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Dante, un new normal?
Che la comunicazione sia anche un cyberspazio, un ambiente artificiale dove si usa la “forza” per relazioni internazionali, è divenuto ormai un fatto concreto, un nuovo modo asimmetrico per combattere delle guerre.
Le chiamano cyberwarfare, cioè alterazione e distruzione dell’informazione e dei sistemi di comunicazione nemici. Non servono Stati, Organizzazioni, Enti o Associazioni terroristiche. Il nemico può essere anche un singolo Hacker al servizio dello spionaggio industriale, un ladro di identità al servizio della politica per manipolare voti elettorali, o di informazioni riservate a scopo di ricatto ed estorsione.
Ogni secolo richiede la revisione del concetto di conflitto, ogni elemento necessita una conversione per affrontare le nuove sfide globali. Principalmente la Comunicazione è il pensiero che si esprime con un certo linguaggio, ma è soprattutto un certo linguaggio che, se espresso in un certo modo, corrompe e manipola il pensiero.
Quando non si può combattere apertamente qualcosa, la cosa più semplice è inglobarla nella “normalità”. Si crea un’ufficiale spiegazione, si prepara un comunicato che possa rendere partecipi tutti, si usa la notizia per mettere a conoscenza un vasto pubblico, quasi sempre seguendo una interpretazione di comodo.
Ma c’è un filo sottile che divide il rapporto tra servizi di informazione e i mezzi di informazione. Dalla produzione al consumo.
L’esempio di questa dualità lo ritroviamo anche nella Commedia di Dante Alighieri. Eh si, ricordiamoci Commedia, perché mica è nata Divina da subito. La diffusione della Commedia, dopo poco la sua stesura, divenne invece inarrestabile ovunque, propagandosi a macchia d’olio tra la popolazione che ne ascoltava i versi.
Fu a quel punto che la Chiesa, che aveva messo all’indice alcuni testi di Dante, come il Convivio, bruciandoli sul rogo, considerando eretica anche la Commedia, capì che non era conveniente combatterla, in quanto si sarebbe inimicata la popolazione. Così la trasformò in Divina, considerando Dante esempio perfetto di fede cattolica. Praticamente una prova altissima di comunicazione e di normalizzazione.
Intelligence, ovvero spionaggio
Ogni essere umano nascendo è capace di amore, crescendo lo cercherà disperatamente ovunque, con una naturale attrazione verso qualcosa che fa stare bene. Ma si dovrebbe comprendere che non tutto l’amore è rivolto a situazioni positive. L’uomo è come un pendolo, ma non oscilla tra bene e male, tra giusto e sbagliato, bensì tra senso e non senso. È questo l’elemento comune, condiviso da tutta l’umanità e conosciuto come inconscio collettivo. Ed è proprio in questo infinito campo che si propaga la guerra della disinformazione, dell’intelligence, del sabotaggio e dello spionaggio digitale.
“Ben oltre le idee di giusto e sbagliato c’è un campo. Ti aspetterò laggiù.” (Rumi 1200 circa), perché tra chi fornisce informazione e chi consuma l’informazione c’è la terza vera forza, chi decide che cosa sia e quale sia, l’informazione.
Già Socrate aveva detto che la democrazia era comunicazione, ma finché non siamo arrivati all’età tecnologica di oggi le sue parole sono rimaste una teoria filosofica e non una circostanza di fatto. Cosa è cambiato nella percezione dell’essere umano? Cosa è quel concetto di pieno e di vuoto nel quale ci ritroviamo a fasi alterne nel nostro quotidiano?
Se l’essere umano, il cittadino di qualsiasi paese, non si sente tutelato dalle proprie istituzioni e dalle leggi che conosce, proverà un senso di precarietà, di insicurezza. Il suo abbandono sarà proprio una mancanza di amore e di connessione con la nazione dove è nato e vive, con la sua cultura e la sua storia, perdendo giorno dopo giorno la fiducia nella democrazia. Sarà portato dentro un caos che farà perdere il punto di riferimento, la bussola interna, fino a cercare di difendersi da solo, il che, nella maggior parte dei casi si ottiene eludendo le leggi e le istituzioni.
Guerra e buon senso
“Per conoscere il tuo nemico, devi diventare il tuo nemico, nel mezzo del caos c’è anche l’opportunità”, scriveva nel V secolo a.C il generale cinese Sun Tzu nell’Arte della Guerra, un piccolo libro, considerato il più antico testo di arte militare.
Il libro enuncia massime applicabili ancora oggi a molti campi, sia economici che politici. È studiato in molte Università ed Accademie per insegnare la strategia di istituzioni e aziende di tutto il mondo, le quali hanno come comune denominatore per la loro realizzazione, la conoscenza del fattore umano. Quindi fin dai tempi più antichi si combatte una continua guerra, all’interno e all’esterno di noi stessi.
