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Le mirabolanti avventure del Signor Bonaventura sul MPS

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Ieri 4 agosto alle ore 20 presso la Commissione Finanza è andata in onda la cena delle beffe con una informativa del Ministro Franco su MPS che non ha aggiunto molto a quello che la stampa aveva già riportato e con domande a raffica dei parlamentari (sulla qualunque) senza risposta perchè la procedura prevede così, cioè che il Relatore rimanga muto e così è rimasto il Ministro.

EPILOGO SURREALE DELL’AUDIZIONE

Oggi 7 agosto, finalmente sul sito del MEF abbiamo il testo che il ministro Franco ha letto in Commissione sul MPS. Se le parole hanno un senso, possiamo leggere anche il documento (finora segreto ?) con cui nel 2017 lo Stato italiano concordò la ricapitalizzazione di MPS. 40 pagine di condizioni, richiami, sorveglianza, ecc. Il punto fondamentale che getta una luce sinistra sull’audizione è che questo documento parla di vendita delle azioni MPS entro fine 2021, VENDITA-SALE (in inglese) non regalo o donazione a qualcuno, nella specie a Unicredit. Ed allora ? Se non si trova un ACQUIRENTE NON UN BENEFICIARIO che si fa? Il Ministro tace su tutta la linea, forse dovrebbe perlomeno prepararsi meglio quando parla in pubblico.

 

Il grande falò del MPS

Quando le banche falliscono in Italia sono salvate con il denaro nostro, dei contribuenti, meglio di noi che paghiamo le tasse, visto che non siamo poi così tanti. In più, gli accademici, le autorità, i giornalisti si spellano le mani per dirci che lo Stato ha fatto un affare (l’ennesimo), perchè prima o poi rivende il pacco ricevuto, come il signor Bonaventura che, finita l’avventura si ritrovava sempre con assegni di un milione di lire poi diventati di un miliardo.

La trama perversa traspare anche nel fallimento di MPS, il di cui salvataggio è stato orchestrato da Orcel, dopo che aveva dichiarato che non era interessato e da Franco, titolare del MEF che allo stesso tempo è autorità di controllo, azionista di MPS e ora venditore del medesimo.

Questa volta, tuttavia, anche se mi pare che non si è reso conto, il Ministro ha liquidato a livello sistemico il nostro sistema bancario, insieme al MPS. Eh si perchè l’Italia non è che sia stato il paese delle grandi banche, ma accanto a qualche campione nazionale aveva una ossatura finanziaria basata sulle banche regionali. Esse nel corso del tempo sono state una benedizione per lo sviluppo delle PMI e poi una maledizione per i tanti casi di risparmio tradito e di credito malato. In pochi anni, il susseguirsi delle crisi di queste banche è stato traumatico; popolari, casse di risparmio nell’Italia Centrale, in Toscana, in Veneto, in Liguria, in Umbria, in Abruzzo, in Campania, in Puglia sono saltate come popcorn. Ma il MPS è diverso, sia per la lunga e secolare tradizione e sia perchè, a differenza delle altre prima menzionate, aveva uno standing superiore e di qualità. Vale a dire non era una banca raccogliticcia di provincia messa a correre dalle autorità sul mercato nazionale per salvare altre consorelle nel frattempo decotte. Chi aveva la vista lunga anni fa avrebbe potuto immaginare il tonfo di quelle banche, non certo di MPS. Dunque, con l’audizione di ieri del Ministro finisce malinconicamente il nostro sistema bancario, per sempre, inghiottito da tutti i più profondi mali della nostra società contemporanea, quasi espressione dei sette peccati capitali.

Vuo’ cumprà

Se ne è accorto? No, perchè ha indossato i panni del venditore ed inevitabilmente, ha commesso un’altra serie di imperdonabili errori. Vediamoli rapidamente, traendo spunto dalle sue apodittiche affermazioni.

Un buon venditore quando offre la merce al mercato sa bene quanto l’ha pagata e a che prezzo la vende, prima di dire quando torna a casa se ha guadagnato o perso. Per il MPS niente del genere, non vi è il minimo cenno di quanti soldi i contribuenti vi hanno messo e poi buttati per mantenere a galla l’istituto. Quindi si tratta di una vendita al buio a carico del solito parco buoi. Certo, dopo tutto quel che è accaduto, mai mi sarei sognato di sentire un ex DG Bankitalia, ex Ragioniere Generale dello Stato e ora Ministro affermare che la vendita è necessaria per la stabilità finanziaria e per evitare che l’onere  per lo Stato potesse addirittura aumentare in caso di mancata vendita. Se si trattasse di un amministratore di una spa privata si potrebbe configurare il reato di aggiotaggio.

