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1. PREMESSA
La quarta rivoluzione industriale identifica un nuovo scenario di competizione in cui le industrie, spinte dalla necessità di operare in un mercato divenuto globale, trovano nell’innovazione tecnologica la risposta per rimanere efficienti, per migliorare organizzazione e qualità del lavoro, per ridurre i costi di produzione.
Infatti, termini come “automazione” o “robotizzazione” possono generare preoccupazione per il tema dell’occupazione, che potrà portare a conseguenze negative: in sintesi viene paventato il rischio che le macchine possano sostituirsi completamente all’uomo nella produzione. Indubbiamente il mercato del lavoro subirà una radicale trasformazione, ma si stima che “una quota del 10% di lavoratori rischiano di essere sostituiti da robot, mentre il 44% dovrà modificare le sue competenze” (fonte Sole24ore).
Alcuni profili professionali potrebbero davvero scomparire, soprattutto per quanto riguarda le aree amministrative e quelle della produzione. Ma questa perdita verrà ricompensata dalla nascita di nuove professioni e quindi con la creazione di nuovi posti di lavoro, legati all’area finanziaria, al management, all’informatica e all’ingegneria.
Non si tratta quindi esclusivamente di essere sostituiti dai robot, ma di una necessaria trasformazione dei lavori da eseguire, accompagnata da un continuo aggiornamento del know-how.
Tra i più richiesti skills, in primis vi è la capacità di problem solving, insieme alla creatività ed al pensiero critico.
Si tratta di una rivoluzione in atto che, ormai, è trasversale nel mercato del lavoro, con una domanda in ascesa per le figure di analisti del business digitale, esperti di cybersecurity, ingegneri informatici, ma soprattutto sviluppatori, in grado di trasformare aziende già esistenti in aziende che possano sfruttare la leva offerta dal paradigma dell’industria X.0, ovvero trasformare le informazioni raccolte in basi di conoscenza digitale, al fine di adottare e governare nuovi modelli di business, fortemente orientati al soddisfacimento dei bisogni della clientela, non più solo tramite la vendita del macchinario, ma soprattutto attraverso la fornitura di soluzioni e servizi.
2. LA PRODUZIONE IN ITALIA POST-COVID 19
La crisi Covid-19, inteso come Cigno Nero dell’emergenza sanitaria, sull’economia globale e in particolare per il nostro Paese, investe l’economia reale e coinvolge sia la domanda che l’offerta delle imprese.
Lo confermano i recenti dati del Centro Studi di Confindustria dove emerge un quadro con una forte decrescita e recessione (la produzione industriale italiana è diminuita del 33,8% rispetto a un anno prima, dopo il -44,3% rilevato in aprile) dove si paventa “..che nel giro di pochi mesi, si rischia l’esplosione di una vera e propria emergenza sociale che renderà ancora più impervia la strada verso l’uscita dall’attuale crisi economica.”
La crisi Covid-19 ha accelerato l’esigenza e l’opportunità delle imprese industriali e manifatturiere di incrementare la propria competitività ed efficienza, tramite l’interconnessione di impianti e persone, sfruttando la cooperazione delle risorse interne ed esterne ed aggregando e analizzando grosse moli di dati.
Oggi ogni prodotto fisico o servizio può essere dotato di capacità digitali, in grado di incrementarne il valore mediante l’introduzione di modelli di business disruptive, per promuovere l’eccellenza dello sviluppo manifatturiero italiano, recuperando le aziende virtuose con i loro assets e talenti.
3. BACKGROUND
Nell’ era dell’Industry X.0 la competizione si sposterà massivamente dal prodotto ai servizi: entriamo nell’era della Digital Asset Servitization, che si realizza nel mondo aziendale come lo sviluppo di una nuova strategia, attraverso la quale le imprese innovano la propria offerta, imperniandola sull’erogazione di servizi e soluzioni, abbandonando la centralità del prodotto ed elevando l’interazione relazionale con i clienti, che divengono co-creatori delle soluzioni e servizi.
Il fattore abilitante è fornito dallo sviluppo della c.d. Industrial Internet of Things, ossia dall’utilizzo di sensori e dispositivi che, installati nei punti nevralgici del macchinario ed opportunamente connessi al Web, ne permettono il monitoraggio remoto ed in real- time.
