Con la depressione che pervade un pò tutti, a causa dei frequenti lockdown che ci obbligano a clausure, scegliere una escursione fotografica fra amici per rivisitare i ruderi dei paesi siciliani terremotati del Sessantotto non è il massimo per l’umore.
Ma questo si era deciso al volo, approfittando della temporanea “finestra” che consentiva escursioni intercomunali, grazie al passaggio del nostro territorio pandemico da zona arancione a zona gialla.
In qualche modo, già nel passato avevo fatto un’escursione similare in Abruzzo e precisamente a L’Aquila. Quella volta per verificare a che punto stavano le opere di ricostruzione a distanza di quattro anni dal sisma. Purtroppo la delusione è stata totale e il senso di impotenza schiacciante. Depressione e frustrazione anche quella volta.
Qui l’intento era in qualche misura diverso. I paesi di Poggioreale e Montevago in provincia di Trapani, che ci apprestavamo a visitare, erano ruderi di contesti urbani sostanzialmente abbandonati, avendo deciso le relative amministrazioni pubbliche di edificare nuove aggregazioni secondo piani regolatori che prevedevano edificazioni in aree prossime a quelle collassate.
Per i ruderi di Poggioreale c’era stato anche un momento in cui ci si era dati da fare per trasformare il vecchio sito un luogo monumentale. Tanti erano stati i propositi e le buone intenzioni rimaste come sempre accade nel cassetto. Solo qualche troupe di cineasti e sparuti fotografi ne hanno fatto sporadicamente un set per loro riprese.
Per la sua costante spettralità il sito si mantiene desolato e affascinante e stradine e edifici portano a immaginare scene di una vita che fu.
La manutenzione è ridotta al minimo, per mantenere a bada le erbacce più invasive, per non far scomparire completamente l’identità dei luoghi.
Il Comune di Montevago, sotto l’egida di una amministrazione che vuole tenacemente preservare segni della sua storia, ha avviato un’azione di recupero di alcuni resti, che sta cercando di valorizzare, con graffiti e murali di pregio.
Anche se queste iniziative restano piccole azioni in un territorio martoriato, emulando scelte operate nel Comune attiguo di Santa Margherita Belice, si attuano interventi artistici che abbracciano anche forme innovative, come sono quelle della street art.
Lungo un vecchio muro di cemento che delimita l’area del paese antico, è stata per esempio, sintetizzata la narrazione, stilizzata, della storia locale, con un lungo murales commissionato nel 2018 e realizzato da graffitari isolani che si firmano Luogo Comune, Collettivo FX, Mangiatori di Patate e Zeno.
Di recente, all’artista Ligama è stato affidato il compito di simulare scene rappresentative di ricordi di vita reale, destinando all’operazione i pochi resti di edifici che hanno mantenuto, seppur parzialmente, in piedi le loro mura.
Certamente il risultato è evocativo e in grado di suscitare emozioni, per valorizzare un territorio che, diversamente, testimonierebbe soltanto abbandono e desolazione.
Le radici umanistiche del Sindaco La Rocca stanno ispirando l’avvio di un progetto di recupero dell’edificio settecentesco che fu la Chiesa Madre del paese, quasi totalmente rasa al suolo dal terremoto del 1968.
Una bella avventura anche questa che si svilupperà mediante un work in progress, secondo quanto sarà possibile riutilizzare e finanziare.
C’è già un esempio cui forse ci si potrebbe ispirare. Quello costituito dall’analogo edificio terremotato di Santa Margherita che, riedificato anche con protesi metalliche integrate alla struttura, ha dato vita all’attuale sito museale dedicato alla memoria del terremoto di quegli anni.
Esso custodisce documenti e tante fotografie di numerosi fotografi che per la cronaca immortalarono scene dell’evento, quali Scafidi, Minnella e altri.
Nel cinquantenario del Terremoto della Valle del Belice, che ha interessato molti dei piccoli paesi del comprensorio, anche il noto foto-giornalista Nino Giaramidaro realizzò a quel tempo, come inviato del giornale L’Ora, una mostra rimasta nella storia del reportage fotografico.
Le sue fotografie, che sono state esposte in diversi dei Comuni della Valle, sono tuttora visionabili su You Tube https://youtu.be/BF_qFEbmMmE.
Per chi volesse fare una gita fuori porta, lockdown e colori delle zone permettendo, si potrà ora recare a visitare Montevago. Per vedere le installazioni di Street Art di cui si è fatto cenno e dare un’occhiata, purtroppo solo da lontano, ai ruderi della Chiesa Madre che costituiscono oggi un cantiere a cielo aperto.
Il sito di Poggioreale Vecchia è invece inibito al turismo e l’accesso ai luoghi rimane tuttora vietato ai visitatori. In ogni caso, un’idea dello stato dell’arte dei luoghi si può avere attraverso uno slide show recentemente realizzato.
Rimanendo nella zona, per pranzare consiglio il Ristorante-Pizzeria Genco, dove Marcello saprà soddisfare i desideri di una cucina genuina, mentre per un dolcino o una più veloce tavola calda potreste andare alla vicina Pasticceria Sant’Angelo dove avrete solo l’imbarazzo della scelta tra tante sicule golosità.
Ma mi raccomando di togliervi la mascherina se non per il tempo strettamente necessario e di restare sempre distanziati.
Buona luce a tutti!
Meravigliosa serie di foto, un coinvolgente racconto per immagini