Agricoltura e clima
L’Italia, il primo Paese europeo per esportazione di prodotti biologici, acquisisce finalmente una normativa di settore. Il disegno di legge 988 è stata approvato pressoché all’unanimità dai due rami del Parlamento.
L’ampliamento dell’agricoltura biologica al 25% del suolo coltivato in Europa è l’obiettivo delle nuove strategie europee e per questo il piano di sviluppo del Bio prevede di impiegare in questa direzione almeno il 30% dei fondi per la ricerca in agricoltura.
Dobbiamo armonizzare l’intero Paese intorno a scelte avanzate sul nostro agroalimentare. Non si tratta di favorire gli agricoltori biologici, ma di disporre di un quadro di sistema. Ben venga dunque il metodo onnicomprensivo di agricoltura biologica (coltivazione, produzione e trasformazione dei prodotti agricoli destinati all’alimentazione). Per una civiltà eco-sostenibile non serve il catastrofismo produttivo, ma buone norme applicabili.
Che il clima sia cambiato è ormai assodato, ma la conoscenza del sistema-clima (aumenti temperature, piovosità, instabilità, etc.) non è ancora tale da poter fare previsioni accurate come, ad esempio, calcolare le ripercussioni economiche in agricoltura.
Inoltre, simulando sia pur con la massima accuratezza possibile le variazioni climatiche anche su piccole aree, non si possono fare previsioni a lungo termine. Cambiando il clima è evidente che i cicli di produzione agricola e orticola potranno subire profonde trasformazioni. Ci si dovrà adattare a nuove situazioni “aguzzando l’ingegno per superare nuove avversità naturali”. Sono molto dubbioso sul catastrofismo “produttivo” poiché, come insegna la storia dell’umanità, l’uomo è sopravvissuto a ben altre difficoltà ecologiche. E dunque mi proclamo ottimista.
La qualificazione delle produzioni
Il comune cittadino deve quindi considerare che l’agricoltura biologica, se condotta nel rispetto delle vigenti normative, significa soprattutto “qualità” del prodotto. I consumatori italiani ed europei passando da una fase di obiettivi di quantità si orientano ora verso la ricerca della “qualità”. Ad esempio nel settore ortofrutticolo freschezza, bellezza, bontà, sanità, confezionamento hanno una parte preponderante nella scelta dei consumatori stessi.
La freschezza: fino a pochi anni fa, era inversamente proporzionale al tempo intercorso fra il momento della raccolta e quello del consumo. Oggi, con la messa a punto delle tecniche di conservazione e di pre-refrigerazione, oltre che all’impiego di mezzi di trasporto che non interrompono la catena del freddo, la freschezza è dipendente dalla quantità e qualità dei servizi applicati al prodotto dopo la sua raccolta, fino alla vendita al consumatore finale.
La bellezza e cura dell’immagine: stanno segnando questi ultimi anni. Si parla, forse troppo, di civiltà dell’immagine. Il culto del bello, del gradevole, della forma regolare o comunque piacevole è sempre un fattore importante: viene usato per la pubblicità, la promozione, la comunicazione; in questo scenario è puramente utopistico pensare, a tempi medio-brevi di invertire la tendenza, ed è pertanto necessario, anzi indispensabile, proporre al consumatore un prodotto bello ed in ogni caso gradevole, tanto da soddisfare visivamente le sue aspettative.
La bontà è un’altra delle componenti della qualità necessaria per rendere il consumatore più fidelizzato. Dicono gli esperti delle vendite commerciali: “conquistiamo il consumatore con ciò che vede con gli occhi e lo manteniamo con ciò che sente con il palato”. Va detto però che la bontà è un fattore molto più soggettivo rispetto alla bellezza, più legata alla moda del momento. Si tenga conto, in ogni caso, che ogni specie ortofrutticola deve soddisfare il consumatore per ciò che si aspetta, nei confronti del sapore, del profumo, della dolcezza e della consistenza del frutto o dell’ortaggio.
