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Parco del Chianti? Si può!

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Non ho ammirazione
 che per i buoni vignaioli. Vedili ora, che si approssima la vendemmia. Si esaspera la volontà di fare. Ne dipende la bontà del vino; perdono il sonno, si fanno intrattabili.

Giorno e notte sono sulle vigne. Curano il piegarsi dei tralci verso il ceppo, dal peso dei grappoli ed il colore che si fa pieno e trasparente (lo osservano contro il sole). Ne assaggiano gli acini, per coglierne l’insaporirsi. Ne provano al tatto la qualità appiccicosa degli zuccheri.

Quando tutte le strologature si sono fatte e avverate, allora – a luna calante, con vento secco di tramontana che favorisce la limpidezza del mattino, ciel sereno – è il gran giorno.  L’aria attorno si è fatta fresca; il profumo della rugiada su la terra arsa dal sole estivo, si mescola alla fragranza e al profumo di uva ammostata che ti inebria la mente.

Proprio la fedeltà a questi “segni” millenari fa del vignaiolo l’uomo più degno di ammirazione.

Per un lunghissimo arco di tempo tra il territorio chiantigiano e i toscani c’è stata un continuo scambio di beni e d’idee. Anche uno scambio di caratteri, d’inquietudine, di bizzarrie, di umori. Cosicché alla fine il Chianti è divenuto un toscano, e i toscani sono divenuti un po’ tutti chiantigiani.
Forse non sempre le terre sono capaci di recepire e di scambiare idee, ma occorre tener conto che questa straordinaria terra – l’originario e autentico Chianti – si trova fra due straordinari regni dello spirito chiamati Firenze e Siena.

E’ un breve spazio – appena un respiro – tra la città che fu di Cimabue e di Giotto, di Dante e del Boccaccio, di Leonardo e di Michelangelo, e la città che fu di Simone Martini, Duccio da Buoninsegna, San Bernardino e Santa Caterina. E trovandosi proprio in mezzo a due antiche culle di civiltà, che sono la gloria dell’uomo, il territorio del Chianti Classico non poteva essere una terra qualunque. E, infatti, non lo è. 

Perciò è dovere di ognuno approfondirne la conoscenza, perché colui che accetta una connotazione priva di passato, sprofonda nella nebbia del presente e nel buio del futuro.

E adesso leggete questo interessante articolo del Professor Adriano Gradi, affinché si percepisca l’importanza di valorizzare e proteggere un territorio di tanto lignaggio. Oggi che tutti dicono di voler valorizzare borghi e campagne, ecco l’occasione concreta da applicare a un patrimonio culturale universale.
Ulderico Bisconti 


I
l Parco del Chianti? Si può ! “Un sasso nello stagno”. Nell’infinita area di Internet il nome Chianti è posto al settimo posto se non al quarto. Il che sta adimostrare il rilievo che il Chianti ed il relativo territorio hanno nel mondo (E. Centri 1987)Il Chianti iniziò ad avere una sua propria configurazione, com’è noto, nel1300 con la Lega delChianti suddivisa in tre circoscrizioni detti «Terzieri» identificati con l’attuale territorio dei Comuni di Radda, Gaiole, Castellina in Chianti.

Il Repetti nel suo celebre dizionario storico della Toscana nel1800 descrive il Chianti come «vasta, montuosa, boschiva e agreste contrada, celebre per i suoi vini, per il saluberrimo clima e poi celebre ancora per la sua posizione geografica la quale può dirsi nel centro della Toscana granducale».

Nel marzo 1997 si tenne alla Certosa di Pontignano di Siena un convegno dal titolo «Identità del Chianti». A conclusione gli otto sindaci presenti firmarono un «Manifesto dei Sindaci del Chianti», documento interessante che in parte si riporta:

<<l Sindaci siimpegnano alla salvaguardia dell’ambiente,del paesaggio e dei centri storici,deiborghi,delle pievi e dei castelli: ad evitare nuovi insediamenti,a promuovere un saggio uso deimateriali edili,a attuare una «ecologia» del paesaggio,un restauro dell’ambiente,un governo delterritorio:

A tenere comportamenti univoci per quanto attiene al turismo,produzione,occupazione,cultura;a proteggere la qualità del vino e dell’olio extra vergine di oliva del Chianti.

Infine la creazione di uno strumento per la tutela dell’uso del toponimo Chianti e dellesueattinenze produttive,culturali e ambientali».

Come si vede ci sarebbero tutti gli ingredienti per la realizzazione del «PARCO REGIONALE DEL CHIANTI» ove tutte le realtà territoriali si trovassero d’accordo.

Per prima la volontà della Regione cui spetta l’iniziativa ufficiale aggiunta a quella di tutti gli Enti, categorie, popolazione interessata. Gli obbiettivi del Parco del Chianti dovrebbero essere in sintesi i seguenti:

proteggere il territorio e sua pianificazione;

favorire lo sviluppo economico,sociale,culturale,il turismo e la qualità della vita;

garantirel’educazione e l’informazione del pubblico,sviluppare tutte le possibilità offribili per un turismo di tutto l’anno;

realizzare azioni sperimentali e programmi di ricerca con collegamenti internazionali.

Per le vicende più o meno recenti sulla definizione del territorio del Chianti, certamente la«perimentazione» del Parco sarà politicamente la più difficile con rischio di inserimento di aree che non presentano i necessari requisiti.

Più facile la suddivisione successiva delle zone interne secondo la loro vocazione e cioè:

a) il paesaggio agrario considerato come base culturale che deriva il proprio valore dall’opera dell’uomo. Da rilevare l’elevato significato espressivo dato, ad esempio, al paesaggio dai filari di viti, dai terrazzamenti ecc.

b) Aree di valore naturalistico riferibili a vari ecosistemi

c) Le aree forestali

d) le Aree ecologiche ave vi siano forme tipiche o singolari di simbiosi floro­ faunistiche di pregio naturalistico

e) i Centri storici quali documenti di straordinaria importanza per la loro funzione qualificante

f) ​le Opere isolate ville,castelli, per l’importanza storico-culturale, non solo visiva, ma ancheper l’inscindibile unità tra l’opera dell’uomo ed il territorio nel quale la sua opera si èsviluppata

g) le Zone archeologiche e l’antica viabilità.

Ne deriva un progetto, materializzato in una carta, al quale aderisce ciascuna delle realtà territoriali, nonché un organismo di gestione con mezzi finanziari capaci di concretizzare la progettazione, stabilendo priorità, orientamenti, obiettivi, strategie.

In tale quadro è evidente e necessario l’attiva presenza degli Enti locali: occorre il dialogo e far conoscere sotto tutti gli aspetti il significato del PARCO e gli innumerevoli vantaggi che ne deriverebbero.

Al Parco nazionale delle foreste casentinesi all’inizio molti erano contrari: adesso il Parco ha raggiunto obiettivi economici e storico culturali anche internazionali, allora impensabili, di notevole importanza con numero di visitatori in continuo aumento.

Cominciare a discutere sul Parco del Chianti è l’inizio di un cammino non certo facile, ma che può essere percorso con successo solo con l’informazione, la comprensione delle idee collegate a realtà che rappresentano il futuro di quel territorio.

 

 

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