Le Considerazioni Finali dei Governatori della Banca d’Italia sono una ritualità irrinunciabile per quelli che contano nel Paese. Una ricorrenza che capita ogni anno a fine maggio. Pochi invece sanno che la loro scrittura è una fatica enorme, un delicato dosaggio di parole, svolazzi, numeri, rimbrotti, prediche ed ammiccamenti.
Un condensato un po’ metafisico; ne ho esperienza diretta per tutti gli anni che ho collaborato alla loro estensione. Si dirà che è una tradizione positiva che si rinnova ogni anno, la vera forza della Banca d’Italia, quella delle spiegazioni. Tutti, governo, sindacati, esponenti bancari, altri che ne hanno titolo e interesse dichiarano di ritrovarsi in un passaggio in una frase, in un intero capoverso, e complessivamente nel quadro tracciato nel discorso rilasciato. È ecumenismo, pur nel rispetto di singole prospettive. Poi tutto ritorna com’è.
Facile replicare agli amanti di queste consuetudini che è come se il Papa continuasse a parlare in latino in ossequio alla tradizione.
Il punto è però un altro e vorrei illustrare che l’arte di limare, pulire e arrotondare il linguaggio è funzionale al tipo di comunicazione che si ha in mente.
Ed allora analizziamo ciò che ha detto il Presidente Draghi nel programma che ha appena presentato dopo giorni di silenzio, in cui tanti esegeti hanno cercato di divinare, sì proprio così divinare, cosa avesse in testa. Sono le sue prime Considerazioni Finali da Presidente del Consiglio e dovremo abituarci a questo modo di comunicare finalizzato a mettere tutti d’accordo per la genericità dei contenuti, rivestiti dal richiamo alla complessità, alla necessità delle decisioni, alla gravità dell’ora che batte alle porte della nostra Patria.
Come si scrive un discorso
Per districare e capire il discorso del neo presidente è utile qualche riferimento letterario, altrimenti la rotondità del linguaggio suona alle nostre orecchie come una dolce musica, melodiosa e vellutata, per poi perdersi nell’aria mefitica della peste che ci ha colpito da oltre un anno. Senza lasciare traccia.
Scomponiamo il discorso che Draghi ha pronunciato stamane e vedremo che è del tutto simile, con i dovuti aggiornamenti pandemici, alle sue prime Considerazioni Finali che egli lesse nel maggio 2006 e a cui partecipai per la parte di mia competenza. La tecnica è la seguente. Una prima parte si dilunga sui tanti ritardi accumulati dal sistema Italia rispetto agli altri paesi europei, utilizzando documenti della Commissione e dell’OCSE. Nella seconda parte si illustrano le tante riforme necessarie per riportare il nostro paese in linea con gli altri.
Il come farle e soprattutto i tempi non sono indicati, spetta ad altri. Secondo questa impostazione l’importante è stilare l’agenda da riempire con i compiti che altri dovranno fare. Dopo qualche giorno, passata l’euforia mediatica, ci ritroviamo con uno striminzito e rinsecchito indice delle urgenze macroeconomiche che poi servirà da base per gli anni a venire.
Il governo del paese tuttavia non è la Banca d’Italia o la BCE e il primo ministro non può limitarsi alla generica indicazione di quel che ci manca. Le tante riforme che ha sciorinato oggi sono quasi una ventina e se ciascuna di esse richiedesse 6 anni (il tempo limite del Recovery Plan) ne avremmo per oltre un secolo per farle arrivare tutte in porto una dopo l’altra; un impegno degno di Sisifo se addirittura si pensasse di farle nella stessa unità di tempo.
Sia chiaro sono riforme condivisibili, ma occorre scegliere e soprattutto indicare come realizzarle altrimenti rischiano di diventare grida manzoniane, buone per i media per qualche giorno e da accantonare subito dopo, proprio come accade con le Considerazioni Finali.
L’operazione verità che manca
Nei prossimi anni possiamo spendere oltre 200 miliardi di risorse europee messe a disposizione del nostro paese. E sono tutti d’accordo che è un bene. Ed allora cosa è che ci impedisce di farlo e che cosa ha provocato una crisi di governo tanto da portare a un governo di unità nazionale? In realtà, il punto non è presentare un piano e farlo approvare quanto poi di realizzarlo.
