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L’esperienza mi porta sempre più a convincermi che spesso la casualità è solo un momento d’incontro di situazioni/persone che in verità si cercavano da tempo. Nel libro su Letizia Battaglia, edito da Einaudi e ottimamente scritto da Sabrina Pisu, sono racchiusi tanti spaccati, racconti, luoghi, ambienti, e tante vicissitudini intrecciate e maturate all’interno di una vita composita e complessa.
La Battaglia, per una serie di circostanze conseguenti alla continua voglia di muoversi, racconta come dopo la separazione dal marito, al fianco del nuovo compagno Santi Caleca, si è imbattuta quasi per caso nel fotogiornalismo, maturando con la sua intensa attività lavorativa esperienze e sperimentando nuove formule di reportage.
Milano costituisce la base nel suo lungo soggiorno fuori Palermo che le consente di conoscere ambienti esclusivi nel dinamico sessantotto culturale del tempo. Qui ha l’opportunità di frequentare circoli e personaggi autorevoli dello spettacolo, immergendosi interamente nel fermento creativo che caratterizza quegli anni.
Il ritorno nella sua Palermo da fotografa, accogliendo l’opportunità offertale dal giornale L’Ora, coincide con un momento particolare per la storia siciliana che la indurrà ad operare secondo schemi che produrranno immagini esclusive della guerra civile che sta sconvolgendo la città. Lo fa, mettendo anche a frutto metodi innovativi di ripresa, che costituiranno una rivoluzione nel reportage giornalistico connesso alla cronaca giudiziaria.
Con a fianco Franco Zecchin, fotograferà le scene della guerra di mafia che ammorberà Palermo.
Certe lacune tecniche – riconosciute dalla stessa Battaglia e che forse ancora esistono – paradossalmente hanno enfatizzano il suo modo di fare fotografia, irruento e passionale, che ha prodotto risultati sorprendenti.
Le sue immagini, che si completano con il modo più distaccato di fotografare di Zecchin, evidenziano uno sguardo diverso e aperto, messo in campo da una donna disinibita, curiosa, libera, ma sempre pienamente coinvolta.
Anche se la formazione culturale nel mondo della fotografia ha certamente risentito della vicinanza e della professionalità dei suoi compagni, il metodo di fare fotografia è frutto di un’elaborazione personale che potremmo ben definire spontanea e sostanzialmente istintiva.
Nella prima parte del libro, dedicato agli ottantacinque anni di vita, Letizia, racconta tutto di se’; i bianchi, i neri e tutte le tonalità di grigio, narrando aspetti e particolari che solo chi è stato vicino ai fatti può conoscere.
Nella narrazione mette in luce anche le tante ombre della società maschilista e indica le tappe e i tanti cambiamenti che hanno condizionato le sue scelte. I desideri reconditi fin da bambina, le fughe, le iniziative coraggiose che non hanno mai generato rimpianti, perché sempre poco propensa ai compromessi.
Il guardare avanti è stato per la Battaglia come continuare a ricercare con perseveranza quella terra idealizzata e alla quale ha sempre ambito. In sintesi è la storia di una donna del sud irrequieta, con ambizioni cui non ha voluto mai rinunciare e i fatti alla fine le hanno dato pienamente ragione.
Nelle restanti pagine del libro Sabrina Pisu, nel riportare le interviste fatte ai diversi personaggi che hanno accompagnato la lunga traversata della Letizia Battaglia, donna, fotografa, imprenditrice, si sofferma su aspetti e i fenomeni che hanno caratterizzato la Palermo di fine secolo.
Un ampio racconto descrive quella che fu la realtà editoriale costituita dal giornale L’Ora, di fronte alle storie di mafia che hanno interessato quei tempi. Non può mancare nella ricca biografia della figura di Leoluca Orlando e i cenni alla “Primavera palermitana” che ha accomunato tanti.
Tornando a Letizia Battaglia, i tanti successi e attestati oggi la consacrano nel “gotha culturale” internazionale, collocandola fra le maggiori fotografe del nostro tempo.
In conclusione, può condividersi anche la chiave indicata riguardo alla sua complessa storia, laddove Letizia sposa la frase della fotografa turca Nilüfer Demir che, riferendosi all’immagine del piccolo Aylan morto sulla spiaggia turca di Bodrum, afferma “sono nata forse per fare quella fotografia”. Questa è anche la domanda che spesso ci poniamo in tanti, anche per cercare di dare un senso più in generale alla nostra vita di testimoni.
Chi vorrà leggere questo libro scritto a quattro mani da Letizia Battaglia e Sabrina Pisu, dal titolo evocativo “Mi prendo il mondo ovunque sia – Una vita da fotografa tra impegno civile e bellezza”, avrà una testimonianza storica, acuta e dolorosa, dei più turbolenti tempi siciliani. Il volume, composto di 270 pagine, è stato pubblicato nel novembre scorso ed è in vendita in tutte le librerie a 19 euro.
Buona luce a tutti!