“L’umanità non ha mai avuto così tanto potere su se stessa. Eppure nulla può garantire che possa usarlo saggiamente”, ha enunciato Tim Cook, Ceo di Apple, durante un discorso agli studenti del Mit di Boston.
Quindi in una guerra di comunicazione, mediatica ed invisibile, è l’intelligence, lo spionaggio, il vero potere per la gestione delle nostre informazioni? Parlo dei contenuti che tutti i giorni ascoltiamo e leggiamo, quelli che non sono mirati al governo, alla politica o alle aziende, ma quelli veicolati alla collettività.
Sun Tzu fu il primo a capire l’importanza di conoscere i segreti dell’avversario per indebolirlo e avere una vittoria sicura a volte anche senza battaglia, grazie alle informazioni che permettono una precisa pianificazione di previsione.
Lo spionaggio esiste dai tempi della nascita dell’uomo, per difesa, per stabilità dei territori, e per espansione di conquista del potere. Si concretizzò sotto l’Impero di Diocleziano con l’istituzione di una vera e propria scuola di formazione degli “Agentes”.
Ma sarà con Machiavelli che si inaugurerà un’era moderna, una gestione della politica e delle informazioni non più imposta dalla religione e dalla morale; nel Principe, sono descritte tutte le possibili “arti” che deve adottare il potere, anche nei comportamenti moralmente negativi, pur di mantenere saldo il controllo del Principato.
Le tante facce dell’intelligence
Quindi avremmo mai pensato che da sempre, il ruolo più importante nella comunicazione è detenuto dalle molteplici facce dell’intelligence? L’intelligence è la terza forza, quella che equilibra il pieno e il vuoto, che da’ attenzione e decide che cosa possa esser reso pubblico e che cosa invece sia meglio mantenere segreto.
Il volume dati della rete sta crescendo in modo esponenziale giorno per giorno. I vari strumenti di intelligence devono riuscire a regolare i grandi flussi, per la sicurezza delle fonti di informazione alle quali si rivolgono enti governativi, organizzazioni internazionali, istituzioni, dipartimenti militari, fino alle società private e ai singoli utenti.
L’acquisizione delle informazioni avviene tramite molte attività che elaborano dati digitali. Così abbiamo la OSINT, (Open Source Intelligence), che è al primo posto, in quanto è l’Intelligence delle fonti libere, che utilizza mezzi di comunicazione, giornali, riviste, televisione, radio e siti web come ad esempio Wikipedia.
Quindi abbiamo HUMINT (HUMan INTelligence), SIGINT (SIGnals INTelligence ovvero Spionaggio di segnali elettromagnetici), IMINT (Imagery Intelligence, fotografie aeree e satellitari), COMINT (Communications Intelligence), ELINT (Electronic Signals Intelligence), TECHINT (Technical Intelligence), MASINT (Measurement and Signature Intelligence).
Che ruolo hanno i social network e i profili professionali in materia di dati?
Nel 2008, l’M16 britannico fece un post su Facebook, indirizzato alla ricerca di tre tipologie di persone.
Il primo era riservato a coloro che avevano un background universitario, offrendo una carriera a lungo termine. “Graduates of all ages can develop long-term career”, I laureati di tutte le età possono sviluppare carriere a lungo termine.
Il secondo era rivolto a coloro che erano alla ricerca di un lavoro più elettrizzante “Time for a career change? MI6 can use your skills”, È tempo di cambiare carriera? MI6 può usare le tue abilità.
Il terzo era rivolto a coloro che desideravano fare la storia, cioè avere «un posto di prestigio nella storia mondiale». “A career in world events? Help influence world events”, una carriera negli eventi mondiali? Aiuta a influenzare gli eventi mondiali”.
Guardare non significa vedere
Sembra tutto molto moderno e attuale, quasi elettrizzante, se il problema che si sta palesando non fosse la mancanza di conoscenza della gestione dati, l’alfabetizzazione digitale. Tornando alla Commedia di Dante, si dovranno aspettare secoli per iniziare a decodificare che cosa è nascosto sotto gli strani velami. Il pensiero segreto di Dante era affidato a formule che nessuno doveva penetrare, un pensiero condiviso solo da chi era in grado di comprendere lo stesso linguaggio.
Quel linguaggio di amore che all’apparenza somiglia al comune sentimento degli uomini, ma si confonde con tante idee dottrinali e politiche.
Il progresso, la nascita della rete web, la globalizzazione, ci ha reso tutti partecipi e connessi. Nello stesso modo ha creato l’altra faccia della medaglia, una parte più oscura, creando una sottile linea invisibile, che spesso ci porta fuori dal nostro percorso mentale e non ci permette con facilità di distinguere tra la notizia vera e quella falsa.
“Ognuno vede fin dove ha la possibilità di guardare, perché non importa quello che stai guardando, ma quello che riesci a vedere.”