L’Italia insieme alla Croazia è il paese che spende meno i fondi europei, che di volta in volta sono stanziati nel bilancio dell’UE: appena il 38 per cento negli ultimi anni. E’ quasi un paradosso, un paese con un elevatissimo debito pubblico non è poi in grado di spendere i tanti fondi strutturali del bilancio europeo. Perchè questo accade è importante perchè condizionerà anche la spesa delle risorse aggiuntive del Recovery Plan.
Analizzando i numerosi resoconti sulla cronica incapacità di spesa del nostro paese elaborati dalla Corte dei Conti italiana e da quella Europea ci rendiamo conto dei tanti fattori che vi incidono riconducibili a una P.A. ancora ottocentesca: dipendenti anziani, pochi laureati e in prevalenza in giurisprudenza ed economia, raccordi poco funzionali con regioni ed enti locali, scarsi incentivi a proporre riforme radicali di vasti settori amministrativi.
Guardate questa impietosa classifica. Il punteggio sulla imparzialità e sulla corruzione ci dicono della permeabilità della P.A. alla politica, all’affarismo, alle mafie. Il governo Conte-bis aveva cercato di superare questa situazione canalizzando le risorse europee tramite Task Force, ma poi si è dovuto arrendere alle rimostranze di Italia Viva. A margine, va comunque notato che la Commissione Europea non approva il modus operandi dei comitati, perchè disincentiva il nostro paese dall’affrontare i mali delle pubbliche amministrazioni, cioè del nostro sistema paese.
Queste esternalità negative non potranno essere eliminate in breve pur con le migliori intenzioni di chi ci governa e saranno altrettanti ostacoli per il futuro. Sanità, banche, mobilità, istruzione vengono dopo e dipendono strettamente dai livelli di efficienza del settore pubblico. Senza queste riforme, fare altro debito non servirà a molto e, purtroppo, il susseguirsi di tanti governi in una sola legislatura non aiuta a guardare lontano per riparare a fondo la macchina amministrativa statale.
Come finirà? Grazie all’italico motto del tengo famiglia, il vero collante della nostra società, ci convinceremo fino ad autoadularci che il nostro è il migliore dei mondi possibili. E probabilmente per molti di noi lo è.
PS.: Per chi volesse approfondire come mai periodicamente abbiamo bisogno di uomini della Provvidenza, mai votati da nessuno, rinvio al profetico romanzo pubblicato su questo sito dal titolo Sono tornata nello scorso mese di ottobre dedicato all’Educazione Finanziaria di noi cittadini.
Spesso si usa usare, anche in modo opportunistico, il termine “a mia insaputa” anche se in verità si conosce da prima ogni cosa. In verità confesso che ho scoperto questo articolo solo dopo che ne avevo già scritto uno anch’io sullo stesso argomento. L’attualità, specie quando si è praticato un po’ il campo, ci obbliga a sbilanciarsi in qualche previsione. Certo, fare previsioni su un personaggio della caratura che viene attribuita a Draghi associato alla politica sembra un vero e proprio azzardo. C’è comunque da dire che i grandi predatori rimangono spesso costanti nel porsi all’apice delle catene esistenziali; quindi sono oggi in molti quelli stanno scommettendo, pensando di puntare sul sicuro e magari di poter guadagnare un posto sul carro di quello che viene proclamato da tutti vincitore, ancor prima che abbia inizio la corsa. In campo sportivo questo capita nelle gare truccate, dove sono sempre in pochi quelli che conoscono preventivamente le sorti.
Ma tutto può capitare in ogni evento e nessuno ha certezza assoluta del futuro.
Per chi volesse conoscere anche la mia analisi sul discorso pronunciato al Senato dal neo Presidente del Consiglio, rimando a https://laquartadimensionescritti.blogspot.com/2021/02/il-nuovo-governo-draghi-debutta-per-la.html
grazie per il commento Toti, il paragone con i predatori e’ splendido come pure il tuo articolo.
Poichè non mi piace mai lasciare le cose a metà, dopo aver ascoltato e letto anche l’intervento del 18 alla Camera dei Deputati, ho completato le mie riflessioni sulla sintesi complessiva dei due discorsi unificati e che ho scritto in un pezzo anch’esso pubblicato nel mio blog: https://laquartadimensionescritti.blogspot.com/2021/02/ormai-il-governo-del-paese-da-oggi-e.html
Alla fine sarà solo il tempo che darà una risposta certa ai veri propositi dell’intera questione.