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Festival dell’Economia di Trento: bacio di Biancaneve, Prometeo liberato o dottori di Pinocchio?

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I medici al capezzale di Pinocchio
Tempo di lettura: 3’.


Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ponderoso documento approvato in un batter d’occhio dal Parlamento e arrivato tra i primi della specie sui tavoli della Commissione Europea, è la pietra angolare della Nuova Casa Italia.

Sono lecite le perplessità sugli ambiziosi obiettivi in esso contenuti, ma è sbagliato avere atteggiamenti di critica anticipati. Via via che procederemo, spendendo con l’avanzare dei progetti le risorse europee, potremo fare la prova del budino.

Questo non significa che il Piano non produca già effetti su alcune attività, come le analisi accademiche e istituzionali di alto profilo, affidate ad eventi mediatici, promossi con titoli di grande richiamo e la partecipazione della massima intellighenzia economica.

Il tema del Festival dell’Economia di Trento di quest’anno, annunciato ieri, ne è esempio calzante. Si intitola il Ritorno dello Stato (nell’economia) e vede la partecipazione di ben cinque premi Nobel e dei vertici di prestigiose istituzioni nazionali.

Il manifesto del Festival dell’Economia di Trento 2021

Sarà un dibattito della più alta levatura e, ovviamente, ci interesserà soprattutto per scoprire come dovrebbe avvenire il ritorno dello Stato nella nostra economia, dopo i massicci interventi durante l’emergenza sanitaria.

Di quale ritorno si tratti è complesso dire, dato che lo Stato non ha mai abbandonato né l’economia né la società, anzi ne è stato pervasivamente il convitato chiamato a risolvere con la spesa pubblica ogni questione.

Il ruolo si ricava dal debito pubblico, destinato a raggiungere presto il 160% del PIL, ragione per la quale dovremmo pensare a come rientrare velocemente da questa abnorme situazione, una volta terminati gli effetti più acuti della crisi pandemica.

I salvataggi industriali richiedono ancora ingenti immissioni di denaro pubblico per tenere a galla grandi imprese tuttora decotte (Alitalia). I salvataggi bancari vedono lo Stato in prima linea (MPS). Riprendersi imprese sciaguratamente privatizzate (leggasi Autostrade) sembra l’unica via per garantire livelli di sicurezza ai suoi utenti.

Quindi di che parleranno i vertici mondiali della scienza triste? Ma che diamine! Parleranno di uno Stato completamente nuovo, dello Stato Imprenditore, Innovatore (anche di se stesso) e Regolatore dell’economia, sollecitando la fine di concezioni che hanno fatto il loro tempo (massimizzazione e privatizzazione dei profitti, libertà senza regole della finanza, economia di sfruttamento dell’ambiente e del lavoro).

Gli studi non mancano e puntano addirittura a elaborare concetti dirompenti come il totale ripensamento del capitalismo, dalla sanità alla economia circolare, dalla istruzione alla tassazione, del rapporto tra pubblico e privato, fino a sfiorare i diritti di proprietà.

Nel libro “Non sprechiamo questa crisi”, l’economista Mazzucato anticipa alcuni probabili temi di discussione, suggerendo che i “governi dovrebbero assumere un ruolo attivo plasmando e creando mercati che offrano una crescita sostenibile ed inclusiva e che le partnership dove confluiscono soldi pubblici siano guidati dall’interesse pubblico e non dal profitto”, orientando inoltre le aziende “verso la creazione del valore e non l’estrazione”.

Non più quindi uno Stato passivo e assistenzialista, ma uno Stato addirittura proattivo che si assume l’onere e l’onore di investire e redistribuire i risultati dei propri interventi con efficacia ed efficienza. La carica ideale è massima, i governi devono fondare una nuova economia politica, progettando il futuro e integrando sapientemente interessi generali e individuali in un’ottica inclusiva e sostenibile.

E quale altro Paese al mondo può beneficiare di questa rivoluzione copernicana più del nostro, con il suo fardello di burocrazia e assistenzialismo pubblico, con le stanchezze della sua economia privata, con le arretratezze di conoscenze digitali, ambientali, finanziarie della sua popolazione, con la scuola che sforna pochi laureati e le mafie e la corruzione che colorano il paesaggio?