In questo scenario le macchine prodotte non vengono più vendute, ma rimangono di proprietà del produttore e vengono concesse in uso, a fronte di un canone di servizio, per tutta la loro vita utile.
I nuovi macchinari devono essere connotati da quattro attributi sinergici:
▪Digital: i nuovi macchinari prodotti sono nativamente “intelligenti”, grazie alla connessione alla rete e figli dell’industria 4.0;
▪Data-driven: il valore economico dei macchinari prodotti, viene amplificato per effetto dei dati e delle informazioni digitali, da essi generati nel tempo;
▪Service-Oriented: nel nuovo paradigma che si sta profilando i macchinari, connessi in rete, diventano piattaforme per l’erogazione di servizi e soluzioni, a fronte di un canone corrisposto dall’utilizzatore;
▪Risk-Managed: l’industria deve organizzarsi, per presidiare, alla stregua di un intermediario finanziario, diverse tipologie di rischi (credit, operational, market e reputational) relativi al macchinario prodotto.
4. LE NUOVE SFIDE PER L’IMPRENDITORE
Per monetizzare la ricchezza di informazioni rivenienti dalle macchine connesse in rete, l’azienda industriale produttrice di macchinari viene naturalmente portata ad effettuare un riposizionamento strategico del proprio business model da un assetto “transaction- based” ad uno “service-based”, quest’ultimo fortemente orientato al cliente ed all’utilizzo intelligente di informazioni per la gestione ed ottimizzazione di rischi e processi.
Nel modello organizzativo della Digital Asset Servitization il ruolo dell’imprenditore viene esaltato, quale vera e propria pietra angolare del successo aziendale, nel momento in cui condivide ed interiorizza le nuove tematiche poste dalla Service Economy e si dispone ad accettare una grande e duplice sfida: produrre macchinari ancor più eccellenti (progettati per essere modulari ed aggiornabili e durare molto più a lungo di prima) e gestire i nuovi rischi e processi che la Digital Asset Servitization porta con sé, lungo tutta la vita utile del macchinario.
Il concetto chiave, sottostante alla Service Economy, è che il macchinario eccellente diventa il fattore abilitante per creare, in un pluriennale arco di tempo, soluzioni e servizi, consentendo in tal modo di adottare un modello di ricavi composto in misura preponderante molto più dalle componenti di servizio, rispetto al ricavo derivante dalla mera concessione in uso del macchinario.
L’imprenditore ha, inoltre, un ruolo cruciale nella sensibilizzazione dei suoi Clienti verso l’adozione di una nuova cultura del servizio, in quanto solo con una condivisione di questo nuovo modello di business si potranno avere positive ricadute su quote di mercato e posizionamento competitivo.
Per costruire macchine eccellenti c’è bisogno di idee eccellenti e sistemi di pianificazione/prototipazione eccellenti, per cui è necessario essere inclini ad agevolare e finanziare costantemente la ricerca e sviluppo: ancora una volta, un’azienda che abbia adottato la Digital Asset Servitization, dispone di un flusso ricorsivo di ricavi, che può essere utilizzato anche per pianificare la copertura finanziaria delle attività di ricerca e sviluppo.
L’imprenditore dispone, grazie alla Digital Asset Servitization, di una grandissima quantità di dati, generati lungo tutta la vita utile del macchinario (dalla prototipazione alla rottamazione) e la creazione di informazioni, mediante integrazione e correlazione dei dati, diventa una nuova ricchezza finalizzabile a diversi obbiettivi (maggiori ricavi, sostenibilità ambientale, economia circolare…) che riportiamo, a mero titolo d’esempio:
1) Informazioni relative ai materiali utilizzati: oggi finalizzate al procurement sulla supply chain, domani utilizzate per popolare un database di materiali recuperabili dalla rottamazione;
2) Informazioni relative alle fonti energetiche utilizzate: funzionali al pricing del macchinario, ma ugualmente utili per un forecast dei consumi o per iniziative di riprogettazione per riduzione dei consumi;
3) Informazioni relative al costo dei fattori produttivi: fondamentali per il pricing, ma utilizzabili per avviare quotazioni competitive su piattaforme di procurement, tanto quanto per esporre richieste di finanziamento su piattaforme di Supply Chain Finance;
4) Informazioni relative alla clientela utilizzatrice dei macchinari: importanti per la gestione del credit risk sul singolo macchinario, ma ancor più se correlate tra loro, in ottica di gestione e diversificazione del portafoglio clienti;
5) Informazioni relative all’utilizzo dei macchinari: imprescindibili per attuare servizi di manutenzione predittiva, ma altrettanto utili per fornire un andamentale, utilizzabile come termometro del corretto utilizzo del macchinario.
