Eh si caro Presidente il nostro tallone di Achille è un debito pubblico elevatissimo, problema ormai quasi atavico che interessa molto gli altri e un pò meno noi. Ogni occasione negli ultimi anni è stata utile per farne di più, qualsiasi difficoltà è stata abilmente scaricata sui contribuenti. Le ondate di populismo e di demagogia, che hanno caratterizzato gli ultimi governi hanno aumentato questa propensione all’interventismo pubblico. Gli esempi sono innumerevoli, da forme di sostegno assistenziale note come reddito di emergenza e assistenziale a misure tappabuchi per enti ormai falliti come alcune (troppe) banche, l’Alitalia, l’Ilva, ASPI o per progetti infrastrutturali dubbi, tipo il MOSE a Venezia.Chi pagherà questa montagna di debiti non è ancora nota e invero l’ineffabile Ministro Gualtieri non ha speso una parola in proposito. Ora la situazione si sta avvitando su se stessa, deterioramento della condizione sociale ed economica del paese e finanza pubblica fuori controllo.
E per alimentare la montagna dei debiti fioriscono, a giustificazione, panzane a ripetizione. Ne ricordo tre, davvero esilaranti. La prima quando un gran commis all’epoca della liquidazione delle popolari venete se ne uscì raccontando che nel tempo lo Stato avrebbe recuperato le perdite e avrebbe finito per guadagnarci. Anche una star del nostro paludato giornalismo incline ad ammansire i potenti non pubblicò la notizia. Mi disse che non ci credeva affatto. Poi il Ministro Di Maio che ha preteso l’ennesimo salvataggio di Alitalia per portare i cinesi attraverso la nuova via della Seta a Napoli e poi con l’alta velocità fino a Venezia. Infine, l’ex Ministro Toninelli che esulta per aver cacciato Benetton senza capire a quale prezzo e quale sia il senso di ricomprare qualcosa che 20 anni fa lo Stato già aveva tramite l’IRI.
Come se l’abilità della nostra classe politica si misurasse solamente nella capacità di spesa e nella corrispondente interlocuzione con i partner europei, per convincerli. Anche lo svolgimento del Consiglio Europeo che va protraendosi oltre i due giorni preventivati non si discosta da questo copione, un pò misero. Rispetto al passato, vi è qualche elemento in più nel motivare l’irrigidimento di alcuni paesi nei nostri confronti. La gestione del dossier Benetton che solleva molte perplessità segnalando al mondo intero l’incapacità della nostra pubblica amministrazione di controllare il concessionario di un’opera così importante. La gestione dell’emergenza sanitaria che è passata con nonchalance dalla superficialità dei primi giorni al blocco totale per mesi della nostra economia, inasprendo ovviamente la crisi.
Da quel che si capisce dalle dichiarazioni del Presidente Conte, che da qualche giorno da Bruxelles ha perso molto della sua baldanza, non desideriamo che qualcuno controlli come spendiamo i soldi, invero di una certa consistenza, che ci vengono messi a disposizione. Ed allora tiriamo in ballo altre vicende, tipo il regime fiscale di favore di paesi come l’Olanda ed altri.
Forse è il caso che i controlli siano realmente effettuati e soprattutto siano incisivi, aspetto questo su cui pure è possibile nutrire qualche dubbio. Tutto il mondo è paese, si dice. Eppure farebbe bene agli innumerevoli centri di spesa sapere ex ante che si deve dar conto di come si spendono i soldi altrui.
Assolutamente sullo sfondo se non nella nebbia rimane poi l’aspetto più importante delle nostre richieste: come vogliamo spendere e per fare cosa ? L’equazione di Rutte, italiani prendono i soldi e poi vanno in vacanza, sarà pure frutto di pressappochismo ma il governo non è in grado di controbattere per le tante misure di stampo assistenziale che ha varato. Lo Stato ormai è il vero intermediario delle risorse interne ed europee nei confronti delle famiglie e delle imprese essendosi fatto carico di innumerevoli interventi. Il volume e la dimensione di questa attività sono varie volte il PIL, eppure difficilmente i cittadini si rendono conto di come le risorse sono utilizzate. Basta guardare allo stato dei servizi pubblici per convincersi della discrasia tra impegni di spesa e risultati ottenuti.
Il Direttore Fontana ha definito sul Corriere della Sera l’Italia la Repubblica dei sussidi.
In conclusione, caro Presidente Rutte ci lasci al nostro destino sono anni che stiamo così, nel senso che non lo sappiamo nemmeno noi. Non si illuda di cambiarci, non ci riuscirà. Alles Gute!