Aspettiamoci quindi invocazioni allo Stato che si rigenera e si afferma come forza trainante del nuovo capitalismo, fatte salve ovviamente certe condizioni, nuove anch’esse, come snellezza, rapidità decisionale, efficacia dei controlli.

Ecco quindi che a Trento gli economisti, in onore del paese ospitante, parleranno molto dell’economia italiana e discetteranno di soluzioni, proponendo ciascuno la formula del Risveglio o della Rinascita. I premi Nobel e i nostri esperti si proporranno come fonte di idee.

Li possiamo immaginare come il principe azzurro delle favole, che con l’amore di soluzioni condivise tra aspri interessi in conflitto, proporranno come risvegliare dolcemente la nostra malata da un sonno troppo lungo, o, in un romantico sturm und drang, li sentiremo prospettare, con certezza di argomenti, una ripresa tumultuosa, disordinata, ma ricca di fermenti nuovi, una sorta di italico Prometeo liberato, metafora di un capitalismo reso dinamico e solidale ad opera dello Stato.

Oppure i nostri siederanno seri e compresi della loro scienza come i funerei dottori al capezzale di Pinocchio chiamati a rispondere se il disgraziato burattino fosse ancora vivo o fosse già morto, scontrandosi sulle diagnosi e sulle terapie dei nostri mali.

Ora sarebbe da grossolani qualunquisti citare la conclusione della emblematica favola del Collodi (se non si sa bene cosa dire, la miglior cosa da fare è rimanere in silenzio), ma non vorremmo neanche che le conclusioni venissero presto archiviate e che, finito un Festival, si pensi già al prossimo, chè, nel caso, il suo senso sarebbe solo quello dello spettacolo. Vogliamo credere che non sarà così.

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3 COMMENTS

  1. La conclusione dell’emblematica favola di Collodi (se non si sa bene cosa dire, la miglior cosa da fare è rimanere in silenzio) però in Italia calzerebbe a pennello.
    Del resto era anche il proposito del nostro attuale Presidente del Consiglio in origine, il quale, giustificando i prolungati silenzi, aveva dato a intendere che avrebbe risposto con i fatti.
    Ma i propositi non sempre corrispondono poi ai fatti e qualche scivolone, per aver detto qualcosa fuori luogo, ha procurato incongruenze e perplessità.
    Eccezion fatta per interventi risolutivi su questioni complicate ove ha speso la sua piena garanzia; rinverdendo però prassi che nel mio meridione corrispondono ad assicurazioni assolute legate essenzialmente all’onorabilità del personaggio, che si spende dicendo: “garantisco io sulla parola”; ostentando così e metaforicamente, come arma risolutiva, la sua “parola d’onore” come assicurazione su ogni cosa.
    La moneta buona è spendibile, salvo che turbolenze economiche non dermino inflazione.
    L’augurio di noi italiani è che escano veri conigli dai cilindri esibiti dai tanti prestidigitatori.
    Almeno rimane questa la speranza ….. per chi ciecamente crede.
    Cantava Venditti: “E bomba o non bomba noi …. arriveremo a Roma, malgrado voi”.

  2. Convergenti osservazioni…
    Senza le tue premesse poco si colgono alcuni aspetti delle fasi successive, cioè, e sia pure con tratti molto rapidi e parziali, il modo in cui le istituzioni e gli apparati dello Stato giungono all’impatto con il post-Covid e la riforma dello Stato. La pandemia di Coronavirus può essere l’occasione per ripensare radicalmente i compiti e gli obiettivi delle istituzioni pubbliche. Ma perché tale occasione non vada sprecata, occorre uno Stato che “funzioni davvero”. Qualche buon esempio (e qualcuno meno buono) dall’esperienza del Regno Unito.

  3. Continua con toni un po’ grotteschi l’operazione propaganda di quanto siamo bravi nel mondo. Draghi e’ andato in Portogallo e ha elencato i guasti del mercato del lavoro. La soluzione ? Il nostro PNRR ideato e finanziato con i soldi degli europei. Ma vuoi mettere, come facciamo bene noi i piani, fulgidi esempi delle nostre abilita’. I soldi si trovano sempre, questo giro in cambio delle istanze sovraniste dei leghisti e dei grillini. Poi all’improvviso il dietro font della Merkel sui vaccini, per fortuna, che lo ha fatto retrocedere da altre manifestazioni di giubilo.

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