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Luca Alinari: un libro e un filmato per celebrarne la pittura

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In questa recensione che Erika Bresci fa del libro di Viktorija Carkina dedicato al Luca Alinari, scomparso nel 2019, definito ‘artista dell’immaginifico’ (Capponi Editore, €19,27 su Amazon) viene messo in risalto il lavoro fatto per illustrare l’enigma pittorico delle sue opere, il suo intimistico rapporto con l’arte, la cura e la raffinatezza formale e il simbolismo surreale delle sue raffigurazioni. L
’autrice con Cristina Acidini e Giovanni Faccenda, prefatori del volume, danno della sua opera un quadro molto coinvolgente, al quale ci sentiamo di affiancare le parole del pittore come emergono da un filmato inedito della cospicua cineteca prodotta dallo stesso Alinari, che illustra la sua estetica pittorica, con l’understatement che contraddistingue i grandi artisti.
Economia&FinanzaVerde, che ha già pubblicato numerosi video del pittore,
 ritiene che ‘Piccoli artisti crescono’ sia emblematicamente lo specchio delle sue più raffinate riflessioni artistiche. Clicca qui per vederlo.

«Luca Alinari… uno dei più enigmatici pittori del Novecento italiano». Partiamo dalle conclusioni di questo appassionato e rigoroso studio sul pittore per comprendere il senso di una vita, personale e artistica, interamente votata alla ricerca, alla sperimentazione.

Luca Alinari, uomo e artista (non solo pittore) enigmatico perché non circoscrivibile in alcun conosciuto e rassicurante perimetro. Perché «di fatto dimorante in un altrove immaginifico», mutuando la calzante affermazione di Giovanni Faccenda, autore dell’introduzione al volume. Ne è convinta, e lo si vede bene dall’impegno profuso a dimostrarlo, Viktorija Carkina. Una certezza che le proviene certo dall’aver indagato con precisione le infinite sfaccettature, i mille rivoli, le ricorrenze e le cesure della creatività inesauribile, acronica del “creatore di immagini”, ma anche dall’aver implicitamente accettato e condiviso il gioco serio del concedersi alla corrente, immergendosi insieme a lui in quella sua idea di arte universale, vissuta e sperimentata per tutta l’esistenza (soprattutto attraverso le tre declinazioni di pittura, letteratura, cinema).

Così, oltre al suo essere una «monografia ben strutturata», d’accordo con quanto sostiene Cristina Acidini nella sua prefazione, il saggio sembra interessante soprattutto per quel suo consuonare con le corde più intime dell’artista. Con le sue intenzioni, con il suo “fare arte”. Se, infatti, «i personaggi di Alinari», come con gran chiarezza Viktorija Carkina racconta nel capitolo 5 del volume La rappresentazione delle figure umane, sono «impegnati a cogliere un sentimento interiore non certo intenti a raccontare una storia esplicita», lo stesso fa l’autrice del saggio con il suo soggetto, anche nel ripercorrere le tappe biografiche e artistiche, offrendo al lettore – sia esso addetto ai lavori o semplice appassionato d’arte – una rievocazione non necessariamente cronologica, piuttosto per temi, argomenti, afflati, folgorazioni, intuizioni, casualità – dal ricordo della “prima volta”, a quattro anni, con l’arte del dipingere, all’incontro con i grandi della pittura da autodidatta attraverso la collana Maestri del colore di Fabbri, al dialogo sempre presente con la letteratura (e in particolare con Montale, Saramago, Eco), alle amicizie anch’esse creative (come quella con Pino Pini e la realizzazione dei cortometraggi), alle case vissute e poi lasciate, alle diverse correnti pittoriche avvicinate (ad esempio Futurismo e Pop Art ma anche Manierismo italiano e Rinascimento fiammingo), ai materiali usati.

Come un attento Pollicino e tenendo bene a mente le parole del maestro, Viktorija ricerca – e rintraccia – le briciole di quella «semiologia del quotidiano» che è fonte ispiratrice unica di Alinari, cui l’artista, pur nella diversità di espressione, si manterrà sempre fedele. In questo modo viene semplice, direi naturale, scivolare nei capitoli finali a indagare da dentro i soggetti e le tecniche sperimentate, cercando di scovare l’uomo attraverso la lettura analitica della sua poliedrica pittura e del suo linguaggio, espressione profonda di «un’anima sensibile e di una mente da poeta» capace di portarci su un’altalena vertiginosa di «contenuti inquietanti» e «giocosa innocenza», fino a dipingere in un’originale sintesi tutto il mondo di Alinari, intangibile, riflesso in specchi orientati su galassie immaginarie, e insieme concretissimo, arpionato a un senso di angoscia, di solitudine, di incomprensione e disaccordo con i valori della società contemporanea, che troverà in parte quiete nella coltivazione di un percorso spirituale concessosi nella maturità.

Un libro, questo di Viktorija Carkina, che travalica le intenzioni monografiche e, attraverso le citazioni e i confronti con uomini d’arte e di pensiero cari ad Alinari, apre a riflessioni attente e personali sul senso e i modi dell’arte e della (possibile?) comunicazione.

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