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Firenze e la Nuova Europa.
“Firenze, è la città del Rinascimento, il posto dove tutto è iniziato dopo il Medioevo. Da queste mura si è propagato lo spirito del Rinascimento. La storia d’Europa è una storia di rinascimenti. Dopo ogni crisi l’Europa è rinata e questo è ciò di cui ha bisogno ora: fermare la pandemia e dare forma a un nuovo futuro per l’Ue”.
Parole dette dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha aperto il decimo anniversario della conferenza sullo stato dell’Unione proprio nella città di Firenze.
Per una volta non parliamo solo della bellezza di questa città e neppure della storia dei monumenti, per una volta non potrebbe esserci posto migliore per celebrare la Giornata dell’Europa e dell’Unione in nome di una persona che tutti noi dobbiamo conoscere meglio: Lorenzo Milani, Don Lorenzo Milani.
Il 26 giugno di questo 2021 è stato il cinquantaquattresimo anniversario della sua morte.
Lessico familiare
Ci è voluto oltre mezzo secolo per rendersi conto che il messaggio che attraverso le parole non è sempre compreso nel suo concetto e, sopratutto, nel tempo che “noi” uomini gli attribuiamo. Il motto dell’Europa unita è stato ricordato e preso in prestito da Ursula von der Leyen, ma sopratutto è stato CREATO da un giovane sacerdote fiorentino, Don Milani. È la differenza abissale tra Capire e Comprendere.
Lorenzo Milani era figlio di una illustre famiglia fiorentina, con proprietà sparse in Toscana compreso il castello di Montegufoni. Una famiglia benestante, di grande cultura, con umanisti e letterati eccellenti da parte di padre e un bagaglio culturale internazionale da parte di madre, essendo stata allieva di James Joyce. Una famiglia conosciuta nella città e nella cultura locale, un parterre di amici che hanno contribuito a formare la società del tempo: gli Olschki, i Valori, i Pavolini, i Castelnuovo Tedesco, i Ranchetti Cappelli, gli Spadolini.
I figli Milani, tre per l’esattezza, vissero in un clima estremamente vivace e aperto dal punto di vista intellettuale.
La famiglia Milani, durante gli anni trenta, preferì spostarsi da Firenze verso Milano, lasciandosi alle spalle le illustri parentele dalle quali aveva ereditato libri, opere d’arte e reperti archeologici. La decisione fu presa anche in vista dell’aggravarsi negli anni successivi degli eventi conseguenti all’ascesa del nazismo in Germania. La madre del futuro Don Milani aveva radici ebraiche e questo indusse i genitori a contrarre cautelativamente matrimonio con rito cattolico e a battezzare i tre figli.
Lorenzo Milani era dedito alla pittura, frequentando a Firenze lo studio del pittore tedesco Hans-Joachim Staude (la quale figlia diverrà la moglie di Tiziano Terzani). Il Maestro Staude sarà una figura fondamentale per il giovane Milani e in un suo scritto da sacerdote lo confermerà, traendo spunto dall’estetica pittorica : “in un soggetto cercare sempre l’essenziale, vedere sempre i dettagli come parte di un tutto. Questo può essere applicato a tutti gli ambiti della vita”.
Da studente dell’Accademia delle Belle Arti a sacerdote.
Le circostanze che successivamente accompagnarono Lorenzo Milani alla sua conversione sono rimaste piuttosto confuse. Don Milani era restio a parlare di sè, ma desideroso di immettere, in tutto ciò che faceva, una spinta all’impegno contro ogni forma di esclusione, a partire da quelle che colpiscono i giovani. Il suo impegno, diretto verso gli ultimi, era atto a diffondere più ampiamente conoscenza e cultura per riuscire a conquistare delle opportunità che fossero di beneficio per tutti i cittadini che ambivano a migliorarsi, senza distinzioni di ceto.
Fu ordinato sacerdote e mandato, quale coadiutore, alla Pieve di San Donato di Calenzano, vicino a Firenze, dove scrisse la sua testimonianza in “Esperienze Pastorali”; uno scritto che ebbe forte eco, una voce fuori dal coro per i suoi contenuti considerati critiche a un mondo che stava divenendo sordo alla dignità, ma aperto a un populismo allevato e manipolato.
Contro un populismo di maniera
La voce di Don Milani tuonava contro un paradosso ambiguo nei tempi di semi analfabetismo del dopo guerra. ll “popolo” trattato come un concetto generico serviva da copertura ad appelli morali e a posizioni etico-politiche precostituite. Ciò che diviene “popolare” si legittima anche se di popolare non ha nulla.