Sul concetto di sanità, penso che nell’ultimo ventennio sia avvenuta una grande rivoluzione per ciò che usa intendere il consumatore medio. Prima, infatti, per prodotto sano si intendeva un prodotto esente da marciumi, da muffe e da parassiti in genere. Oggi il consumatore, ma anche l’addetto ai lavori, generalmente dà per scontata l’assenza di tali difetti ed intende per sano un prodotto esente da residui di principi attivi di fitofarmaci o concimi o diserbanti.
La crescita di una cultura ecologica, spesso attivata da articoli di stampa a carattere fortemente emotivo, ma accresciuta anche da un reale sviluppo delle conoscenze del consumatore, ha fatto sì che anche gli organismi ufficiali di tutela della salute abbiano diretto la loro attenzione al prodotto agricolo alimentare, ed in particolare all’ortofrutta, proprio per le sue caratteristiche benefiche nei confronti della salute.
Alimenti Eco, Bio, Organici e Fit Food: facciamo un po‘ di chiarezza
Leggere e saper interpretare le etichette è fondamentale. Capita spesso, infatti, di scoprire termini ambigui che non ci dicono nulla di utile. Ci si può trovare, ad esempio, a leggere su una confezione la dicitura “organico” pensando immediatamente che significhi “Biologico”. In realtà il termine è piuttosto ingannevole perché gioca sull’immediata assonanza con l’inglese “Organic”, che invece significa proprio “Biologico”.
Organico, in italiano, indica tutti i cibi che non sono processati dall’industria, di origine naturale come frutta, verdura, pesce e carne. Ma non si tratta automaticamente di cibi sani e biologici, cioè prodotti naturali che riguardano l’alimentazione salute e ambiente che sia biologico, ecologico, naturale. Dai prodotti Bio, Dop e Igp alle specialità dietetiche, dalle erbe e piante officinali alle essenze, della cosmesi alle terapie naturali.
Cosa sono i prodotti biologici
Un alimento con l’etichetta “Biologico” è un prodotto agricolo o agroindustriale per il quale è stata seguita una serie di procedure e protocolli chiamati “Biologici”, che generalmente evitano o minimizzano l’uso di pesticidi, fertilizzanti di sintesi o erbicidi. Questo è quanto.
Così, quando qualcuno ti dice: “questa mela è biologica”, significa che quel frutto è stato prodotto usando una metodologia “biologica” molto specifica e regolamentata, che permette di ottenere quell’etichetta. All’interno dell’Unione Europea, gli alimenti biologici sono retti da regole di produzione ed etichettatura molto specifiche (molti di voi conosceranno “l’euro-foglio” che li differenzia dagli alimenti non ecologici).
In questo modo, i produttori di alimenti biologici sono obbligati per legge a usare solo prodotti chimici autorizzati, a concimare con il compost e a usare metodi meno aggressivi per l’ambiente.
Ora passiamo in rassegna alcuni dei benefici dei prodotti e degli alimenti biologici in modo più dettagliato.
Che cosa sono gli alimenti Eco
Il principale vantaggio dei prodotti ecologici è il loro maggiore valore nutrizionale.E’ noto che i microelementi (vitamine e Sali minerali) in diverse varietà di frutta e verdura sono diminuiti drasticamente dal dopo guerra ad oggi.
Per fare un esempio, mangiare un frutto, una mela, un’arancia nell’immediato dopo guerra significava disporre di una fonte insostituibile di nutrienti e sostanze protettive per la salute: acido folico, vitamina A (beta-carotene), vitamina C, potassio. Oggi il contenuto di nutrienti è molto più basso.
Un altro esempio diverso dal mondo vegetale è il contenuto di acidi grassi omega 3, essenziali per molti processi di alimentazione. Esso è molto più alto in quelle carni e latticini prodotti con una metodologia biologica.
Le differenze
Qual è la differenza, in pratica e in teoria, tra gli alimenti “Eco” e “Bio”? Entrambi le denominazioni sono comparabili. Quindi un prodotto alimentare ecologico non è altro che un prodotto proveniente da agricoltura biologica.
La cosa cambia leggermente in altri paesi, dove un alimento biologico di solito si riferisce a un alimento non alterato geneticamente o con connotazioni più specifiche, indipendentemente dal fatto che siano stati usati o meno pesticidi per la coltivazione.
