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Che cosa è l’euro digitale

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Euro e dintorni

Il primo gennaio 2002 è stato introdotto l’euro come moneta per i paesi di Eurolandia, nel novembre 2014 è nato il sistema dei pagamenti europei SEPA e in ottobre di questo anno è stato portato all’attenzione del pubblico un importante rapporto della BCE sull’euro digitale. Sono tutte tappe rilevanti di un progetto non solo ideale di una moneta comune, l’euro appunto, nella consapevolezza della forza di aggregazione e di inclusione di un sistema di pagamenti unico per famiglie e imprese.

Il termine euro digitale non deve trarre in inganno; digitale viene dall’inglese digit che rimanda al termine formato elettronico. Accanto all’euro in banconote e in monete di conio avremo un giorno anche l’euro elettronico. Una apparentemente semplice applicazione sul nostro telefonino che ci permette di pagare gli acquisti dal droghiere attraverso il trasferimento sicuro e senza costi del conto da pagare, di un pari ammontare di euro nell’applicazione della controparte, emessi dalla Banca Centrale Europea. Sarà come estrarre banconote dal nostro portafoglio e sarà facile proprio come il pagamento in contanti. Le implicazioni di un tale progetto sono numerose, come ha sottolineato Fabio Panetta, membro del Comitato Esecutivo della BCE, in una recente audizione alla Commissione Affari economici del Parlamento Europeo, presediuta  dalla On. Tinagli, lo scorso 12 ottobre.

Perchè l’euro digitale

Tra queste, la più importante questione emersa dal dibattito parlamentare, è l’affermazione della sovranità monetaria dell’euro ad opera della BCE in nome dei 19 paesi europei che lo hanno adottato. In tal senso, si vuole evitare che il ruolo della moneta europea possa essere messo in discussione sia da altri progetti di monete a corso legale in via di digitalizzazione ad opera di banche centrali non europee (Russia, Cina, Svizzera) e sia da progetti di moneta elettronica privata come LIBRA ad opera di Facebook. Ricordo che LIBRA è un esempio di criptomoneta pensato per competere nel mondo dei pagamenti tanto con le banche commerciali che con le banche centrali. In Eurolandia i pagamenti al dettaglio (addebiti diretti, bonifici e carte) nel 2019 sono stati più di 100 miliardi per un controvalore di 162 trilioni di euro, secondo le statistiche della BCE. Un giro di affari vorticoso che fa gola a tanti e che cresce di anno in anno, nonostante recessioni economiche e pandemie.

Questi aspetti evidenziano il potenziale politico e strategico dell’euro digitale che, lungi dall’essere un format di moneta elettronica da aggiungere alle altre, è in tutto e per tutto il segno della sovranità monetaria europea e della moneta fiat o moneta legale della BCE. L’euro digitale, aggiungendosi alle altre realizzazioni nel settore monetario e finanziario, racchiude una garanzia di solidità e di indipendenza per tutti gli europei che vi potranno attribuire la stessa fiducia che ripongono nelle banconote cartacee.

L’euro digitale e gli altri strumenti di pagamento

Vediamo più in dettaglio e brevemente la differenza tra l’euro digitale con altre forme di pagamento di uso più o meno quotidiano. Esso è una rappresentazione elettronica, digitale del contante e quindi è moneta di banca centrale emessa dall’Eurosistema per i cittadini europei. Come le banconote o le monete, dieci euro digitali avranno lo stesso valore oggi o domani. Il suo potere di acquisto intrinseco non cambia, se non ovviamente per l’inflazione.

Invece, la moneta di banca commerciale (conti correnti e depositi a vista) o la moneta elettronica di banche o istituti di pagamento sono passività di enti privati, a loro volta controllati dalle banche centrali. Qui i rischi riguardano i default bancari o degli altri intermediari autorizzati ad emettere strumenti di pagamento come carte di debito o di credito. Questi rischi, per quanto esista una ponderosa regolamentazione volta a minimizzare gli effetti deleteri di quelle crisi che inevitabilmente potrebbero compromettere gli incassi e i pagamenti della clientela, non possono essere annullati. Ricordiamoci che i depositi bancari sono assicurati fino ad un ammontare di 100.000 euro per ciascun depositante e che i saldi sui conti di pagamento non hanno coperture assicurative.

