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Memorie di un rompiscatole piccolo piccolo

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In una mia precedente vita lavorativa ho avuto modo di maturare esperienze in commissioni che filtravano i risultati delle ispezioni presso le banche.

Il lavoro si svolgeva tra ipotesi di sanzioni, decisioni di non luogo a procedere e altre discussioni sui comportamenti da censurare nel banchiere italico. A dire il vero la materia non mancava, ma forse il bello (o il brutto) delle gravità da condannare sarebbe venuto dopo che ero ormai in pensione, con tutte quelle banche fallite dalla sera alla mattina. Ma non voglio annoiare con sussiegose interpretazioni su controllati e controllori. Il mio è soltanto il ricordo della piccola rotella qual ero nella gigantesca macchina da multe bancarie.

Dette commissioni comprendevano esperti appartenenti ai vari servizi interni specializzati nei differenti specifici aspetti; ciascuno valutava per il suo settore e colui che interpretava il ruolo di nume tutelare della norma proponeva l’applicazione delle multe previste per la regola violata, con analitica elencazione dei commi di legge. Il più anziano dei partecipanti alla riunione portava a sintesi il dibattito sulle decisioni da prendere.

Ne sarebbe seguita la notifica ai responsabili, i quali avevano il democratico diritto alla difesa, concludendosi il tutto quasi sempre con l’erogazione della multa e l’obbligo del versamento della somma in apposito capitolo del Bilancio dello Stato.

Partecipando a queste commissioni mi capitò di osservare che davanti a casistiche simili erano talvolta associati articoli sanzionatori diversi. Sollevai la questione e, come spesso accade in questi casi, ne nacque subito un piccolo vespaio per aver messo in discussione prassi considerate da sempre senza macchie. Perfette, insomma. Chi ero io per osare tanto?

Dopo un po’ le acque si calmarono e i colleghi più attenti recepirono alcune osservazioni e si attrezzarono, per assicurare maggiore uniformità di giudizio.

Qualche osservazione di incoerenza proveniva dagli stessi destinatari delle multe, sostenendo che i colleghi di altre banche avevano ricevuto un trattamento diverso.

Finì che venne accolto una sorta di decalogo schematizzato, da me approntato, per  una maggiore coerenza coi riferimenti normativi.

Fu una svolta “irriverente”, che lasciò una punta di acredine nei dirigenti del tempo verso di me. Non avevano tollerato l’ingerenza di un loro subalterno, anche se le ragioni erano palesi. Mi sentii gratificato, pensando di aver dato chissà quale contributo.

Da allora le cose sono cambiate, con la portata delle violazioni compiute dai banchieri diventata sempre più dirompente. Forse qualche incoerenza e qualche prevenzione in più avrebbero da allora in avanti aiutato a impedire comportamenti diventati sempre più diffusi e pericolosi e avrebbero interrotto l’emersione di tanti personaggi che poco avevano a che fare con la sana e prudente gestione, come recita la madre di tutte le norme sul buon banchiere.

Rompiscatole si nasce e il ruolo può talvolta rivelarsi utile per eliminare pigrizie consolidate, ma senza una visione d’insieme delle vie per contrastare le rovinose imprese di molti banchieri non possono essere alla fine di grande aiuto, restando confinate nel tempio delle schermaglie tra colleghi sempre aperto all’interno d’ogni organizzazione burocratica.

Buona luce a tutti!

 

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