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Il banchiere anarchico di Fernando Pessoa al cinema

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Con la regia di Giulio Base ritorna su MyMovies Biennale Cinema un sorprendente film del 2018 con Paolo Fosso e lo stesso regista. Tratto dall’omonimo ‘racconto di raziocinio’ di Fernando Pessoa, il film racconta di un dialogo tra un banchiere e una sua conoscenza del passato.

Un uomo d’affari, un banchiere ricchissimo, ci svela la  sua intelligenza lucida e penetrante che si dipana tra gli opposti del potere e dell’anarchia, della ricchezza e della povertà. Nella sua visione parossistica, il potere diventa il massimo degli abusi, libero da regole e quindi il potere è anarchia.

Da giovane è stato un anarchico mistico che predicava  la rivoluzione, ma poi ha capito che l’unico modo per sfuggire all’onnipotenza dello Stato, alle convenzioni sociali e per definirsi concretamente anarchico consiste nell’intraprendere con passione e determinazione  la via della riscossa individuale.

Più ricco divento e più mi libero all’ossessione dei soldi e della ricchezza. L’unico modo per essere veramente anarchico è creare libertà, liberando dapprima se stessi e questo si ottiene paradossalmente solo diventando ricchi. Un racconto sorprendente che, mediante il gioco del paradosso e della relatività del tutto, traccia una possente ed estrema visione  dell’anarchismo.

Dunque, una cosa è evidente… Nello stato sociale attuale non è possibile che un gruppo di uomini, per quanto bene intenzionati possano essere questi uomini, per quanto tutti intenti nel combattere le finzioni sociali e nel lavorare tutti insieme a favore della libertà, non creino spontaneamente tra loro una tirannia nuova, in aggiunta a quella delle finzioni sociali, distruggendo in pratica tutto quanto vogliono in teoria e ostacolando involontariamente proprio ciò che vogliono promuovere. Che fare allora? È molto semplice… Lavorare tutti per lo stesso fine, ma separati. […]

Loro sono anarchici solo in teoria, io lo sono in teoria e in pratica; loro sono anarchici mistici e io scientifico.

Di questi dialoghi a due degni del teatro e trasposti magistralmente al cinema sono rimasto colpito da due aspetti. Il primo è la figura solitaria e austera del protagonista rappresentata dal banchiere, espressione evidentemente del male assoluto e dell’egoismo illimitato. Il secondo, è la lucida analisi sulle contrapposizioni sociali, sulle diseguaglianze insite nella linfa vitale del capitalismo che solo in modo superficiale e propagandistico si occupa realmente dell’interesse comune. Da riflettere soprattutto oggi nel nostro paese quando viviamo sospesi tra una difficile realtà sociale ed economica e i banchieri al potere che si occupano di noi.  O forse sono più inclini a occuparsi di loro stessi, come il banchiere di Pessoa per dimostrare tutta la loro potenza ?

Un film del genere e’ dunque benvenuto perche’ come il vaccino sviluppa un po’ di anticorpi contro quel che ascoltiamo ogni giorno.

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