Altra differenza fondamentale dell’euro digitale è con le criptovalute, tipo Bitcoin, il cui valore oscilla secondo la legge della domanda e dell’offerta, essendo una moneta-merce che si estrae attraverso costosi algoritmi. Queste caratteristiche le rendono poco utili come mezzi di pagamento ed, almeno per ora, sono riservate a gruppi di investitori o di speculatori, essendo asset digitali più che strumenti di pagamento.

Pagamenti e pandemia

Dal rapporto della BCE apprendiamo anche che durante la pandemia le autorità hanno cercato di raccomandare l’uso delle carte di pagamento contactless fino a 50 euro cioè per i piccoli pagamenti per evitare le banconote. Ciò in via del tutto precauzionale per quanto non vi siano evidenze che il coronavirus permanga sulla loro superficie per molto tempo. Non è da escludere che in  futuro le evidenze scientifiche possano cambiare. In Corea del Sud, ad esempio, le banconote non hanno circolato per due settimane e in Cina le banconote, ritenute potenzialmente infette sono state pulite a fondo.

Insomma, l’euro digitale convince fin da queste prime battute. Ascoltando il dibattito di cui ho fatto cenno all’inizio, anche accesi parlamentari sovranisti non sono riusciti a scalfire le caratteristiche essenziali del progetto.

E per l’Italia ?

Per noi italiani sarà una bella sfida.  Amiamo il contante e poco i pagamenti con addebiti diretti, carte di pagamento e bonifici. Secondo le statistiche europee rilasciate in settembre dalla BCE, che, in verità, pochi amano guardare e commentare, siamo sempre il fanalino di coda d’Europa: circa 100 transazioni annue pro-capite con strumenti diversi dal contante contro una media europea di 260. Come faremo allora con l’euro digitale che, da un lato, ci ricorda le banconote e il connesso anonimato e, dall’altro, ci presenta una moneta elettronica, pure anonima, ma che ovviamente potrà essere tracciata con una certa facilità da chi può accedere legittimamente al nostro telefonino?

Le nostre abitudini cambieranno via via che acquisteremo consapevolezza dell’offerta dei vari strumenti di pagamento da parte delle istituzioni pubbliche e degli operatori di mercato. Ragione per la quale un’efficace politica di educazione finanziaria deve insistere a presentare le prerogative di ciascun mezzo di pagamento, assecondata da un’adeguata azione di comunicazione dei mass media, perché le scelte dei consumatori si possano orientare al meglio.

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2 COMMENTS

  1. “La gente è terrorizzata dall’idea di essere liberata. Si aggrappa alle proprie catene. Si oppone a chiunque tenti di distruggere quelle catene. È la sua sicurezza.” E’ uno dei più celebri aforismi di Jim Morrison, icona della musica rock e della rivoluzione giovanile del 1968.
    L’argomento ottimamente trattato da Coppola, in qualche modo descrive un aspetto attuale dello strumento principale che condiziona il mondo noderno: la moneta.
    Affrancandosi dal baratto, la storia ci ricorda come l’uomo abbia basato tutto sulla moneta. Oggi, con la realizzazione di un sistema socio-economico che miscela reale con il virtuale, ha acconsentito stabilità sociali, anche con accumulazioni di tante consolidate ricchezze.
    Discorso a parte meriterebbe l’analisi essenzialmente basata sulle forme di mercato e sulle politiche che non riescono a governare un’equa distribuzione della ricchezza generata dal lavoro e dal sistema produttivo in genere. Ma questa è un’altra storia che andrebbe pure analizzata.
    L’interessante articolo di Gerardo sviluppa in modo chiaro l’essenza dell’euro digitale di cui tanto oggi si parla. L’ampio quadro in cui viene collocato consente, peraltro, di concettualizzare al meglio le varie caratteristiche delle diverse forme di moneta del nostro tempo.
    Complimenti anche per la scorrevolezza del testo.

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