Cosa sono gli alimenti organici? Allo stesso modo, se cerchiamo la definizione di alimenti organici, essi sono definiti come quegli alimenti in cui vengono utilizzate sostanze come pesticidi, erbicidi o fertilizzanti di sintesi nel processo di produzione,l’uso di sedimenti di acque reflue come fertilizzanti e, come già detto, il ricorso all’ingegneria genetica per migliorare la resistenza ai parassiti, la resa delle colture e l’uso degli antibiotici o altri farmaci per il bestiame.
Ma i prodotti etichettati come organici sono più nutrienti? Le conclusioni più accreditate è che non ci sono prove di differenze nella qualità nutrizionale tra agricoltura organica e convenzionale. Ci sono piccole differenze nel contenuto di nutrienti, ma queste possono essere giustificate da differenze biologiche tra i prodotti (non tutte le arance hanno gli stessi mg di vitamina C) o nei diversi metodi di produzione.
Allora perché la gente insiste a mangiare più prodotti organici? la risposta è per ridurre le “sostanze chimiche di sintesi” dalla nostra dieta, o essere più rispettosi dell’ambiente e ridurre la nostra impronta di diossido di carbonio. La diffusione dell’agricoltura biologica dovrebbe ridurre anche i prezzi dei prodotti, sui quali insistono oggi forti campagne di marketing e alcune incongruenze da risolvere, come ad esempio l’uso della plastica nel confezionamento e le distanze tra i luoghi di produzione e di vendita.
Che cosa è un cibo adatto o Fit Food
Molto spesso e soprattutto con l’approssimarsi dell’estate, sentiamo parlare su magazine, tv e social media di FIT FOOD.Che tipo di cibo dobbiamo aspettarci quando leggiamo questo termine?
Per farla semplice possiamo dire che con il termine Fit Food si intendono tutti quei cibi (sia come ingredienti sia in piatti composti) che si sposano bene, sia nella fase pre che post, con un’attività fisica volta a migliorare il nostro benessere. Questa attività fisica non deve necessariamente essere svolta a livello professionistico anzi è assolutamente comune che le persone che ricercano questo tipo di alimentazione siano persone “normali” interessate a seguire una alimentazione sana che dia il giusto apporto dei macro nutrizionali richiesti dal loro corpo.
Uno sguardo alla agricoltura biodinamica
Che cosa dice la legge sull’agricoltura biologica, relativamente all’agricoltura biodinamica? Il comma 3 dell’art.1 equipara il metodo di coltivazione biodinamica a quello di coltivazione biologica solo se applicato nel rispetto delle disposizioni del Regolamento (CE) 834/2007: “è vietato l’uso di radiazioni ionizzanti per il trattamento di alimenti o mangimi biologici, o di materie prime utilizzate in alimenti o mangimi biologici. L’intera azienda agricola è gestita in conformità dei requisiti applicabili alla produzione biologica”.
Le maggiori comunità scientifiche italiane del settore agricolo hanno definito la biodinamica “pratica priva di alcuna base scientifica ove si voglia equipararla all’agricoltura biologica” e si sono dette contrare al suo inserimento in una legge dello Stato.
Questi Enti sono l’Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie, l’Accademia Nazionale dell’Agricoltura, la Federazione Italiana Scienze della Vita, l’Unione Nazionale delle Accademie per le Scienze Agrarie, l’Accademia Nazionale delle Scienze e l’Accademia dei Georgofili.
Anche Elena Cattaneo Docente della Statale di Milano e Senatrice a vita, unica in Senato ad aver votato contro la nuova legge, ha detto che “è la politica che sceglie di ignorare la scienza”.
Personalmente penso della biodinamica ciò che penso dell’arte (o pretesa arte) d’indovinare il futuro da segni e simboli esterni (posizione degli astri, volo degli uccelli, forma delle viscere degli animali “sacrificati” ecc.) o da manifestazioni divine: chi ci crede faccia pure, ma non pretenda riconoscimenti scientifici!
Articolo come sempre dotto ed interessante su un argomento di stringente attualità.
Caro Ulderico grazie per le preziose indicazioni. A quando la pubblicazione di un vademecum sul cibo ?
Grazie e complimenti per la chiarezza dell’analisi .