L’altro punto, ugualmente sconcertante, è l’avvio della trattativa sugli sportelli del MPS, quelli da chiudere, quelli da tenere, e via dicendo. Come se fossimo nel dopoguerra, quando il valore di una banca si misurava dalla rete territoriale dei punti di vendita. Oggi possiamo aprire un conto corrente stando comodamente seduti nel salotto di casa. E quindi a cosa serve il mercanteggiare su centinaia di sportelli se non a dare la distorta impressione di lasciare impregiudicato, dopo la fusione, il presidio dei territori, tanto caro a una certa ideologia sindacale e di sinistra.

La terza vigilanza: i cold case

Ultima notazione, per me la più amara, è il mancato riferimento alla vigilanza sul Monte, che si dice essere stata inflessibile, continua e protratta nel tempo. Sono stato per anni un Dirigente Bankitalia di provincia. Come tale ho assistito alle tante crisi bancarie che si sono succedute sotto i governatorati di Draghi uno, Visco uno e Visco due, un record difficile da eguagliare. Mi colpiva che esse avvenissero non sui tanto vituperati mercati finanziari, fonti di speculazione e profitti senza fine ma nelle nostre amene province, la cui vita sociale ruotava intorno alla piazza principale, tra uno spritz, un cicchetto e quatro ciacoe.Parliamo di Vicenza, Treviso, Arezzo, Bari e altre capitali dell’Italia minore e per l’appunto Siena ove tutti sapevano tutto. Dove la crisi si avvitava lentamente, procedeva a piccoli passi e cresceva inesorabilmente per anni prima di esplodere con virulenza quando ormai era tardi. Troppo tardi, vuol dire che si avviano freneticamente delle misure precauzionali nell’illusione di risolvere la crisi che si traducono in improbabili ricapitalizzazioni, cessione di sportelli e riduzioni del personale che determinano, al contrario, una decrescita degli impieghi per gli anni a venire. Dati del genere per il MPS indicherebbero una terribile riduzione degli impieghi a clientela, tanto che il Ministro non li ha forniti e sono di difficile reperimento nei documenti ufficiali. A che servono banche del genere ? Senza parlare dei fenomeni di moral hazard quando la crisi dura anni, per cui quando si decide di vendere la banca o di liquidarla il conto è salatissimo: banche zombie e risparmiatori e contribuenti gonzi.

Mi fermo qui per ovvi motivi di decenza istituzionale. Ed allora mi sono reso conto, oggi a distanza di anni, che la vigilanza che ho visto è quella dei cold case, un pò come i delitti irrisolti, che giacciono per anni nei cassetti e sono riesumati quando ormai i guai sono stati fatti e pure dimenticati e i colpevoli sono semmai distinti pensionati per bene. Dopo la vigilanza preventiva e quella ex post volta a risolvere le crisi, questo terzo tipo di vigilanza ha tempi lunghissimi e costi elevatissimi a carico di risparmiatori e contribuenti. Ovviamente, non serve a molto e quindi noi cittadini e risparmiatori dobbiamo accontentarci di quel che accerterà la magistratura dopo anni e anni di carte bollate nei tribunali del paese. Materiale utile per scrivere la storia, ma non per prevenire le crisi bancarie.

In altri tempi, scorrendo una relazione come quella del Ministro Franco avrei pensato che abbiamo perso, come paese, una occasione importante per un salto di civiltà verso una migliore democrazia economica. Oggi invece mi viene da pensare che l’erba cattiva non muore mai.

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1 COMMENT

  1. Onestamente assistere alla leggerezza con la quale soggetti cooptati forse per meriti ma di più appartenenti a cordate fideiste volte a assecondare sempre e in ogni caso mandanti superiori avvezzi a non sporcare direttamente le proprie mani, potrebbe risultare avvilente. In Italia però viene presentato quasi come un metito, identificando come managers dell’imprenditoria privata, che però si alimentano disinvolti a danno delle casse esangui basate sul debito pubblico.
    In tutto questo la democrazia della repubblica italiana appare più simile a quella romana del regno pontificio, dove tanti marchesi del grillo spadroneghiano in un’autoreferenzialita’ senza limiti.

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