Per una transizione verso un modello di business “service-based” è necessario che l’imprenditore si avvalga di innovativi modelli, processi e tecnologie, al fine di traguardare i rilevanti benefici attesi, quali:
• incremento sostanziale dei margini
• fidelizzazione dei clienti, mediante una relazione di lungo termine
• stabilizzazione prospettica del cashflow
• ottimizzazione della giacenza di ricambi
• miglioramento della brand reputation con connotazioni di Corporate Social
Responsibility, grazie ad una gestione sostenibile e prolungata dei macchinari, in ottica di Circular Economy.
5. IL RUOLO DI PARADIGMIX, A FIANCO DELL’IMPRENDITORE
Mediante un’attenta gestione dei rischi è possibile sfruttare pienamente la nuova vera ricchezza, generata dalle macchine eccellenti connesse in rete, massimizzando il valore economico finanziario estraibile del macchinario.
PARADIGMIX – SERVITIZATION LIFECYCLE ENGINE è un modello di gestione del rischio e della performance di asset in regime di Digital Asset Servitization, concepito con l’obiettivo di gestire l’integrità, la performance, la competitività e la sostenibilità ambientale dei contratti di servizio, mediante il presidio e monitoraggio della varianza del valore residuo e dell’uptime nel tempo.
Tali obbiettivi vengono raggiunti, correlando e ponderando set di informazioni eterogenee, che permettano il presidio delle quattro aree di rischio principale:
• Credit
• Asset Usage
• Market Value
• Reputational
mediante una sofisticata ed innovativa integrazione di classi di informazioni finalizzata alla creazione di indicatori di controllo e performance (oggetto della concessione del brevetto nazionale relativo ad un “sistema per la gestione e il controllo del ciclo di vita e per la valutazione del rischio di impianti produttivi” – Brevetto Italia nr. 102018000004013 – del 27/03/2018).
Ogni contratto di servizio viene concettualmente assimilato alla gestione di una micro-azienda, alla quale vengono assegnati, da parte dell’imprenditore, degli obiettivi economici/finanziari: tramite appositi tools, orientati alla prudenziale gestione dei rischi, l’imprenditore viene accompagnato verso una determinazione ragionata dei valori attesi, quali, ad esempio, il margine sul costo del venduto, il cash flow atteso, il valore residuo del macchinario a fine contratto ed il pool di servizi connessi.
Il sistema di controllo/monitoraggio di rischi/performances di PARADIGMIX – SERVITIZATION LIFECYCLE ENGINE calcola con frequenza parametrizzabile lo scoring relativo ad ogni contratto di servizio, avente un macchinario come asset sottostante e permette di darne un’immediata e sintetica visibilità dello stato di salute, secondo le dimensioni di rischio citate in precedenza.
Potendo intercettare e pesare rischi secondo diverse dimensioni, si dispone di un sistema in grado di tradurre informazioni in azioni e comportamenti finalizzati al raggiungimento degli obbiettivi economici del contratto di servizio.
Il sistema consente una rivoluzionaria e unica gestione del rischio: dato un usuale credit scoring model, basato su dati interni ed esterni, il miglioramento avviene affiancando ad usuali dati creditizi degli indicatori di rischio, calcolati utilizzando c.d. “Alternative Data”, per calcolare indicatori di scoring pertinenti ad ogni area di rischio e determinare, mediante una pesatura proprietaria degli indicatori, un innovativo indicatore di scoring sintetico, certificabile e ricostruibile, in quanto depositato su apposita Blockchain.
Inoltre, lo stream andamentale che si crea, calcolando tempo per tempo lo scoring, consente di supportare il possibile utilizzo del flusso di cassa, generato dalla Digital Asset Servitization, come sottostante per una nuova classe di Asset-Backed Securities: ciò permetterebbe al produttore di accedere ad una nuova fonte di autofinanziamento.
