La risposta è no, almeno non in cariche pubbliche elettive.
Non ho un gran ricordo di Mario Draghi quando ero in Bankitalia, molte ombre e poche luci. Difficile credere che fosse diventato esperto di vigilanza bancaria a 60 anni. La vicenda Monte dei Paschi-Antonveneta lo fa supporre. Quando da dirigente sono stato a palazzo Koch, nei sei anni del suo governatorato tra il 2005 e il 2011, prima che andasse alla BCE, non ho mai avuto occasione di vederlo né di parlargli. Mi feci l’idea che se non c’era una audience di giornalisti con telecamere accese non si facesse vedere nemmeno dai suoi dirigenti. Ma non è questo il punto, ovviamente. Niente di personale.
Il ricorrere dell’idea che debba fare il Capo del Governo o il Presidente della Repubblica è un vero vulnus per la nostra democrazia. Non è la prima volta che capita. In Italia quindi esiste una élite che costituisce la riserva della Repubblica dove attingere quando, non si sa a giudizio di chi, la situazione lo richieda. E quindi a che serve recarsi a votare, se personaggi che hanno avuto splendide carriere pubbliche sono pronte a sovvertire i risultati delle urne?
La motivazione spesso è stata che i nostri partiti sono rissosi e poco propensi ad essere coesi quando situazioni di emergenza lo richiedono. In democrazia, piaccia o no, si gioca con quel che si ha. E comunque il ricorrere a questa riserva di arzilli vecchietti è il modo per deresponsabilizzare del tutto chi è stato votato. Vale a dire il nostro sistema politico, andrà avanti ancora con governi di coalizione, debito pubblico, e alla bisogna con governi in mano a personaggi non votati che attueranno politiche da lacrime e sangue. Siamo condannati ad avere governi di nominati, dove si infilano tutti coloro che vivono del connubio tra affari e politica?
Invero, questo capita anche in USA. E’ consuetudine che eminenti rappresentanti del mondo bancario e finanziario abbiano incarichi pubblici, per esempio nell’amministrazione del Tesoro. Ma questo avviene all’interno di un governo del Presidente, che va al voto ogni quattro anni. In Italia, non è così e quindi al di là delle caratteristiche personali di Draghi, Monti e altri ancora, dobbiamo imparare ad affidarci a chi votiamo e non a improbabili uomini della Provvidenza.
Quanto a Draghi, dalle cose che dice, pensavo che fosse un pensionato come me. Infatti, leggo un papiello di cose ovvie e scontate, che ha recitato a Rimini in vista di un suo ennesimo ritorno a 70 anni e passa. Chi non vuole mettere al centro i giovani? Chi non vuole ricostruire il Paese dopo la pandemia e i sussidi dati a pioggia? E chi non sa che i sussidi finiranno? E cosa dire sulla distinzione tra debito pubblico buono e cattivo, essendo noi italiani portatori di un debito pubblico mostruoso? E questo debito che opprime la nostra economia com’è? Buono o cattivo? Mistero! Sarebbe un giudizio politico. Potrebbe alienargli simpatie.
Dovrebbe avere il coraggio di illustrare quel che ha fatto per il nostro paese nelle sue tante vite. Mi pare che non mancano le critiche alla sua opera. Ma in Italia, come si dice scurdàmmece o’ passat’ e chi ha dato ha dato e chi ha avuto avuto. E’ emblematico che appena apre la bocca vi sono i corifei del Pd (in primis Gentiloni, Zingaretti) che gli fanno eco. Chissà perchè Draghi è il pifferaio magico della sinistra radical chic con la solidarietà della stampa intera. Non una parola su evasione fiscale, corruzione, salvabanche con debito pubblico, Sud, etc. etc.
Quindi per concludere, Draghi sarà il prossimo Presidente della Repubblica? Probabile, in fondo ognuno ha quel che si merita. E non ci dimentichiamo dell’altro vispo ultrasettantenne, Ignazio Visco, dove lo mettiamo?
“Tornassero in vita “Catalano & Co.” sarebbero oggi il partito politico vincente. La pletora di seguaci quantomeno mostrerebbe sorrisi e non importa se da ebeti o meno, nei tantissimi selfie.” https://laquartadimensionescritti.blogspot.com/2020/08/e-meglio-sposare-una-donna-ricca-bella.html
Ciao Salvatore ottimo riferimento. Mi fai venire in mente uno dei capolavori di Peter Sellers Oltre il giardino, il suo ultimo film nel 1979. Un cinquantenne analfabeta, che ha vissuto tutta la vita curando il giardino di un vecchio signore, conosce per caso la moglie di un magnate, che lo scambia per un raffinato e bizzarro gentiluomo. Il marito, poi, lo crede una grande mente politica. E così pure mezza Washington, che pensa addirittura di portarlo alla presidenza degli Usa. Satira degli Usa (da un romanzo del polacco Kosinski) visti come il paese dove la tv rende idioti e qualsiasi idiota può arrivare ai vertici grazie alla tv.