Il “popolare” è solo un punto di vista intellettuale e politico che serve al potere, ma non a migliorare le condizioni di chi vi appartiene nella realtà. Questo concetto portò Don Milani ad avere screzi con la Curia Fiorentina, tanto che venne mandato, o meglio, “esiliato” a Barbiana, piccolissima e sperduta frazione di montagna nel comune di Vicchio in Mugello. In quel luogo entrò in contatto con una realtà di povertà ed emarginazione ben lontana rispetto alla vita della giovinezza.
Per quale motivo Ursula von der Leyen porta come esempio un sacerdote fiorentino, che fu “censurato” e che morendo giovane non ha fatto in tempo a far conoscere ovunque il suo pensiero?
La Presidente dall’Università europea di Fiesole spiega bene nel suo discorso il perché. “Speriamo di essere alla fine di questa pandemia, speriamo di aver imparato dalla crisi che ci vede tutti protagonisti, e speriamo che “il motto dell’Europa” divenga il prendersi cura “del più debole tra noi, dei nostri vicini, del nostro pianeta, per le generazioni future”.
Ed ecco dunque il motto di Don Milani, la frase che scrisse ovunque sessanta anni fa:
“I CARE”, anche sul muro della scuola popolare di Barbiana.
I CARE, vuol dire: “mi interessa, ho a cuore, mi assumo la responsabilità ” ed è attraverso questo concetto che Don Milani è riuscito a ribaltare l’atteggiamento del “I don’t care”, quel “non mi interessa”, “non è affar mio”, “altri se ne cureranno”, espressione che ha caratterizzato il pensiero di molti e, quindi, la società stessa, divenendo la musica di sottofondo del nostro individualistico mondo.
Don Lorenzo ricordava I Care, per invitare tutti noi esseri umani a rimanere “allievi”nei confronti della vita. Ricordandoci che se la società è ingiusta, violenta, predatrice, la responsabilità non è solo del ‘potere’ che impartisce ordini sbagliati, ed applica leggi a proprio favore, ma anche di tutti coloro, i singoli, che quegli ordini e quelle leggi eseguono e usano per il proprio tornaconto, come ebbe a dire Hannah Arendt nel suo libro “La banalità del male”. Il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, non possiede né profondità né dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie a macchia d’olio. Esso sfida come ho detto, il pensiero perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua ‘banalità’. Solo il bene è profondo e può essere radicale”.
L’Europa può fare molto per la salute e per l’ecologia se pratica l’ I care
L’Europa ha dimostrato che un’unione di democrazie può dare risultati in tempi di crisi, per i propri cittadini, e per il resto del mondo.
Sotto enormi pressioni, noi europei siamo rimasti fedeli ai nostri valori. Inoltre, abbiamo dimostrato che, anche in tempi di pandemia globale, siamo in grado di affrontare con forza altre grandi sfide del nostro tempo. Con il nostro Green Deal europeo, stiamo mobilitando un intero continente per la campagna di vaccinazione. Questo è stato possibile per l’unione dai più piccoli ospedali ai più grandi centri di vaccinazione, e la campagna sta andando avanti in ogni angolo del nostro continente. Attualmente stiamo vaccinando più di tre milioni di europei al giorno e la campagna di vaccinazione europea accelera ogni giorno che passa.
Ricordo perfettamente i primi giorni della pandemia, ricordo l’appello all’Europa che arrivava dall’Italia. Gli italiani chiedevano all’Europa di intervenire. Chiedevano agli europei solidarietà e coordinamento. E avevano ragione! L’Italia aveva ragione. L’Europa doveva intervenire. Ed è proprio quello che abbiamo fatto. l’Europa ha ottenuto questo successo rimanendo aperta al mondo e oggi è il principale esportatore globale di vaccini. Non di meno siamo determinati a diventare nel 2050 il primo continente a impatto climatico zero grazie al nostro Green Deal. In occasione della conferenza internazionale sul clima, nella Giornata della Terra, l’Europa sta chiaramente assumendo un ruolo guida.
Così, nel mezzo di una crisi, stiamo dando un esempio guida al mondo. Questo è qualcosa del quale possiamo realmente essere tutti orgogliosi. I CARE. Don Milani alle tue parole, dette con amore e semplicità, si affidano milioni di persone.
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