Le aziende produttrici di macchinari che adotteranno il modello della Digital Asset Servitization avranno un maggior potere negoziale nei confronti del sistema creditizio, in quanto esporranno in nota integrativa sia il forecast dei flussi di cassa, sia la valutazione ponderata del rischio del portafoglio servitizzato e questo si rifletterà, data la maggior visibilità della posizione di cassa futura, in un innalzamento del rating assegnato all’azienda dal sistema creditizio.
Come già definito, le macchine prodotte non vengono più vendute, ma noleggiate per tutta la loro vita e le aziende industriali impegnate nella Digital Asset Servitization, deterranno infatti in bilancio degli assets, la cui performance economica sarà correlata al governo, integrazione e interpretazione delle informazioni generate lungo tutta la vita utile del macchinario (dalla prototipazione alla rottamazione).
6. DASC: DIGITAL ASSET SERVICE COMPANY
La correlazione e l’analisi di tali fonti informative, più ricche e complesse di quelle tradizionalmente utilizzate, richiede l’introduzione di un nuovo attore specializzato sul mercato, che si affianchi agli imprenditori dell’industria meccanica: lo definiamo con l’acronimo DASC – Digital Asset Servitization Company – e si tratta di un operatore che, su mandato, si occupa di definire, massimizzare e sorvegliare l’estrazione di valore economico del contratto di servizio, lungo tutto il ciclo di vita del macchinario, utilizzando un modello di gestione del rischio e della performance degli asset, come PARADIGMIX – SERVITIZATION LIFECYCLE ENGINE.
I clienti del DASC sono:
Aziende produttrici di macchinari: l’azienda affida al DASC la gestione del valore economico del contratto di servizio, sulla base di un preciso e circostanziato mandato, liberando in tal modo tempo e risorse all’azienda produttrice, che potrà focalizzarsi maggiormente sul proprio core business e nel contempo, insieme al DASC, fornire un servizio di eccellenza ai propri Clienti.
Aziende manifatturiere utilizzatrici di macchinari: Il DASC affianca investitori interessati ad acquistare macchinari usati, pienamente ammortizzati, ma correntemente utilizzati nell’azienda manifatturiera. Tale proposizione è finalizzata a monetizzare un valore inespresso e può contribuire a fornire fondi freschi alle aziende manifatturiere in stato di severa difficoltà, a causa della crisi Covid-19. Il DASC si occupa, tramite propri partners qualificati, di adeguare i macchinari ad una connettività IOT, in modo da poter strutturare, di concerto con gli investitori, dei contratti di servizio conformi al modello di gestione di PARADIGMIX – SERVITIZATION LIFECYCLE ENGINE, che concedano nuovamente l’uso all’azienda manifatturiera, abilitando nel contempo il mantenimento del personale specializzato, unitamente al bagaglio di competenze: in tal modo si monetizza il valore del macchinario usato ed il macchinario rimane nel ciclo produttivo aziendale, mantenendo i livelli occupazionali, con una presidio attivo del rischio e della performance, attuato dal DASC, su mandato degli investitori.
7. CONSIDERAZIONI FINALI
In conclusione, va rimarcato il ruolo centrale e trainante dell’imprenditore, come colui che ha compreso quanto la sfida sia importante, per mantenere/aumentare la propria competitività in uno scenario congiunturale particolarmente accidentato: Enzo Ferrari diceva che “Il secondo è il primo degli ultimi” e la citazione racchiude tutto l’orgoglio e la determinazione che è necessaria per affrontare, in tempi bui, la Quarta Rivoluzione Industriale, adottando la Digital Asset Servitization come strategia.
L’emergenza COVID-19 è l’occasione per agevolare il cambiamento di passo, anche dal punto di vista culturale: è necessario da parte dell’imprenditore un convinto e deciso “commitment”, in quanto l’azienda deve cambiare pelle e questo cambiamento non è per tutti, ma solo per veri Capitani, intendendo coloro che già oggi fanno la differenza e che riusciranno a farla, ancor di più, nella tempesta perfetta in cui siamo entrati.
Anche su Atlante della Service Economy 2/2020