme e velocizza il processo degenerativo, in specie se la qualità del materiale che è stato adoperato non è eccelsa. E qui interviene la fotografia, svolgendo un ruolo fondamentale per la documentazione e la conservazione.
Appassionati d’arte e fotografi o filmaker interessati a qualsiasi manifestazione espressiva da raccontare e riprodurre catalogano le tante opere in cui s’imbattono. Fissando le fasi dei vari momenti realizzativi, dalla origine al deperimento, arrivano fino al momento della loro scomparsa dovuta anche alla sovrapposizione di nuovi graffiti.
Interessanti – se non preziose – possono rivelarsi, quindi, le testimonianze raccolte nel tempo. È anche per questo motivo che rivisitare periodicamente gli stessi graffiti è come scrivere le pagine di un racconto. Può capitare che trasformazioni riservino novità sorprendenti, generando un’estetica originale e inattesa, forse neanche pensata dagli stessi autori.
Demolizioni edilizie totali o parziali, rifacimenti di facciate, nuove destinazioni di ambienti o radicali ripuliture di muri, porte o finestre, determinano cancellazioni definitive che, fortunatamente, rimangono custodite nelle testimonianze fotografiche.
La fotografia resta pertanto l’unico mezzo che storicizza e mantiene vive le opere realizzate. Come detto, spesso sono gli stessi graffitari che oggi, con i loro cellulari, catturano nell’immediato il risultato prodotto e, qualche volta, ne filmano intere fasi del processo elaborativo.
Accade pure che sovrapposizioni possano creare un impensato connubio armonioso generando un quasi completamento di opere grafiche che, pur in origine disomogenee, si vengono a miscelare quasi naturalmente. Cosa che accade assai raramente, ma che, quando succede, rappresenta un fatto imprevedibile, quasi vi fosse una inconscia e segreta collaborazione fra i vari graffitari che parlano un comune linguaggio espressivo, anche quando è realizzato con l’applicazione di generi estetici differenti.
La quantità dei lavori prodotti e la vetustà delle opere appaiono, quindi, oggi principalmente fruibili grazie ai portali web e i vari social ove, oltre ai diversi artisti, anche appassionati di questo genere espressivo pubblicano un’infinità di scatti. E il tutto appare come in una grande galleria, come in una miniera di graffiti pronta per un pubblico sempre più vasto. Queste documentazioni fotografiche testimoniano anche una certa maniera di fotografare e rivelano particolari personalizzazioni e sensibilità del fotografo.
Nella street art si incrociano anche forme che si differenziano per l’utilizzo di materiali diversi, a volte anche riciclati, e per soluzioni innovative rispetto a schemi pittorici più convenzionali.
Alcuni artisti, ad esempio, forgiano mattonelle di animo naif che amano collocare nei quartieri, magari facendo recitare al proprio personaggio tipizzato alcune frasi tipiche del rione o modi di dire popolari in uso in quel contesto. Personaggi di altri artisti, realizzati magari con forme ripetitive quale lo stencil, si distinguono pure nel veicolare esternazioni correlate a temi legati alla socialità. Esse infatti contengono considerazioni relative al tempo in cui appaiono e alludono a specifiche correnti di pensiero quali fiammelle di anarchia utopica, da tenere accese.
Il movimento artistico della street art, ormai accettato e esteso, si associa anche al sempre più diffuso fenomeno tatoo.
In tutti i paesi si evidenziano le peculiarità specifiche di queste nuove forme democratiche d’arte moderna, variamente contaminate dagli ambienti socio culturali in cui si manifestano.
Buona luce a tutti!
Articolo sviluppato con una motivazione che probabilmente viene ai più quasi… nascosta o sconoaciuta: preservare la meglio ezzi di storia che raccontano la vita quotidiana, le fasi ed i costumi delle città, i cui quartieri parlano tra loro con lingue differenti. Peccato che l’arte magistralmente descritta nell’articolo, viene da molto ignorata e/o addirittura… additata.
Articolo che evidenzia, quel contenitore immenso che io chiamo.. il senso della bellezza. Ci vogliono occhi attenti per vedere l’invisibile che si manifesta in questa forma di arte. Bravo grazie. E buona luce